Essere genitori

«Bambini adulti» sostengono il 25% del mercato dei giocattoli

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Gli adulti che acquistano giocattoli per se stessi sono ora responsabili di un enorme quarto delle vendite di giocattoli negli Stati Uniti. Lo riporta Summit News.

 

«Innumerevoli adulti, per lo più uomini, che collezionano cose come set Lego, bambole d’azione di Star Wars e Funko Pops, stanno quasi da soli mantenendo a galla l’industria dei giocattoli mentre i bambini veri diventano più fissati sui videogiochi» scrive il sito britannico.

 

È stato notato che ora le aziende produttrici di giocattoli ora stanno introducendo prodotti pensati per questa categoria umana identificata come «kidults», cioè «bambini adulti», uomini ventenni, trentenni e quarantenni fermi alle gratificazioni che danno pupazzi e action-figure.

 

«Questi bambini nel cuore sono responsabili di un quarto di tutte le vendite di giocattoli all’anno, per un valore di circa 9 miliardi di dollari, e sono il principale motore di crescita in tutto il settore», riferisce CNBC.

 

«La definizione di età adulta si è decisamente evoluta», ha affermato Jeremy Padawer, chief brand officer presso l’azienda di giocattoli Jazwares. «Ciò che significava, essere un adulto, era essere un membro molto onesto e serio della società. E per farlo dovevi dimostrarlo intellettualmente, emotivamente, in ogni altro singolo modo».

 

«Ora ci sentiamo molto più liberi di esprimere il nostro fandom come parte della nostra età adulta», ha aggiunto.

 

«In altre parole, i “kidults” apparentemente non possono più sopportare la pressione di comportarsi come adulti e hanno scelto invece di regredire a uno stato giovanile di nostalgia consumistica» sintetizza Summit News., ricordando che «il bombardamento chimico dal nostro ambiente, principalmente attraverso la plastica e altri inquinanti che colpiscono il testosterone, sta anche femminilizzando gli uomini e tenendoli intrappolati in una mentalità mentalmente pre-pubescente ed evirata».

 

Tornano alla mente il pensiero e l’opera del poeta e filosofo statunitense Robert Bly, scomparso un anno fa. Il Bly vedeva il maschio moderno cresciuto a metà a causa dell’assenza del padre – che è lontano perché separato, o indaffarato, o disinteressato, o alcolizzato – e quindi incastrato in un meccanismo di perpetuazione di un modello di esistenza incompleta.

 

La crisi del maschio contemporaneo, e più estesamente forse di tutto il mondo moderno, è causata, secondo il poeta americano, dal fatto che gli adolescenti oggi sono «non guidati» verso l’età adulta proprio per l’assenza delle funzioni paterne. Questo tema fu dettagliatamente sviluppato nel libro La società degli eterni adolescenti, che affrontava la catastrofe individuale e collettiva di una società fatta di persone incapaci di raggiungere la piena maturità.

 

La droga, la depressione, la delinquenza, l’omosessualità, il suicidio, le turbe maschili tutti deriverebbero dallo spegnimento della tradizione di padre in figlio e dall’instaurarsi di una società orizzontale che Bly chiama «società fraterna». La scomparsa della figura paterna crea la parallela scomparsa del rito di passaggio: il ragazzo non sa esattamente quando diventa adulto, né probabilmente lo vuole diventare. Interrotta l’iniziazione paterna, gli individui restano invischiati in un limbo che porta necessariamente al caos.

 

Questi mezzi adulti, sosteneva Bly, avranno quindi difficoltà nel lavoro e nella vita famigliare – perché non sono formati alla responsabilità, intrappolati come sono tra l’infanzia e l’età matura.

 

 

 

 

 

 

Immagine di Chris Favero via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

 

 

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