Cancro

Ammettono l’aumento dei cancri. Per non parlarvi dei vaccini

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Ci siamo stropicciati anche noi gli occhi quando abbiamo visto la notizia sabato scorso. Poi abbiamo, temporaneamente, sorriso.

 

Sul telefonino, con la pagina «Discovery» di Google compariva: «Burioni: “Boom casi di cancro nei giovani e non sappiamo perché”». Così titolava l’agenzia Adnkronos. Abbiamo messo lo screenshot sul canale Telegram di Renovatio 21.

 

«Tsé» ci siamo detti. Guardate: ora ci fanno vedere che cadono dal pero, con un carpiato doppio. Guardate come annacqueranno il discorso, trovando nuovi modi di dissimulare l’evidenza, che è sempre più mostruosa e mortale, e distribuita tragicamente fra la popolazione. «Non sappiamo perché» is the new «Nessuna correlazione».

 

La realtà è più complessa di così. Non tutti i manovratori sono stupidi: o meglio, spesso lo sono, ma a questo punto, rimirando l’ampiezza della frittata, stanno considerando modalità articolate per rigirarla. Magari seguendo il primo istinto: giocare d’anticipo.

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Bisogna leggere bene tutto, e non fermarsi ai titoli come fanno i drogati di dopamina da social. La notizia, che stanno cercando di far rimbalzare ovunque attivando i soliti pappagalli, è che c’è sì un aumento dei tumori giovanili, ma il processo dura da 20 anni. Insomma, precede, e di molto, la grande procedura medica (l’unica, per moltissimi ragazzi in salute) a cui tutti si sono sottoposti tra il 2021 e il 2022, magari in multiple occasioni.

 

La fonte è il Wall Street Journal, che ha mandato in stampa un articolo in cui spiega che il cancro sta divorando sempre maggiori quantità di giovani in tutto il mondo, «sconcertando i medici». Lascienzah, insomma, brancola nel buio, ma il fenomeno – nella ferale concretezza della morte – c’è.

 

I tassi di diagnosi oncologiche nel 2019 (badate bene la data) sono arrivati a 107,8 casi ogni 100 mila persone under 50, un 12,8% rispetto ai 95,6 dell’anno 2000. La prestigiosa rivista scientifica British Medical Journal Oncology concorda: aumento per i sotto i 50 anni in Nord America, Australia ed Europa Occidentale – che, accidentalmente, ricordiamo sono Paesi che vivono sotto la nuova cortina NATO, che – nell’era della geopolitica vaccinale – non è più di ferro, è di mRNA.

 

Quindi, caro popolo, cerca di capire: se cominci a notare che un po’ troppi conoscenti (famigliari, amici, etc.) si stanno ammalando, magari anche in queste forme turbo che fulminano interi organi ed intere vite nel giro di qualche settimana, non è per colpa dell’innesto genico a cui si sono stati obbligati. Ma no: è una tendenza globale, preesistente.

 

I fenomeni che state notando sono contenuti in un quadro più vasto, rassicuratevi. Le vostre, quelle dei vostri intimi, sono solo lacrime nella pioggia.

 

A questo punto, il lettore intuisce il giochetto che potrebbe essere ora dipanato sotto il nostro naso: ogni discussione che vorrete avere sul fenomeno del cancro sarà spazzata via del sapientone di turno che dirà che «i tumori erano comunque in ascesa» anche se, ammettono scienziati e giornalisti, «non sappiamo perché». Fatevi andare bene l’ignoranza di coloro che sono pagati (da voi) per studiare ed informarvi. Basta che non facciate altre domande, anzi state attenti a non far proprio certi pensieri.

 

Si tratta di un procedimento chiamato «inquinamento delle fonti». Il giochino d’anticipo è tutto lì: prima che prenda piede una narrazione, sistemarne già una che la depotenzi, che ne possa prendere il posto, che ne inquini l’efficacia.

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Mettiamola così: all’inizio, prima ancora che iniziassero la campagna vaccinale, ammisero che la paralisi di Bell (avete presente, le facce che divengono asimmetriche: forse è il caso pure dell’inventrice turco-tedesca del siero genico) poteva essere uno degli effetti.

