Economia

Briciole e caramelle: alla transizione ecologica servono appena 275 trilioni

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Un rapporto di McKinsey in cui afferma che la «transizione verde» ha bisogno di un investimento di 9,2 trilioni di dollari all’anno da qui al 2050.

 

Il totale quindi ammonta a soli 275 trilioni.

 

Parte del denaro dovrebbe provenire dal disinvestimento dai settori dell’economia del carbonio, riferisce il rapporto della multinazionale della consulenza raccontato in un articolo di Bloomberg.

 

La «transizione verde» ha bisogno di un investimento di 9,2 trilioni di dollari all’anno da qui al 2050. Il totale quindi ammonta a soli 275 trilioni

Ad esempio, 1 trilione di dollari potrebbe provenire dai 3,7 trilioni già investiti in attività «ad alte emissioni». Ciò sarebbe in aggiunta ai 2 trilioni di dollari già investiti in tecnologia «pulita» e relative infrastrutture.

 

Alla fine, il totale dei «nuovi» investimenti ammonterebbe a 3,5 trilioni all’anno, afferma il rapporto. «Non chiedete chi ha fatto i calcoli» ironizza EIRN.

 

Come notavamo un anno fa quando uscì, sotto il governo Conte 2, la prima spartizione dei fondi del Recovery Plan a seguito dell’emergenza sanitaria pandemia, notavamo che bizzarramente alla sanità – ultima della lista – erano destinati 9 miliardi, mentre alla transizione ecologica venivano assegnati 74,3 miliardi: si trattava quindi della prima voce della lista, quasi tre volte il danaro per le infrastrutture. (Alla parità di genere venivano assegnati 17,1 miliardi, il doppio della somma per la sanità devastata dal COVID).

 

Si tratta di proporzioni non di facile comprensione per i comuni mortali.

 

Ora, nell’anno in cui dovrebbe essere stata avviata la riforma per cui molte case possono dirsi, grazie al 110%, quasi autonome, improvvisamente tutti, dal ministro dello Sviluppo al Comitato parlamentare che controlla i servizi segreti, parlano di blackout, un rischio che spaventa Austria, Romania, Germania, Francia, Indonesia e che in Cina, Turchia e nei Paesi centroasiatici è già realtà.

 

Strano paradosso: più fotovoltaico, più eolico, improvvisa apparizione del rischio di blackout nelle nostre vite, con aziende costrette a chiudere a causa dell’eccessivo costo dell’energia.

 

Nel frattempo, la Germania, da qualche giorno ufficialmente denuclearizzata come certi comuni con il cartello al confine, non ha vento per far funzionare le pale eoliche e aumenta l’uso del carbone, dopo aver appena rischiato un blackout del gas che poteva causare chissà quanti decessi fra la popolazione specie più debole.

 

La prossima emergenza, dopo la pandemia che va scemando, sarà l’energia?

 

Useranno i blackout, stranamente concomitanti alla ricca transizione ecologica, per spaventarci e controllarci, imporci altri green pass, razionamenti dell’elettricità  – quindi, di internet, dell’informazione non direttamente controllata?

Imporranno nuove tasse per coprire la follia di una conversione energetica che si dimostra mese dopo mese sempre più disfunzionale?

 

Creata una nuova economia della scarsità, useranno sistemi come il green pass per calcolare i nostri consumi?

 

Useranno i blackout, stranamente concomitanti alla ricca transizione ecologica, per spaventarci e controllarci, imporci altri green pass, razionamenti dell’elettricità  – quindi, di internet, dell’informazione non direttamente controllata?

 

 

 

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