Guerra cibernetica
Ciberattacco contro i supermercati americani di cibo bio
Il gigante statunitense della distribuzione alimentare United Natural Foods (UNFI) ha dichiarato martedì di essere al lavoro per ripristinare le proprie capacità a seguito di un attacco informatico avvenuto la scorsa settimana, che continua a compromettere la catena di approvvigionamento alimentare. Lo riporta il sito di tecnologia TechCrunch.
UNFI ha dichiarato, nell’ambito della sua relazione sugli utili del terzo trimestre, di «gestire diligentemente l’incidente informatico», come confermato lunedì.
L’azienda sta «aiutando i nostri clienti con soluzioni a breve termine ove possibile», ha dichiarato l’amministratore delegato di UNFI, Sandy Douglas, in un discorso preparato. Nella conference call post-risultati, Douglas ha affermato che UNFI sta «continuando a ripristinare in sicurezza i nostri sistemi e a ripristinare un servizio clienti capillare il prima possibile».
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L’azienda, che è il principale distributore di Whole Foods, di proprietà di Amazon, e fornisce oltre 250.000 prodotti alimentari, inclusi i surgelati, ha comunicato lunedì di aver individuato un accesso non autorizzato ai suoi sistemi IT.
L’AD di UNFI ha dichiarato, durante la conference call di martedì, che l’azienda ha da allora bloccato l’intera rete. L’azienda non ha descritto la natura del cyberattacco, ma ha affermato che l’intrusione stava causando continue interruzioni alle sue operazioni, inclusa la capacità di evadere e distribuire gli ordini dei clienti. Durante la chiamata, Douglas ha dichiarato agli investitori che l’azienda stava effettuando spedizioni ai clienti «su base limitata».
TechCrunch scrive di aver ricevuto segnalazioni aneddotiche di scaffali ridotti o vuoti in alcuni punti vendita interessati dall’interruzione presso UNFI, ma non è immediatamente chiaro se ciò sia dovuto al cyberattacco o ad altri problemi della catena di approvvigionamento. Gran parte dell’impatto reale a valle sui negozi di alimentari e sui loro clienti potrebbe non essere visibile prima della fine di questa settimana.
Reuters ha citato un portavoce di Whole Foods, il quale ha affermato che il colosso della vendita al dettaglio stava «lavorando per rifornire gli scaffali il più rapidamente possibile» e ha rinviato ulteriori domande all’UNFI. Non è chiaro quanto UNFI abbia speso per la sicurezza informatica, né chi sia in ultima analisi responsabile della sicurezza informatica dell’azienda. Secondo quanto riportato, gran parte dei sistemi UNFI rivolti all’esterno sarebbero offline.
UNFI ha registrato un fatturato netto di 8,1 miliardi di dollari nel trimestre conclusosi il 3 maggio 2025. La società ha dichiarato di prevedere una perdita sull’utile netto e sull’utile per azione per le sue previsioni per il 2025 a seguito della risoluzione di un contratto con una catena di supermercati nel nord-est degli Stati Uniti, ma che al momento non sta rivedendo le sue previsioni a causa della «valutazione in corso» dell’attacco informatico.
Non si tratta del primo attacco diretto ai fornitori di grandi gruppi di vendita al dettaglio in USA.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa un potente ciberattacco aveva paralizzato le farmacie americane.
La fragilità della società moderna rispetto agli attacchi informatici rappresenta qualcosa di preoccupante, anche se non percepito: un rapporto governativo britannico ha avvertito ad inizio anno che Londra rischia una «catastrofe in qualsiasi momento». La città di Wuhan a fine 2023 si è esercitata in previsione di un blackout (ricordando che nel 2019 si esercitava per un’emergenza epidemica).
Una paralisi del sistema di distribuzione dei farmaci può, certamente, ferire o perfino uccidere una quantità di popolazione la cui vita da quei farmaci dipende. Attacchi cibernetici al sistema sanitario si sono registrati anche in Italia, come accaduto due anni fa con la Regione Lazio.
Come riportato da Renovatio 21, nelle ultime settimane attacchi cibernetici si sono consumati in Iran, colpendo la distribuzione del carburante. Sono state avanzate supposte rivendicazioni da parte di gruppi hacker israeliani.
Nel 2023 vi era stato il caso significativo di aeroporti e sistemi aerei di vari Paesi colpiti da misteriosi «malfunzionamenti informatici», che hanno causato, negli USA, la messa a terra di ogni aereo – cosa che non accadeva dall’11 settembre 2001. Secondo speculazioni, potrebbe essersi trattato di un attacco ransomware, idea potenzialmente corroborata dal concomitante improvviso aumento del prezzo del Bitcoin.
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Immagine di Wpcpey via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International