Gender

Apple raggiunge il trilione di capitalizzazione e lancia l’emoji dell’«uomo incinto»

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Un’emoji di «uomo incinto» sta arrivando sugli iPhone di Apple con il suo ultimo aggiornamento, iOS 15.4.

 

Come riportato da Renovatio 21, l‘idea era già stata lanciata nel 2021. Un anno fa, Apple aveva implementato anche l’emoji della donna barbuta.

 

Oltre all’«uomo incinto», la multinazionale californiana starebbe per mettere nei nostri telefoni anche l’emoji «pregnant person», ossia «persona incinta».

 

Si tratta di uno dei cavalli di battaglia del nuovo politicamente corretto: non essendo più possibile determinare il sesso dal corpo e dalla genetica di un individuo – poiché chiunque può dichiararsi uomo o donna, a seconda del giorno, come ha fatto di recente un pensionato svizzero per ritirare la pensione un anno prima – varie autorità stanno spingendo la popolazione ad abbandonare l’espressione «donne incinte» per sostituirla con la più neutra «persone incinte».

 

Di fatto, secondo la teoria gender, un uomo, che è tale perché decide di esserlo, può prendersi incinta.  Già molti casi di transessuali nati femmine hanno mostrato al mondo immagini di «persone» con i baffi e il petto piatto ma con il pancione della dolce attesa.

 

Se pensate che si fermeranno qui vi sbagliate: il trapianto di utero, già effettuato con un certo successo dopo anni di fallimenti, potrebbe rendere possibili «gravidanze» anche presso i transessuali maschi alla nascita.

 

Tutto ciò è servito dall’azienda più capitalizzata del pianeta, che ha di recente toccato il valore record in borsa di 3 trilioni di dollari (cioè, di tremila miliardi).

 

Il potere di Apple sulle nostre vite è qualcosa di ancora poco discusso.

 

Tempo fa, suscitò una certa impressione quando – dopo anni in cui proclamavano il rispetto della privacy degli utenti a dispetto di altri colossi Tech (per esempio, Facebook, Google) – annunciarono che avrebbero cominciato a scansionare le foto degli utenti in cerca di materiale pedopornografico per segnalarlo alle autorità competenti.

 

«Hanno venduto la privacy al mondo e hanno fatto sì che le persone si fidassero dei propri dispositivi», aveva commentato al New York Times Matthew D. Green, professore di crittografia alla Johns Hopkins University. «Ma ora stanno fondamentalmente capitolando alle peggiori richieste possibili di ogni governo. Non vedo come faranno a dire di no da qui in avanti».

 

Come riportato da Renovatio 21, sin dai primi tempi della pandemia Apple aveva subito aperto le porte dei suoi dispositivi ai governi per la tecnologia di tracciamento COVID.

 

Di recente Apple ha inoltre fatto capire anche la sua posizione sui vaccini, bannando una app di incontri per non vaccinati, il cosiddetto «Tinder no vax».

 

Il politicamente corretto non si ferma agli emoji transessuali. È noto infatti che Apple abbia fatto donazioni al gruppo di protesta razziale Black Lives Matter.

 

 

 

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