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Conte e Speranza indagati per Bergamo. La vecchia narrativa COVID, specchietto per le allodole davanti all’ecatombe mondiale odierna

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L’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Sanità Roberto Speranza sono indagati dalla procura di Bergamo nell’ambito dell’inchiesta per «epidemia colposa» riferibile all’aumento di morti registrato nel Bergamasco tra il febbraio e l’aprile 2020. Oltre a loro, vi sarebbero altri 19 indagati tra cui l’appena rieletto presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’allora suo assessore alla sanità Giulio Gallera.

 

«Tra i destinatari dei 17 avvisi di conclusione delle indagini, che saranno notificati giovedì, e nei quali sono contestati a vario titolo i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e anche falso ci sono anche il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il coordinatore dell’allora Comitato Scientifico Agostino Miozzo, l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli e tra i tecnici del ministero della salute l’ex dirigente Francesco Maraglino» scrive l’ANSA.

 

«Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza sono finiti non solo i morti nelle RSA della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano e i mancati aggiornamento del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente anche se datato e che comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del COVID» continua l’agenzia che cita «una maxi consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore del PD».

 

«Riguardo alle omissioni, come ha sottolineato Crisanti nella sua consulenza in base a un modello matematico, se fosse stata istituita la zona rossa in Val Seriana, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e al 3 marzo 2.659 in meno».

 

Ricorderete quei giorni, in cui divenne virale prima un video che riprendeva la massiva quantità di necrologi nei giornali locali e poi il filmato di una fina di camion militari che nottetempo portavano via bare di cittadini.

 

Qualche lettore di Renovatio 21 potrebbe pensare che si tratti di una vecchia narrativa, che si immaginava sepolta: è quella secondo cui lockdown sempre più ferali avrebbero risolto la situazione, facendo decrescere il numero dei morti.

 

Per questa narrativa, non esistono altri elementi che, sussurrati o meno, sono emersi in questi anni, anche proprio in quel periodo: forse il metodo di cura dei malati – l’intubazione in terapia intensiva – era sbagliato?

 

Com’è che improvvisamente era sparita la questione della mancanza dei respiratori – per i quali si era arrivati a raccogliere perfino maschera da sub venduta da una popolare catena di articoli sportivi – d’un tratto, dopo balletti di apparecchi e dispostivi donati dalla Cina e da questi ricomprati, magari poi sequestrati dai tedeschi mentre transitavano nei loro aeroporti?

 

E la soppressione dell’uso dell’idrossiclorochina, calunniata con falsi articoli su riviste scientifiche poi ritirati, non era già cominciata, con le pressioni indecenti contro il dottor Raoult, praticamente il virologo più citato al mondo?

 

E l’orrenda battaglia degli Stati, dei giornali, dei politici e dei fact-checker (e, parrebbe di capire, di corrotti banchi di criptovalute) contro l’ivermectina, finita censurata perfino su YouTube nonostante i dati che venivano da Messico, Brasile, India?

 

La generale soppressione delle cure, domestiche o meno, provate da dottori sul campo? (Ricorderete, poi, il capolavoro visto al TAR, dopo il ricorso del Ministero della Salute e dell’AIFA contro le cure domiciliari)

 

E quella cosa per cui sarebbero state vietate le autopsie a inizio pandemia? Circolare 11285 del ministero della Salute, paragrafo C: «per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio». Rammentate? All’autorità giudiziaria era «concesso» (?) di «limitare l’accertamento alla sola ispezione esterna del cadavere».

 

Stiamo raschiando dalla memoria, e potremmo andare avanti chissà quanto. Sono tutte questioni che erano già emerse allora, o poco dopo.

 

Cosa è successo a Bergamo? Non lo sappiamo, tuttavia abbiamo prova che da lì sarebbe perfino nato un caso di presunto spionaggio internazionale, con incredibili accuse incrociate tra un giornale degli Agnelli e, guarda guarda, il Paese ora considerato definitivamente nemico del mondo, la Russia, che aveva mandato qui dei suoi uomini ad aiutare il Paese che sembrava più colpito dal coronavirus dopo la Cina, magari con qualche accordo per lo studio del patogeno. Sulla cosa, ricordiamo, fu posto il segreto militare di Stato.

 

Neanche questo, tuttavia, rientra in questa narrativa. Non siamo lontani dalla Commissione COVID creata dai meloniani di recente, a capo della quale hanno piazzato un vaccinista renziano, l’onorevole Faraone. Notiamo anche che, a differenza di quanto stiamo osservando negli USA, nell’Italia di Giorgia Meloni non sembra ci sia tutta questa volontà di indagare sull’origine ultima del virus, cioè la Wuhan dei laboratori Gain of Function, con i loro pipistrelli, i loro topi umanizzati, la loro bioingegneria finanziata dagli USA, e magari una spruzzata di Esercito di Liberazione del Popolo.

 

L’effetto, ammetterà il lettore che ci segue da sempre, è straniante. Nel mentre guardano ai decessi di Alzano, vi sono ondate di morti non-COVID che colpiscono tutto il mondo. Sono i malori, gli ictus, le «morti improvvise» che colpiscono tutte le persone, di tutti i Paesi, di tutte le età – con una predilezione, parrebbe di percepire, per gli atleti, e con l’esplosione, davvero agghiacciante, dei malori dei conducenti degli scuolabus dei nostri figli.

 

I dati delle morti in eccesso che sta sperimentando il mondo vaccinato non sono facilmente celabili. Tuttavia non ci sono procure o commissioni parlamentari che stanno indagando, nemmeno quando è divenuto chiaro che lockdown e apartheid verde sono stati inutili se i dirigenti del principale produttore di vaccini dichiara che il siero non è stato testato per fermare il contagio.

 

È lo specchietto per le allodole. Mentre a noi cittadini sincero-democratici fanno riguardare il film della strage bergamasca, perdiamo d’occhio una possibile ecatombe globale che è qui con noi, e che magari non ha ancora mostrato il suo pungiglione.

 

È disdicevole, è immorale. È pericoloso – anche per i morti della Lombardia, un fenomeno sul quale, ci permettiamo di dire, andrebbe magari studiata l’origine, la quale potrebbe non essere solo il mancato lockdown. All’epoca giravano certe voci, ma non diamo loro peso. Riteniamo la questione ancora piuttosto misteriosa – ed è giusto che la magistratura indaghi.

 

Al momento, tuttavia, urge rifiutare la narrativa di retroguardia sul COVID, che trova perfettamente compiacente il partito di maggioranza e il suo governo.

 

Più che delle terapie intensive intasate dal COVID nel primo 2020, parlateci di quelle intasate ora per questo aumento di malori, del quale medici e giornali danno spiegazioni sempre più grottesche.

 

Basta farsi una domanda semplice: al di fuori delle valli lombarde con il loro misterioso numero di decessi, ci si può chiedere quante persone si conoscono che sono morte di COVID. E quanti, invece, tra conoscenti sono morti di recente per «malore». La risposta non la diamo noi, se la dia il lettore. In caso, un’indagine è da avviare e proprio lì.

 

Per uno tsunami globale di morte, la grande Rapture mRNA, mica deve muoversi solo una procura italiana. Deve muoversi Norimberga 2.0.

 

Il lettore lo vorrebbe?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

Immagine di Dans via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine modificata.

 

 

 

 

 

 

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