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Bill Gates e George Soros, la vera differenza

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Su Renovatio21.com l’articolo più letto del mese, forse dell’anno è stato quello sulla cena apparecchiata nel 2009 da Bill Gates e Rockefeller, con ospite l’immancabile Soros, dove si discusse il loro chiodo fisso: la sovrappopolazione.

 

L’articolo ha avuto più di dieci volte le visualizzazioni dei normali articoli di Renovatio 21, quei blocchetti di informazione lucida per i quali impieghiamo tanto tempo e sacrificio, sperando che il lettore capisca cosa gli stiamo offrendo.

 

Una notizia vecchia più di dieci anni invece si prende la scena. Uno pensa che sia sempre la solita storia: ecco la bolla di filtraggio dei «complottisti», che vogliono leggere qualcosa che rinforzi la loro visione di trame oscure.

 

Si può considerare il fascino romanzesco della cosa, romanzesco nel senso della serie di James Bond. La Spectre contro l’umanità. Un’autorità segreta contro le autorità costituite. Singoli uomini – miliardari – contro gli Stati nazionali.

 

Si può considerare il fascino romanzesco della cosa, romanzesco nel senso della serie di James Bond. La Spectre contro l’umanità. Un’autorità segreta contro le autorità costituite. Singoli uomini – miliardari – contro gli Stati nazionali

È bene qui precisare subito qualcosa: Ian Fleming e James Bond non pertengono alla fantasia, ma ad un greto realismo. Come già notava una ventina di anni fa qualche studioso di spionaggio, quando emerse Osama bin Laden, un singolo uomo – sì, miliardario anche lui – che poteva mettere sotto scacco il mondo, proprio come nelle avventure del Comandante Bond.

 

L’Italia dovrebbe essere usa a questa dinamica, perché ha avuto Licio Gelli, venditore di materassi che in realtà comandava reti di potere infinite tra l’Italia e l’Estero.

 

No, all’epoca la parola «complottista» non esisteva, esisteva la parola «pistarolo» per i giornalisti di inchiesta che vi si addentravano, alcuni pagando amaramente. Soprattutto, andare alla cerca di trame oscure non era un’attività per cui si viene derisi come ora, e il motivo è presto detto: ieri le inchieste contro i complotti giovavano alla sinistra «padrona del discorso», egemonica culturalmente e superiore moralmente.

 

Oggi che la sinistra e i suoi padroni si sono impadroniti del potere, oltre che del discorso, meglio ridere in faccia a chi ti parla di Soros e Bill Gates: «gombloddohhh» te lo urlano quelli chel’altro  ieri si stracciavano le vesti per Gelli, oppure ieri per Berlusconi e le sue olgettine. Per inciso, sono gli stessi che oggi fungono da majorette per le grandi industrie farmaceutiche, quelli che ti spernacchiano se osi solo pensare alla nazionalizzazione del farmaco. 

 

Mica ti pigliano solo per i fondelli; ultimamente hanno gettato la maschera e sono passati direttamente a difendere : «Viva Soros!» esclama in TV Gad Lerner con una erre moscissima; «qui in questo studio non facciamo il discorso delle ONG che vengono finanziate da Soros!» sbotta Lili Gruber se l’ospita osa toccare l’argomento; Beppe Grillo è quello che più di tutti si era preso avanti, chiamando Soros in uno suo spettacolo del 2003 «modello del capitalismo etico».

 

Oggi sui social abbondano i fan di Bill Gates, filantropo di generosità infinita che vuole rifilare all’umanità il vaccino.

 

Ciò detto, è il caso di mettere in chiaro le cose. Tra i «grandi vecchi» che tanto scaldano le sorti umane ci sono delle differenze precise.

Oggi sui social abbondano i fan di Bill Gates, filantropo di generosità infinita che vuole rifilare all’umanità il vaccino.

 

La pazienza eugenetica dei Rockefeller

 

I Rockefeller sono più che un potentato, sono una dinastia. Essi, per motivi non ancora studiati, riescono a trasmettersi generazione dopo generazione l’odio per la razza umana. Eugenetica e lotta per la riduzione della popolazione sono da sempre nel cuore di ognuno dei rampolli.

