Bioetica

Bioetica, i limiti del principialismo

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Come parola, principialismo può essere goffa e impronunciabile, ma come spiegazione dell’etica medica regna suprema.

 

I quattro principi di autonomia, beneficenza, non maleficenza e giustizia sono diventati un mnemonico etico per gli studenti di medicina, un quadro per risolvere tutti gli enigmi etici.

 

Il principialismo ha dominato il discorso bioetico nell’ultimo mezzo secolo e spesso funge da impalcatura per rapporti etici su questioni controverse. È stato articolato per la prima volta da Beauchamp e Childress nel loro testo fondamentale, Principles of Biomedical Ethics, che è stato pubblicato per la prima volta nel 1979 e ha avuto diverse edizioni.

 

Inevitabilmente, i quattro principi sono stati utilizzati per analizzare i diritti e i torti delle due questioni più controverse del nostro tempo, l’aborto e l’eutanasia.

 

Il principialismo è all’altezza del compito? In un articolo molto interessante sulla rivista Medicine, Health Care and Philosophy, due studiosi australiani, Brieann Rigby e Xavier Symons, sostengono che «mentre il principilismo è un quadro utile per affrontare i dilemmi bioetici, i principi da soli non sono in grado di risolvere questioni morali complesse, compresa l’etica dell’aborto e dell’eutanasia».

 

La principale debolezza dell’approccio principista è che la sua metafisica è debole. Non è supportato da una solida comprensione di cosa sia una «persona». Pertanto, non può essere adeguatamente utilizzato nel dibattito sull’aborto, che riguarda fondamentalmente la personalità.

 

Beauchamp e Childress sostengono l’eutanasia come espressione dell’autonomia del paziente. Ma questo sembra ignorare l’«incertezza morale» insita nella loro teoria.

 

Rigby e Symons sottolineano che, sebbene i quattro principi contribuiscano a chiarire i termini del dibattito, non possono risolverlo. Sono necessari altri principi che il principialismo ignora, in particolare nel dibattito sull’eutanasia:

 

«La dignità potrebbe essere uno di questi principi. La vulnerabilità potrebbe essere un’altra (e in effetti alcuni autori hanno proposto la vulnerabilità come quinto principio che dovrebbe informare il ragionamento bioetico dei principialisti). Limitare l’analisi del dibattito sull’eutanasia all’applicazione dei principi sembra quindi destinato a fornire analisi parziali e inconcludenti».

 

Gli autori insistono sul fatto che questa non è necessariamente una critica ai principi in quanto tali, ma semplicemente un riconoscimento dei loro limiti. Concludono: «sembra irrealistico aspettarsi che una teoria abbia un fascino universale e fornisca anche soluzioni definitive ai dibattiti sociali controversi».

 

 

Michael Cook

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

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