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Campione russo dell’Hockey USA rifiuta di mettersi una maglietta pro-LGBT: «la mia scelta è rimanere fedele a me stesso e alla mia religione»

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Ivan Provorov, atleta russo che gioca nella National Hockey League (NHL), la lega dell’Hockey professionistico USA, è stato l’unico membro della squadra dei Philadelphia Flyers che si è rifiutato di indossare una maglia color arcobaleno prima dell’annuale Pride Game di martedì sera contro gli Anaheim Ducks.

 

La squadra ha indossato le maglie per il riscaldamento ma non le ha tenute per la partita, vinta 5-2.

 

Durante una mischia mediatica dopo l’incontro, Provorov ha detto ai giornalisti che le sue convinzioni cristiano ortodosse russe gli hanno impedito di partecipare agli esercizi pre-partita.

 

«Rispetto tutti. Rispetto le scelte di tutti. La mia scelta è rimanere fedele a me stesso e alla mia religione», ha detto.

 

Quando è stato sollecitato da più giornalisti per ulteriori commenti, il veterano della NHL da sette anni ha semplicemente dichiarato: «è tutto ciò che dirò». Davanti all’ulteriori insistenza dei giornalisti ha chiosato: «potete rispettare [le mie opinioni]?»

 

 

L’allenatore di Provorov John Tortorella ha sostenuto pienamente la sua decisione di non presentarsi sul ghiaccio. «È fedele a se stesso e alla sua religione. Questo ha a che fare con il suo credo e la sua religione», ha detto coach Tortorella durante una conferenza stampa post-partita. «C’è una cosa che rispetto di Provy, è sempre fedele a se stesso. E quindi è qui che sto con lui».

 

La squadra invece è corsa ai ripari con un comunicato.

 

«L’organizzazione Philadelphia Flyers è impegnata per l’inclusività ed è orgogliosa di supportare la comunità LGBTQ+ locale», si legge nella dichiarazione emanata dalla società sportiva. «Molti dei nostri giocatori sono attivi nel loro sostegno alle organizzazioni LGBTQ+ locali e siamo stati orgogliosi di ospitare anche quest’anno la nostra Pride Night annuale. I Flyer continueranno a essere forti sostenitori dell’inclusività e della comunità LGBTQ+».

 

Commentatori americani hanno notato come l’Hockey, di gran lunga lo sport con il pubblico più conservatore (e con i momenti di partita più testosteronici, come quando due giocatori si tolgono i guanti e si prendono a botte, facendosi espellere) pare oggetto di un tentativo di riforma woke, politicamente corretta, LGBT come nessun’altra disciplina.

 

Tuttavia, l’incidente con il campione russo non è stata la prima volta che un giocatore di hockey professionista ha espresso disaccordo con la propaganda LGBT che si intromette nello sport. Pochi giorni fa, Louie Rowe dei Peoria Rivermen (che giocano nella lega minore) ha preso in giro i Kalamazoo Wings con sede nel Michigan per aver promosso la bandiera transgender sui suoi account sui social media. Rowe è stato mollato dall’organizzazione nel giro di poche ore. Da allora ha raddoppiato la sua opposizione all’agenda LGBT pubblicando numerosi tweet sull’adescamento dei bambini e sull’estremismo progressista.

 

 

Rowe ha applaudito la posizione di Provorov in un tweet all’inizio di questa settimana.

 

 

L’attacco del fronte LGBT è particolarmente duro sullo sport americano (e non solo), con il problema di nuotatori biologicamente maschi che competono con le femmine – e stravincono.

 

Il problema della transessualizzazione nelle gare delle donne è stato denunciato pubblicamente anche dal presidente Trump, che ha dichiarato che «gli atleti trans uccideranno lo sport femminile».

 

Come riportato da Renovatio 21, nell’Hockey già si era avuto un episodio violento e grottesco: in una partita amichevole una donna biologica ha subito trauma cranico durante una partita di hockey tra trans.

 

La notizia è che la NHL, ad ogni modo, ancora impiega giocatori di Hockey russi: in Finlandia, invece, rifiutano perfino di operarli.

 

 

 

 

 

Immagine di All-Pro Reels via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

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