 

La famiglia ha finanziato gli albori di Planned Parenthood, la multinazionale degli aborti, così come studi razziali svolti nel III Reich, anche dopo che venne alla luce il fatto che i nazisti usavano quegli studi per demonizzare gli ebrei.

 

L’eugenetica USA – che all’epoca constava nell’idea di sterilizzazione ed eutanasia dei non-adatti, e in taluni frangenti dei non-bianchi – venne portata avanti finché si poté; ora, che la parola «Eugenetica» maledetta (non si sa ancora per quanto), interessanti studi sugli embrioni vengono condotti alla Rockefeller University, che detiene il record di embrione cresciuto in vitro, oltre i 14 giorni della convenzione internazionale.

 

La famiglia Rockefeller ha finanziato gli albori di Planned Parenthood, la multinazionale degli aborti, così come studi razziali svolti nel III Reich

I Rockefeller crearono enti in grado di influenzare la politica estera americana – suggerendo l’ingresso in guerra – ed entrarono in politica in prima persona, sempre spingendo al massimo la legislazione abortista, anche quando non era ancora attiva negli USA.

 

I Rockefeller sono il prototipo perfetto della Famiglia della Morte, e hanno delle gemmazioni anche in Italia, dove stava una dinastia di industriali amici loro; una principessa di tale dinastia, eletta in Parlamento, chiese ed ottenne di far abortire un intero Paese, Seveso, prima che la legge per l’aborto entrasse in vigore.

 

Le radici del potere economico dei Rockefeller sono ottocentesche. Divennero i più ricchi del mondo con il petrolio; poi – come succede spesso alle dinastie industriali – finanziarizzarono la loro rete economica con fondi e banche.

 

È impressionante leggere un articolo del 1905 di Ida Tarbell, giornalista americana che con i suoi articoli aiutò l’edificazione della legge antitrust che doveva frenare l’ascesa dei Rockefeller.

 

«Ci vuole tempo per schiacciare gli uomini che stanno perseguendo il commercio legittimo. Ma una delle caratteristiche più impressionanti di Mr. Rockefeller è la pazienza… Era come un generale che assediava una città circondata da colline fortificate, vedeva da una mongolfiera tutto il grande campo, e vedeva come doveva cadere; raggiunta questa collina, quel forte è sotto il suo comando. E niente era troppo piccolo: la drogheria all’angolo di Browntown, l’umile raffinazione ancora a Oil Creek, la conduttura privata più corta. Niente, perché le piccole cose crescono».

 

In pratica, i Rockefeller si stavano impadronendo di tutto: dalle masse di capitale di borsa al commercio al dettaglio. Qualcosa che oggi potrebbe ricordare Amazon, ma questo è un altro discorso. 

 

 

Soros è uno all’antica

 

Il caso di George Soros è molto differente. Egli proviene da una famiglia ebraica ungherese, il suo vero nome è Gyorgy Schwartz, Soros è un nome inventatosi dal padre patito dell’Esperanto – nella lingua artificiale fallita, soros significa «innalzarsi».

 

Da ragazzino fu salvato da una famiglia cristiana dai rastrellamenti nazisti, e qualcuno dice che abbia fatto la spia. Andà a Londra dove studiò con Karl Popper da cui prese il concetto di «società aperta», concetto che diede poi il nome alla sua gargantuesca fondazione «umanitaria», la Open Society Foundation.

 

«Il mio obiettivo è diventare la coscienza del mondo» George Soros

Capace di intuizioni finanziarie quasi preternaturali – attribuisce all’eventuale mal di schiena un ruolo di magia psicosomatica nelle decisioni finanziarie – creò un suo fondo di investimento, il Quantum Fund, considerabili il primo Hedge Fund del pianeta.

 

La sede del Quantum Fund era alle Antille Olandesi, arcipelago caraibico proprio davanti alle coste del Sud America, e qui si sprecarono le illazioni. Nessun dipendente del fondo era americano, tanto per assicurarsi che le autorità americane mai potessero ficcare il naso nei suoi affari.

