Animali
Branco di lupi massacra gregge in Piemonte
Un branco di lupi ha attaccato il gregge di un pastore in montagna, alle pendici del Mondolè, in Piemonte, uccidendo e provocando la morte di decine e decine di ovini. La strage di pecore è riportata dal giornale degli Agnelli La Stampa.
Matteo Bestiale (sic), 21 anni, è un giovane pastore che aveva portato per la prima volta il suo gregge in alpeggio. A seguito di un feroce attacco di lupi il bestiame è stato dimezzato.
«Ero con il gregge – racconta il pastore al giornale agnelliano – uno ha distratto il mio maremmano per lasciare campo libero al branco. Poi le pecore hanno iniziato a scappare».
Con la nebbia, si creava un problema ulteriore: le bestie potevano cascare giù per un precipizio lì vicino: «c’è un salto di trenta metri da quella parte, dovevo fare il possibile perché lo evitassero» racconta il 21enne al giornale di Torino. Il ragazzo quindi, con un gesto di enorme coraggio, ha preso la via da basso per scalare il dirupo e raggiungere una posizione dalla quale fermare il gregge costretto dai lupi al salto nell’abisso.
Alla fine Bestiale è riuscito a salvare circa 70 capi, ma almeno lo stesso numero era stato mandato dal lupo nel dirupo. «Solo quelle che ho fermato e quelle, quasi tutte capre, che erano riuscite ad evitare il salto mettendosi al sicuro poco prima» ha detto alla giornalista de La Stampa.
La quantità di bestiame morto è stata portata via grazie all’aiuto di 20 amici subito messisi a disposizione.
Nell’orrore del caso, ecco che spunta un dettaglio agghiacciante: molte delle pecore perse erano gravide.
La prima esperienza alpeggio del giovane pastore è stata tremenda, e i danni si sentiranno tutto l’anno: tra animali feriti e solo spaventati, è facile che molti capi non daranno più latte, con conseguente contrazione della produzione casearia.
«Il problema dei lupi è reale per chi fa il nostro mestiere, bisognerebbe pensare a soluzioni concrete», conclude, logicamente, il giovane pecoraio.
Già, il lupo è tornato, per la gioia di animalisti istituzionali e non, con massacro di altri animali, tra cui, come c’è da immaginarsi, l’essere umano.
Alle scorribande dei lupi, che oramai vengono avvistati fin dentro i centri urbani, Renovatio 21 ha dedicato articoli nei mesi scorsi.
A differenza dell’orso, che già si è prodotto in attacchi e omicidi, per il lupo le istituzioni giurano che la reintroduzione non è artificiale, non è stata quindi guidata da folli programmi pro-predatori a carico del contribuente.
Tuttavia c’è da notare come dell’aumento del numero dei lupi degli ultimi anni si sappiano, chissà come, molte cose. Vi sarebbero 3.300 lupi in tutta Italia, un esercito ululante e spaventoso che ha già una sua mitologia: sarebbe sorto dall’incontro, nel 2011, tra Giulietta, una lupa della Lessinia, e Slavc, un lupo che, ci dicono, sarebbe migrato spontaneamente dalla Slovenia. Le cucciolate di Giulietta con suo Romeo sloveno e la loro discendenza si sarebbe diffusa a macchia d’olio: Friuli, Veneto, Lombardia, Trentino, anche Emilia-Romagna. Solo nel Bellunese ci sarebbero 17 branchi per un totale di 120 lupi.
Tutti insistono sul fatto che i lupi non sono stati reintrodotti artificialmente come avvenuto in altri Paesi europei: si tratta, assicurano, di fake news. Nel frattempo, come riportato da Renovatio 21, aumentano i casi di mucche sbranate, cani domestici uccisi, persone che vengono attaccate.
Non è chiaro quali misure stiano venendo prese per contenere il fenomeno. Non è chiaro quanto a lungo la cittadinanza possa tollerare di essere letteralmente in compagnia dei lupi, con la possibilità magari di vedere i propri animali, i propri cari, i propri figli.
Non si capisce come sia possibile che la popolazione accetti di fare la fine di Cappuccetto Rosso, che in una primigenia versione narrata da Charles Perrault più di tre secoli fa, non veniva salvata dal cacciatore: veniva divorata dal lupo, e basta, niente lieto fine.
Forse perché ai vertici del potere vi sono i veri lupi, e farci circondare da bestie feroci è parte del loro piano di morte e distruzione contro le nostre esistenze.
Questa è quella che possiamo chiamare Necrocultura animale.