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Bioetica del tracking: i governi dovrebbero obbligare i cittadini a utilizzare app per il tracciamento?

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Renovatio 21 pubblica questa riflessione del bioeticista Michael Cook sulla legittimità etica delle app di tracciamento in era pandemica.

 

Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni

 

 

In tutto il mondo industrializzato, i governi stanno suggerendo, o forzando, il download di applicazioni per il tracciamento in modo che sia possibile monitorare i movimenti delle persone che sono risultate positive al coronavirus.

Molte persone – anche alcuni politici – considerano le app come questa come una minaccia alla privacy.

 

 In genere queste app tengono traccia dei movimenti dell’utente di uno smartphone e di tutti i suoi contatti agganciando i telefoni delle persone vicine. Le informazioni vengono archiviate in un database. Quando un utente risulta positivo, un messaggio verrà automaticamente inviato a tutte le persone con cui è stato in contatto.

 

Non sorprende che i governi, tutti, abbiano assicurato che le informazioni saranno rese anonime e cancellate

In Australia, molte persone – anche alcuni politici – considerano le app come questa come una minaccia alla privacy. Chissà cosa farà il governo con le informazioni? si chiedono. Non sorprende che i governi, tutti, abbiano assicurato che le informazioni saranno rese anonime e cancellate.

 

Nel blog di Ethical Practical di Oxford, Bryce Goodman, consulente di intelligenza artificiale, etica e innovazione, difende con forza l’uso obbligatorio delle app di tracciamento. 

 

«Durante la crisi attuale, questo apparato del capitalismo di sorveglianza dovrebbe essere reso obbligatorio dalle organizzazioni di sanità pubblica per fini benevoli».

 

«Durante la crisi attuale, questo apparato del capitalismo di sorveglianza dovrebbe essere reso obbligatorio dalle organizzazioni di sanità pubblica per fini benevoli» dice il bioeticista

«La terrificante infrastruttura di sorveglianza per [il tracciamento dei contatti] esiste ed è mantenuta in funzione dall’industria privata, dove è totalmente deregolamentata e viene attualmente utilizzata per cercare di vendere alle persone cosmetici per la pelle», scrive Maciej Ceglowski, ricercatrice sulla privacy. «Perché non usarla per salvare vite umane?»

 

«I funzionari della sanità pubblica dovrebbero iscrivere automaticamente tutti i proprietari di telefono cellulare a un programma di tracciamento dei contatti, immediatamente. Non possiamo essere certi che il tracciamento dei contatti funzionerà, ma possiamo essere abbastanza certi che qualsiasi cosa, senza una politica aggressiva, fallirà».

 

Fa anche un’osservazione interessante per dissipare le preoccupazioni sulla privacy. Se una nazione sta tracciando in modo aggressivo e con successo le persone infette, può permettersi di allentare i criteri di distanziamento sociale. Ciò consentirebbe a milioni di persone di tornare al lavoro.

 

Se una nazione sta tracciando in modo aggressivo e con successo le persone infette, può permettersi di allentare i criteri di distanziamento sociale.

«Sebbene l’imperativo della distanza sociale si applichi a tutti allo stesso modo, le conseguenze di tale regime sono distribuite in modo eterogeneo. Per quelli di noi che possono contare sulla sicurezza del lavoro e la stabilità finanziaria, significa isolamento e disagio. Per gli altri che non possono lavorare da remoto, non hanno congedi per malattia, o non hanno risparmi, significa miseria e disperazione..

 

«Passare dal distanziamento sociale alla ricerca dei contatti potrebbe consentire a milioni di persone di riprendere il lavoro. Si potrebbe consentire alle scuole di riaprire, con oltre 30 milioni di bambini che dipendono da queste per i pasti. E potrebbe permettere quarantene mirate e geograficamente limitate che minimizzano i disagi per le fasce più vulnerabili della società».

 

 

Michael Cook

editor di BioEdge

 

 

Traduzione di Alessandra Boni

 

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