 

Le speculazioni più note di Soros qualcuno se le ricorda: nei primi anni Novanta attaccò la lira italiana, che si svalutò mostruosamente. I responsabili della fallita difesa della valuta nazionale furono però negli anni tutti premiati: Ciampi divenne Presidente della Repubblica, Amato sopravviverà all’ecatombe giudiziaria socialista e farà ancora il Primo Ministro, Prodi andrà anche lui a Palazzo Chigi e poi sarà nominato Presidente della Commissione Europea – i lo stesso Prodi che, un anno prima di divenire premier, diede a Soros  una laurea ad honorem presso l’università di Bologna.

 

In Malesia, dove il Soros fece lo stesso giochino facendo crollare il ringit (la moneta locale) invece che una laurea gli diedero una condanna all’ergastolo in contumacia.

 

Mica se la prese solo con l’Italia e il sud-est asiatico: attaccò anche la sterlina britannica, con disastro per l’erario pubblico. Londra, che pure lo aveva ospitato e nutrito come profugo di guerra e poi giovane e fortunato investitore, dicono che sia ancora risentita, al punto che uno degli ultimi film di James Bond (tanto per tornare all’argomento), Quantum of Solace, potrebbe avere già nel titolo un riferimento a questo cattivone della Spectre.

 

James Bond e l’Mi-6 tuttavia non hanno mai torto un capello a Soros, e il motivo potrebbe essere che il nostro godeva di protezioni in alto. Creata la Open Society Foundation, egli si adoperò per liquefare quel che rimaneva degli Stati comunista del dopo-muro di Berlino, Paesi che avevano vaste ricchezze industriali e di risorse.

 

L’idea di Soros di liberalizzare gli Stati ex-comunisti non poteva avvenire all’unisono con quello che era uno degli obbiettivi dei servizi statunitensi e del loro grande numero di front, cioè gli enti, le fondazioni, le ONG, i programmi transnazionali che miravano a dissolvere una volte per tutte il comunismo

L’idea di liberalizzare gli Stati ex-comunisti non poteva avvenire all’unisono con quello che era uno degli obbiettivi dei servizi statunitensi e del loro grande numero di front, cioè gli enti, le fondazioni, le ONG, i programmi transnazionali che miravano a dissolvere una volte per tutte il comunismo.

 

Per quanto articoli di analisi sull’argomento ve ne siano molti, queste sono supposizioni; ci basta tuttavia considerare che il potere di Soros, accusato di essere dietro a tante «rivoluzioni colorate», è stato benignamente definito l’unico uomo negli Stati Uniti che possieda una politica estera e che possa metterla in pratica». A dirlo fu il direttore del Carnegie Endowment for International Peace, Morton Abramowitz.

 

Quando gli chiesero di questo bel titolo, Soros gongolò, e si allargò: «sì, ho una mia politica estera – scrive nel volume Globalizzazione. Le responsabilità morali dopo l’11 settembre – e ora la sviluppo con più consapevolezza. Il mio obiettivo è diventare la coscienza del mondo».

 

Di questa coscienza del mondo ora vediamo sui grandi giornali e in TV i pasdaran appassionati, tutti quanti – quasi senza eccezione – con un passato di militanza comunista e un presente di ville, rendite di posizione e contratti lucrosissimi.

 

Tuttavia, proprio in queste parole megalomaniche con cui Soros sceglie di definirsi – «la coscienza del mondo» – vediamo oggi, paradossalmente, tutti i suoi limiti.

Soros ragiona ancora in termini di «Stati-nazione» da circuire o da dissolvere. Ragiona in termini di «società»

 

Se ti interessa il «mondo», vuol dire che sei un politico, un uomo del XX secolo. Anzi, visto che hai i danari e l’astuzia per andare oltre ogni confine, significa che il tuo piano è quello della geopolitica, dei rapporti internazionali. Sì, proprio come un cattivo di James Bond: un cittadino ricco e diabolico, contro interi Stati – perché nella tua visione contano ancora gli Stati e le società, anche se operi per la loro dissoluzione.

 

In questa sua dimensione «politica» e «geopolitica» Soros è ancora pienamente un uomo del Novecento; a differenza dei Rockefeller, che infiltrarono e piegarono gli USA, lui riesce ad arrivare nella stanza dei bottoni della Storia senza passare da uno Stato ospite, facendo tutto in privato, dai suoi uffici in paradisi fiscali, dalle sue magioni nella campagna dello Stato di New York. Trame di borsa, che passano per qualche politico nazionale.

