Geopolitica

Armi per l’Ucraina finiscono nelle mani dei terroristi in Africa: lo dice anche il presidente del Burkina Faso

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Le armi occidentali inviate in Ucraina stanno finendo nelle mani di contrabbandieri di armi e terroristi in Africa e rappresentano una minaccia per il continente, ha dichiarato il presidente ad interim del Burkina Faso Ibrahim Traore in un’intervista alla testata russa Sputnik dopo il forum afro-russo di San Pietroburgo di fine luglio.

 

Alla domanda sul conflitto ucraino, il Traore ha risposto: «cosa ne penso? Non ho alcuna opinione su questo, perché siamo anche in conflitto. Siamo in guerra contro il terrorismo, e loro [l’Occidente, ndr] non si preoccupano più della nostra guerra. Deploriamo solo che le armi destinate all’Ucraina siano nel nostro continente e continuino ad attivare la nostra guerra. Questo è ciò che deploriamo», ha detto Traore.

 

«Ho visto una volta sui media che lo stesso presidente ucraino aveva licenziato parte del suo entourage per atti di corruzione sull’equipaggiamento militare che gli era stato consegnato. Ciò significa che non è controllato e se si trova nel continente africano, è un pericolo. I terroristi pagano per le attrezzature ovunque, specialmente nelle zone di conflitto, perché ci sono trafficanti di armi. Quindi non fa che aggravare anche l’entità dei nostri conflitti», ha continuato il presidente burkinabé.

 

Questa situazione «molto pericolosa» si traduce in armi «nelle mani di nemici che stanno uccidendo i nostri popoli», ha sottolineato ancora il vertice di Ouagadougou.

 

Il Traore ha espresso la speranza che la crisi in Ucraina finisca. «Tutti vogliono che la guerra finisca, la guerra non è buona. Tutti vogliono che si fermi, per trovare meccanismi per fermarlo, perché vogliamo vivere in pace. Ma ognuno deve anche fare lo sforzo dalla propria parte, in modo che possiamo fare un passo».

 

Il Burkina Faso ha dovuto affrontare a lungo un’insurrezione jihadista che si è diffusa nel paese dal vicino Mali nel 2015, con oltre il 40% del territorio nazionale al di fuori del controllo del governo. L’insurrezione ha portato alla morte di oltre 10.000 persone, con oltre due milioni di sfollati.

 

Il leader burkinabé ha assicurato che quando arriverà il nuovo carico di rifornimenti alimentari russi, le autorità “faranno di tutto” affinché la gente sappia che il grano proviene dalla Russia. «Abbiamo discusso molto oltre, quindi la Russia può aiutarci a mantenere la produzione di attrezzature agricole in modo da poter essere indipendenti in questo settore», ha affermato Traore.

 

Commentando l’assistenza di sicurezza russa al Burkina Faso, Traore ha affermato che Mosca «non rifiuta nulla» quando si tratta di attrezzature e addestramento per assistere Ouagadougou nella sua lotta al terrorismo, e che la cooperazione tecnico-militare tra i due Paesi «sta andando molto bene».

 

«Non ci sono restrizioni, non rifiutano le licenze ed è a buon prezzo. La Russia è anche pronta a consegnarci armi anche gratuitamente», ha detto Traore, che ha visto lo scorso sabato Putin in  un incontro bilaterale.

 

Il Burkina Faso è una delle dozzine di nazioni africane che hanno cercato di ridurre l’influenza delle potenze occidentali nella regione. A gennaio, Ouagadougou ha chiesto al contingente di 400 soldati francesi di stanza nel paese di ritirarsi; Parigi ha obbedito alla richiesta un mese dopo.

 

Come riportato da Renovatio 21, Burkina Faso e Mali hanno espresso nelle scorse ore un comunicato congiunto promettendo sostegno alla giunta militare golpista salita al potere in Niger.

 

La questione delle armi «ucraine» finite ad alimentare il terrorismo in Africa era stata portata all’attenzione a fine 2022 dal presidente nigeriano Muhammadu Buhari. «Anche le armi utilizzate per la guerra in Ucraina e in Russia stanno iniziando a filtrare nella regione» ha dichiarato il presidente in una nota ufficiale.

 

Come riportato da Renovatio 21, questa estate era emerso come il canale TV americano CBS News ha curiosamente cancellato un documentario in cui diceva di aver scoperto come solo il «30%» dell’assistenza militare inviata in Ucraina dai Paesi occidentali durante i primi mesi del conflitto con la Russia fosse effettivamente arrivata al fronte

 

Lo stesso Pentagono mesi fa aveva ammesso di non avere idea di che fine facessero le armi una volta varcato il confine, con la certezza che in parte finiscano al mercato nero. Il ramo arabo della testata russa Sputnik aveva in seguito scoperto che grandi quantità di armi americane regalate a Kiev sono ora sul Dark Web, spedite a chiunque le possa pagare con sofisticati sistemi di container cargo.

 

Armamenti americani destinati agli ucraini erano spuntati fuori in Siria, nella zona ancora turbolenta, e infestata di terroristi islamisti, di Idlib.

 

La portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova ha preconizzato come le armi occidentali regalate agli ucraini finiranno nelle mani dei terroristi operanti in Europa.

 

La stessa Europol ha dichiarato che le armi spedite in Ucraina come «aiuti» saranno da gruppi criminali nel prossimo futuro.

 

Renovatio 21 mesi addietro ha preconizzato la possibilità della creazione di una «zona di barbarie» estesa a tutta l’Europa con veterani nazisti ucraini armati fino ai denti a farla da padroni.

 

 

 

Immagine di pubblico domino CC0 via Wikimedia

 

 

 

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