Economia

«Contaminazione» degli impianti produttivi: vi sarà carenza di penne USB e hard disk SSD

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Il colosso della produzione di dischi rigidi Western Digital ha affermato che un problema di contaminazione in due dei suoi stabilimenti giapponesi ha avuto un grave impatto sulla produzione, provocando una perdita di 6,5 miliardi di gigabyte di memoria flash. Lo riporta RT.

 

La società ha ammesso l’incidente in un comunicato stampa di mercoledì, rivelando che il problema della contaminazione aveva effettivamente chiuso due dei suoi impianti di produzione di memorie flash. L’incidente avrà un impatto sulla disponibilità dei chip che sono vitali per la produzione di molti dispositivi elettronici e fungeranno da componente principale dei dischi rigidi a stato solido (SSD).

 

Western Digital ha affermato di lavorare con il suo partner di joint venture Kioxia (ex Toshiba) per “«riportare le strutture al normale stato operativo il più rapidamente possibile».

 

Tuttavia, le due società producono un enorme 30% della memoria flash sul mercato, secondo TrendForce.

 

a società non ha rivelato cosa abbia causato la contaminazione o se i prodotti attualmente sul mercato dovranno essere ritirati.

 

Inoltre, non è chiaro quando le fabbriche colpite a Yokkaichi e Kitakami torneranno a lavorare.

 

Kioxia  ha rivelato che l’incidente ha interessato anche la produzione di memoria flash NAND 3D BiCS più avanzata. La situazione non può che peggiorare la già grave carenza globale di chip innescata dalla pandemia di COVID-19 e dai successivi problemi di filiera.

 

La società di ricerche di mercato TrendForce ha previsto un aumento dei prezzi compreso tra il 5% e il 10% per i chip flash NAND, poiché è improbabile che la domanda dei chip vacilli in assenza di un’offerta sufficiente.

 

La carenza di chip è costata all’economia statunitense centinaia di miliardi di dollari. Una parte crescente degli articoli di consumo quotidiano (dalle auto ai bollitori, dai telefoni ai tostapani) richiede una qualche forma di chip per funzionare.

 

Come riportato da Renovatio 21, la produzione di microchip è altresì uno degli elementi di punta della tensione nel Pacifico tra Taiwan e Pechino.

 

La carenza di microchip ha colpito anche la Cina, dove i circuiti vengono prodotti, al punto da far crollare le vendite di smartphone nel mercato interno.

 

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