 

E proprio qui sta il limite: Soros ragiona ancora in termini di «Stati-nazione» da circuire o da dissolvere. Ragiona in termini di «società».

 

La sua visione è oramai antica, perché nella visione di dominio delle cose umane essa è surclassata da quella di Bill Gates, il vero signore della Necrocultura del XXI secolo. Con Gates passiamo da un dominio «molare» della realtà ad un dominio cellulare, molecolare – letteralmente.

 

 

La sua visione è oramai antica, perché nella visione di dominio delle cose umane essa è surclassata da quella di Bill Gates

Codice Gates

Tutti conoscete la storia di Bill Gates. Fu un dropout –quelli che non finiscono l’università, qualcosa che in Silicon Valley può essere considerato un valore – e circola con fierezza un mug shot, una fotografia di un suo arresto in cui appare giovane e nerdissimo.

 

Traffica con Steve Jobs, pare rubargli un paio di idee – ma anche Steve Jobs non è che a quei tempi usasse farina del suo sacco. La sua ascesa nel mondo dei computer è tanto potente da essere quasi misteriosa. Microsoft vende il linguaggio Basic all’allora gigante del personal computing Commodore, poi si prende un mercato immenso lasciato libero, bizzarramente, dal colosso internazionale IBM.

Con Gates passiamo da un dominio «molare» della realtà ad un dominio cellulare, molecolare – letteralmente

 

A metà degli anni Novanta diviene l’uomo più ricco del mondo. Tutti lo celebrano. Suoi improbabili libri di business vengono stampati ovunque. Il giornale italiano Panorama gli regala una rubrica fissa. Windows 95 viene lanciato tenendo aperti i negozi di notte, lo spot TV onnipresente ha la musica dei Rolling Stones.

 

Il mondo lo celebra perché compra per 30 milioni di dollari il Codice Leicester, la sola raccolta di scritti di Leonardo ad essere in mano privata. Un codice, del resto, è ciò che lo abbia reso immensamente ricco. 

 

Vaccinazioni, CRISPR, programmi di contraccezione: sono solo maschere temporanee del programma di dominio totale sul seme dell’uomo, ridotto definitivamente al suo codice informatico, fatto di DNA e RNA

A fine anni Novanta, raggiunta una ricchezza più-che-saudita, anche lui, come Soros, si dedica alla filantropia: ecco la Bill and Melinda Gates Foundation, con marito e moglie a spendere danari in tutto il mondo, specialmente per educare alla «pianificazione delle nascite», affrontando il tema in prima persona nei loro ricchi TED Talk.

 

Anche qui, la questione potrebbe essere dinastica: il padre fu nel board di Planned Parenthood, la multinazionale di aborto e contraccezione che fu aiutata dai Rockefeller, e che la Bill & Melinda Gates Foundation oggi sostiene con donazioni milionarie (contrariamente ad una notizia circolata in rete, il nonno di Bill non è invece quel Frederick Gates che fu consigliere filantropico di Rockefeller).

 

Poi, qualche anno dopo, ecco che arriva la svolta. Gates non parla più solo di sovrappopolazione, ma comincia ad insistere sui vaccini. Finanzia l’OMS e una quantità di enti vaccinisti, alcuni creati ad hoc. Lancia programmi di vaccinazione in India e in Africa, talvolta molto controversi. I vaccini paiono essere la sua unica preoccupazione: si distanzia da Microsoft, non curandosi nemmeno dei suoi nuovi prodotti di successo e degli altri invece rivelatisi miseri fallimenti.

 

I vaccini gli servono ad introdurre un altro tema verso il quale dimostra una preveggenza sconvolgente: l’arrivo di una Pandemia che colpisce l’intero pianeta. L’idea è diffusa da Gates in prima persona, con toni piuttosto apocalittici.

 

Dopo i vaccini, Gates va oltre: nei suoi discorsi ai TED comincia a parlare di zanzare geneticamente modificate. Ad una di queste conferenze, ne libera alcune nell’aria; si tratta di insetti modificati nel DNA di modo da avere una prole sterile: estinzione delle zanzare, risolto il problema filantropico della malaria in Africa. (Una delle persone coinvolte nel progetto delle zanzare di Gates è – potete guardare la serie Netflix Unnatural Selection per vederlo – il professor Andrea Crisanti, ora nella squadra del governatore veneto Luca Zaia, dove con lo studio di Vo’ Euganeo  ha ottenuto risultati epidemiologici eccezionali e unici al mondo).

