Cina

COVID, lockdown per test di massa in Cina

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La Cina, come noto,  sta cercando di eliminare il coronavirus con la folle politica sanitaria chiamata zero-COVID, che ha causato lockdown impressionanti come quelli di Shanghai.

 

Nella Repubblica Popolare già si utilizzano app con codici sanitari per sorvegliare i propri cittadini e tracciare eventuali persone infette, con poderose quarantene centralizzate per casi confermati e contatti stretti.

 

Ora i funzionari della Cina comunista stanno caricando una politica di test di massa.

 

A Shanghai, appena due settimane dopo che la città ha revocato il suo lockdown di due mesi , le autorità hanno messo milioni di persone sotto nuovo lockdown  per condurre test di massa, scatenando proteste in alcune aree, riporta il New York Times.

 

A Pechino, pochi giorni dopo che la città ha dichiarato di aver tenuto sotto controllo un focolaio, martedì i casi hanno raggiunto il massimo in tre settimane.

 

Nel distretto della Pechino orientale di Chaoyang, dove un focolaio era legato a un bar, le autorità hanno iniziato a testare i residenti per tre giorni e hanno chiuso le attività.

 

Gli effetti sulla società civile sono molteplici.

 

I lavoratori affermano che il tempo necessario per sottoporsi al test sta riducendo la loro retribuzione. I governi locali stanno prelevando denaro dai progetti di riduzione della povertà per pagare i test. Le aziende sono preoccupate che il requisito danneggi la produttività e gli economisti temono che le persone rimarranno a casa per evitare il fastidio.

 

Alcuni funzionari locali hanno cercato di ridurre i test, riporta il NYT. Altri hanno riconosciuto l’enorme onere che i test di routine hanno imposto ai cittadini.

 

Il massimo leader cinese, Xi Jinping, ha ordinato al Paese di attenersi  alla strategia di debellare le infezioni e dozzine di funzionari sono stati licenziati per cattiva gestione delle epidemie, rendendo qualsiasi sforzo per allentare le restrizioni politicamente rischioso.

 

Le stime del costo totale della nuova politica di test variano, ma sono nell’ordine di decine di miliardi di dollari. Se i test venissero estesi alle piccole città, catturando fino al 70% della popolazione, potrebbero costare fino all’1,8% della crescita economica annuale, secondo la banca giapponese Nomura. Shanghai ha affermato che ad agosto inizierà a far pagare i residenti per ogni test. Un singolo test costerà circa la metà di quello che un fattorino può guadagnare in un’ora.

 

I funzionari sanitari di 57 città e cinque delle 31 province cinesi – che coprono quasi la metà degli 1,4 miliardi di persone del paese – hanno avviato una sorta di sistema di test normalizzato. L’approccio ha alimentato la rabbia pubblica in alcuni luoghi. A Shanghai, negli ultimi giorni le autorità per i test hanno messo in lockdown complessi residenziali o anche interi isolati urbani, a volte perché un solo residente si trovava nello stesso negozio o vagone della metropolitana di qualcuno che in seguito è risultato positivo.

 

«Ci sono segni di come le politiche pandemiche della Cina stiano increspando l’economia. Meno persone fanno acquisti, spingendo verso il basso le vendite al dettaglio. Le persone sono meno interessate all’acquisto di proprietà; le vendite immobiliari ad aprile sono crollate del 39% rispetto all’anno precedente».

 

Come riportato da Renovatio 21, la Cina vanta di aver somministrato 3,157 miliardi di dosi di vaccini: la domanda che ci poniamo, è, vista la popolazione totale di 1,5 miliardi, a chi altri lo hanno iniettato.

 

Il lockdown di Shanghai (26 milioni di abitanti) ha offerto immagini disperate ed allucinanti , dagli animali domestici uccisi per strada, alle rivolte dei cittadini esausti, ai genitori separati dai figli per essere messi in lager pandemici,  a robocani e droni usati per sorvegliare e reprimere la popolazione.

 

Rivolte si sono avute anche alla fabbrica Apple, oltre che fuori da centri di quarantena in costruzione.

 

Come riportato da Renovatio 21, il sinologo Stephen Mosher ha dichiarato che i morti per il lockdown della città potrebbe essere più dei morti di COVID.

 

Non è escluso che il lockdown di Shanghai sia una grande manovra politica: lo strapotere del presidente XI è infatti sfidato da un gruppo di importanti mandarini (vecchi e nuovi) del Partito Comunista Cinese chiamato, appunto, «fazione di Shanghai».

 

Contro la politica zero-COVID di Xi si  è recentemente scagliato un oramai vecchissimo George Soros, che ha ripetuto l’attacco al presidente cinese anche a Davos.

 

Sulle oscure ragioni per cui Soros possa volere la detronizzazione di Xi vi sono varie teorie, alcune riguardanti una «faida» tra lo speculatore magiaro e il mega-gruppo finanziario BlackRock.

 

 

 

 

 

 

Immagine di Pau Colominas via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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