Autismo

Autismo, lo scaricabarile. Questa volta è il grembo materno

Pubblicato

il

 

 

Renovatio 21 pubblica questa traduzione su gentile concessione di Children’s Health Defense.

 

 

 

Negli anni Cinquanta, quando il termine «“autismo» era poco diffuso, i maggiori psichiatri e psicologi dell’epoca ritenevano che la causa fossero le «madri-frigorifero». Secondo questa teoria, l’autismo – all’epoca rarissimo – era il risultato di madri emotivamente distanti.

 

In un contesto tanto sfuggente, vi sorprende che i media usino le mamme come capri espiatori?

Mentre la condizione oggi nota come disturbo dello spettro autistico (DSA) ha iniziato a raggiungere dimensioni allarmanti (con 1 bambino su 36 a cui è stato diagnosticato un disturbo DSA nel 2016 contro 1 su 10.000 negli anni Ottanta), i ricercatori hanno ritenuto pretenziosa la teoria delle «madri-frigorifero» e hanno spostato l’attenzione su altre teorie – sempre incentrate sui fattori di rischio materni.

 

Una delle ipotesi preminenti sostiene che l’autismo si origini nel grembo. Anche se questa teoria è fondata sulle prove dello sviluppo neurologico, per cui ciò che accade in gravidanza può avere «conseguenze significative sul cervello e influenzare il comportamento per il resto della vita», sembra che i sostenitori la usino come una cortina di fumo.

 

Come funziona questa cortina di fumo? In primo luogo, puntare l’attenzione sul periodo prenatale rende possibile minimizzare il fatto che la maggior parte dei casi di autismo sono retrogradi, cioè si manifestano in bambini che si stavano sviluppando normalmente. Inoltre, consente di distogliere l’attenzione dal fatto che l’esplosione dell’autismo è avvenuta in concomitanza con eventi specifici, come l’aumento dei vaccini infantili contenenti sostanze tossiche come l’alluminio o il glifosato – rendendo difficoltosa l’analisi accurata dell’esposizione ambientale. Come ha sostenuto un ricercatore del governo: «Quando ai bambini viene diagnosticato l’autismo, a 3 o 4 anni, è difficile andare indietro e vedere a cosa erano esposte le madri».

Come ha sostenuto un ricercatore del governo: «Quando ai bambini viene diagnosticato l’autismo, a 3 o 4 anni, è difficile andare indietro e vedere a cosa erano esposte le madri»

 

I ricercatori non hanno esitato a sostenere che virtualmente qualsiasi cosa può alterare lo sviluppo del cervello – «la società, le tossine ambientali, la dieta, l’abuso di sostanze» – e, specialmente, il comportamento individuale più di quello nel gruppo. In un contesto tanto sfuggente, vi sorprende che i media usino le mamme come capri espiatori?

 

 

Non sono innocenti

Paradossalmente, ipotizzare che le cause dell’autismo sono strettamente personali non serve a scagionare i vaccini. Il Center for Disease Control and Prevention (CDC) raccomanda a tutte le donne in gravidanza di sottoporsi al vaccino antinfluenzale e dTpa (difterite-tetano-pertosse), anche se non sono stati testati né approvati per l’uso in gravidanza.

 

Paul Patterson, ricercatore che ha studiato l’attivazione immunitaria materna (MIA), già da tempo ha stabilito una relazione tra l’esposizione a organismi infettivi nel periodo prenatale e l’insorgenza di disturbi dello sviluppo neurologico simili al DSA nel nascituro.

Nel 2014, alcuni operatori dell’industria farmaceutica allusero alla possibilità che la reazione al vaccino in una donna incinta avrebbe avuto conseguenze dannose sul bambino

 

Quando alla metà degli anni 2000 il CDC aumentò gli sforzi per far vaccinare le donne incinte, Patterson avvertì che sarebbe stato impossibile «prevedere quante volte una risposta immunitaria prenatale potesse causare danni cerebrali nel feto» e affermò che «vaccinare un’intera popolazione di donne in gravidanza potrebbe danneggiare migliaia di bambini».

 

Nel 2014, alcuni operatori dell’industria farmaceutica allusero alla possibilità che la reazione al vaccino in una donna incinta avrebbe avuto conseguenze dannose sul bambino, ammettendo anche che «le verifiche nel lungo periodo sull’incidenza di disturbi nello sviluppo neurologico nei bambini di madri vaccinate in gravidanza» erano «misere».

 

I ricercatori di Harvard indicano che i rischi di una stimolazione immunitaria ingiustificata non sono limitati al periodo prenatale. Ipotizzano che l’esposizione a tossine ambientali o a sostanze infettive nei primi mesi di vita possa provocare disfunzioni nelle cellule immunitarie del sistema nervoso chiamate migroglia e contribuiscano allo sviluppo di malattie neurodegenerative in età avanzata.

 

I ricercatori di Harvard ipotizzano che l’esposizione a tossine ambientali o a sostanze infettive nei primi mesi di vita possa provocare disfunzioni nelle cellule immunitarie del sistema nervoso e contribuiscano allo sviluppo di malattie neurodegenerative in età avanzata

 

L’effetto è quello di un doppio gancio destro: il «primo colpo» inizia presumibilmente nel periodo prenatale e crea una «vulnerabilità di base», il «secondo colpo», in seguito, «manifesta la patologia» e «causa l’iperattività delle microglia». Ritengono anche che chi non ha ricevuto il «primo colpo» potrebbe non reagire con la stessa «esagerata» reazione infiammatoria in seguito.

 

Parlando delle implicazioni della ricerca, i ricercatori sostengono che «dovrebbe certamente far rivalutare la politica vaccinale, specialmente quando si tratta di vaccinare donne incinte e neonati».

 

Ampliare la discussione

«Gli studi sull’autismo hanno sempre preso la direzione sbagliata». Questa è l’affermazione di Dan Olmsted e Mark Blaxill nel loro libro The Age of Autism. Gli autori notano che, anche se c’è un evidente trascorso di esposizione a sostanze chimiche nelle famiglie con i primi casi di autismo, gli scienziati del tempo preferirono accusare le madri di rovinare i figli e di essere genitori inadeguati. Le generazioni di ricercatori successive non considerarono i fattori ambientali e accusarono le madri di trasmettere geni difettosi, anche se i geni «sono responsabili solo per una minima parte dei casi di DSA».

È ancora di moda accusare le madri per i loro «uteri velenosi»

 

Ad oggi, la scienza ufficiale permette di prendere in esame alcuni fattori ambientali dell’autismo – ma solo alcuni. È consentito incolpare l’inquinamento dell’aria, i farmaci assunti in gravidanza e alcune sostanze chimiche.

 

Tuttavia, è ancora di moda accusare le madri per i loro «uteri velenosi»

 

È ora di smettere di colpevolizzare le vittime e l’evasività, e iniziare a riconoscere che le diagnosi di autismo/DSA sono una copertura per i danni causati dalle tossine ambientali che devono essere studiate, catalogate ed eliminate.

 

 

© 9 luglio 2019, Children’s Health Defense, Inc. Questo lavoro è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

Più popolari

Exit mobile version