 

Nel 2018 Gates comincia a parlare apertamente di CRISPR nella battaglia per debellare le malattie. Il CRISPR, per chi non lo sapesse, è la rivoluzionaria tecnica di ingegneria genetica che permette un tagli-e-cuci del DNA di estrema precisione. 

 

Come scritto su queste colonne, in Cina vi sono già bambini CRISPR nati per essere immuni all’HIV e più intelligenti della norma, e va ricordato che il Partito Comunista Cinese ora curiosamente difende l’arcimiliardario Bill Gates dalle brutte ipotesi di complotto a suo carico.

 

Nel 2018 Gates comincia a parlare apertamente di CRISPR nella battaglia per debellare le malattie

Osservando l’evoluzione delle sue proposte filantropiche, è impossibile non vedere come vi sia la diligente continuazione della sua natura professionale: l’informatica.

 

Soros è un «politico», e vede l’universo come un insieme di Stati, società, potentati, flussi finanziari, consenso. 

 

Gates è un informatico, e vede l’universo come un insieme di codici. Tutta la realtà è scomponibile, in modo scientifico, in un listato di programmazione.

Gates è un informatico, e vede l’universo come un insieme di codici. Tutta la realtà è scomponibile, in modo scientifico, in un listato di programmazione

 

Il suo codice – il software – lo ha reso ricco, ma non solo: lo ha infilato in ogni ufficio ed abitazione del pianeta; si chiama Windows, ed è in pratica la spina dorsale del mondo computerizzato. A differenza della politica, il codice informatico può essere distribuito ovunque, senza intermediazioni, pronto a crescere in modo eponenziale – anzi, virale.

 

L’interesse per la genetica di Gates è risalente: «Il gene è il software più sofisticato che ci sia» diceva già nel 1996, dimostrando di aver ben presente l’evoluzione necessaria della sua visione informatica.

 

Anche la natura vivente, come i personal computer, vive grazie ad un codice, il DNA. Chi ne comprende la manipolazione, domina la natura. L’idea del dominio umano sul creato può far inorridire l’opinione pubblica ecologista, e non solo quella: ma ecco che con le pandemie, di cui Gates parla da lustri, la natura si dimostra matrigna, cattiva.

 

«Il gene è il software più sofisticato che ci sia» Bill Gates

Gates sembra voler realizzare su scala planetaria questa informatica della vita, che altro non è se non il controllo del mondo: non si usa più, purtroppo, la parola equipollente, cibernetica, il cui etimo è, appunto, il controllo. 

 

I virus non sono il vero tema di tutti questi sforzi; il vero tema è la piattaforma, è il sistema operativo – come Windows. Quando tutto il mondo avrà accettato il nuovo sistema operativo genomico, sanitario e vaccinale, ogni singolo organismo, ogni singola cellula sarà sotto il dominio del possessore del codice – l’admin della vita sul pianeta tutto.

 

Il dominio cercato dai Rockefeller, ottocentesco, era attraverso gli Stati, sopra i popoli. Il dominio auspicato da George Soros, novecentesco è contro gli Stati, nelle società. Il dominio realizzato da Gates è sulla vita biologica tutta, sin dentro alla cellula.

 

Vaccinazioni, CRISPR, programmi di contraccezione: sono solo maschere temporanee del programma di dominio totale sul seme dell’uomo, ridotto definitivamente al suo codice informatico, fatto di DNA e RNA – la sostanza di cui è fatta la vita, e ogni virus. 

 

Il potere cibernetico sulla vita biologica è la cifra della Cultura della Morte nel XXI secolo. E Bill Gates è il suo profeta

La differenza tra un Soros e Bill Gates (che sulla carta vale in termini economici quattro o cinque volte tanto) spero sia chiara. Con Gates la Necrocultura ha fatto un salto quantico – tecnologico e morale.

 

Il potere cibernetico sulla vita biologica è la cifra della Cultura della Morte nel XXI secolo. E Bill Gates è il suo profeta.

 


Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

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