Ambiente
Berlino rischia di restare senz’acqua a causa delle politiche verdi
La fine dell’estrazione di lignite nella regione tedesca orientale di Lausitz, programmata dalle politiche verdi dei tedeschi, è la ragione principale della scarsità d’acqua nel fiume Sprea, che rifornisce la capitale Berlino con la sua acqua dolce. Lo riporta un rapporto dell’Ufficio federale tedesco di Ambiente.
Metà dell’acqua della Sprea proviene dall’acqua pompata fuori dalle miniere di carbone, e se l’estrazione si ferma, anche il pompaggio si ferma, già a causa della riduzione dell’estrazione, e definitivamente dopo la prevista uscita definitiva dall’estrazione del carbone nel 2038, se non nel 2035.
Durante le estati calde, il fiume Sprea affronta una carenza idrica del 75% e potrebbe quindi assomigliare più ai letti dei fiumi prosciugati in Francia e Spagna, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Berlino dunque si troverebbe di fronte a una drastica scarsità di acqua dolce.
Inoltre, sarebbe in pericolo il ritrattamento delle acque reflue di Berlino, circa 220 milioni di metri cubi all’anno. In pratica i berlinesi potrebbero subire la sete ed essere sommersi dalle loro fogne.
Si tratta dell’ennesimo capolavoro della «piovra verde» che si è impadronita della Germania, facendo procedere il fenomeno, ora non più dissimulato, della deindustrializzazione del più grande Paese d’Europa.
Come riportato da Renovatio 21, le politiche folli della Germania merkeliana hanno prodotto disastri grotteschi: non c’è abbastanza vento per le pale eoliche ed è tornata ad far funzionare centrali a carbone, una risorsa che la Germania, alla pari del gas, importava dalla Russia. La regressione tedesca è stata tale che ad un certo punto, scrisse un’analisi Deutsche Bank, si era cominciato a parlare nel Paese della fornitura di legna da ardere per passare l’inverno.
Mentre il ministro verde Habeck parlava di ridurre la quantità di docce, magari prediligendo quelle fredde, il Paese chiudeva l’ultima centrale nucleare, peraltro intromettendosi, come accaduto di recente con l’Ungheria, nell’industria nucleare dei Paesi limitrofi.
Il partito dei Verdi al governo con Scholz – che ha discusso l’idea di cancellare la parola «Germania» dal proprio nome –si è distinto per le idee di repressione delle proteste in caso mancasse il riscaldamento e per il sostegno cieco ed incondizionato dato all’Ucraina, con il ministro degli Esteri Annalena Baerbock a dichiarare supporterà Kiev anche contro il proprio elettorato. La stessa Baerbock, che non ha mai completato gli studi in Germania ma ha passato lungo tempo alla London School of Economics, si era lasciata sfuggire al Consiglio d’Europa che di fatto si è in guerra contro la Russia.
Come riportato da Renovatio 21, il referendum ecologista «Berlin Climate Neutrality by 2030» tenutosi a Berlino tre mesi fa è fallito clamorosamente.
Immagine di dronepicr via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)