 

Poi iniziarono le miocarditi, ricorderete il disastro su campi di calcio (e di basket, e le piste di ciclismo etc.), e nonostante qualche tentativo di normalizzazione del fenomeno – lo spot allucinante di un ospedale americano che insinuava che la miocardite infantile, malattia estremamente rara, era in fondo un problema comune – alla fine ammisero perfino sui siti degli enti del farmaco. Sì, la miocardite, potrebbe essere un effetto avverso della siringa genica, ma – formula magica – «i benefici superano i rischi».

 

Ora che tante scoperte – perfino la riemersione dell’SV-40, che pensavamo morto con il vaccino polio – puntano nella direzione del cancro, o meglio del turbo-cancro, non potevano starsene con le mani in mano. Quella del cancro non è una reazione avversa normalizzabile, non è possibile farla digerire alla popolazione. Il cancro, il «male del secolo», questo fenomeno ancora misterioso, è per la popolazione comune sinonimo di angoscia, disperazione, morte come non lo è nessun’altra cosa.

 

Nessuna ammissione sarà mai fatta sulla cancerogenicità di una sostanza a cui le genti sono state obbligate: non è la carne rossa, o l’eternit, che qualche scelta la offrono. Il green pass non lasciava scampo. E quindi: se il vaccino provoca il cancro… lo Stato ha contagiato di cancro la sua stessa popolazione?

 

Capite bene che sono vertigini. L’abisso che si apre dinanzi al contribuente-sincero-democratico è tale da fargli contemplare i fondamenti stessi dello Stato moderno: ma la struttura che mi contiene, non mi protegge? Non vuole il mio bene? Vuole uccidermi?

 

Ecco che qualcuno potrebbe addirittura arrivare alla conclusione che è il fondamento di tanto del discorso di Renovatio 21: la base dello Stato moderno è la Necrocultura, la volontà di morte individuale e massiva portata dalle istituzioni verso gli esseri umani.

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Ecco perché non lo ammetteranno mai, al massimo cominceranno a fare, per i tumori, quello che stanno facendo da tempo per i «malori» – inventeranno cause eccezionali, con teorie tragicomiche che esistono in virtù della speranza che gli interlocutori siano idioti (siano, cioè, membri a pieno titolo della massa vaccina): la colpa è dell’autunno, del cambiamento climatico, dello zampone del pranzo di Natale, di qualsiasi cosa tranne che del grande, talvolta unico evento medico recente della vita degli sfortunati.

 

Sarà difficile, aggiungiamo, che ammettano qualcosa anche sui malori, perché lì c’è una dimensione di paura ulteriore, quella dei danni improvvisi e imprevisti: sono troppi oramai gli autobus, gli scuolabus, gli aerei, gli incidenti di macchina causati da persone che, improvvisamente, si sentono male. Una società che si convince del fatto che prendere un mezzo pubblico (o farlo prendere dalla propria prole) sia diventato una roulette russa non può fare altro che implodere; il senso di insicurezza del soggetto non può che distruggere ogni residuo rispetto dell’autorità, e di conseguenza, ogni traccia della coesione sociale rimasta.

 

E quindi, cosa dobbiamo aspettarci?

 

Semplice: ci rincoglioniranno di numeri e statistiche, ci spiegheranno che il nostro amico ha preso il cancro dal global warming (e il COVID dal pangolino), sputeranno, vomiteranno su ogni altra versione della realtà.

 

Ovviamente, non otterranno nulla: a voi rimarrà la vostra opinione, che sarà, anzi, radicalizzata. Per loro è accettabile, perché ve lo ripetiamo: non parlano a voi, non pensano a voi, non vi considerano, né per il vostro danaro, né per il vostro voto. Parlano alla massa vaccina, parlano alla mandria di individui rimasti docili che, dopo il pascolo, si fanno portare placidamente al macello, magari senza muggiti, perché c’è da ruminare l’erbetta.

 

La «polarizzazione» della società, che il WEF ha appena fatto sapere essere un grande male del mondo e che Bill Gates ora vuole curare con l’Intelligenza Artificiale, è tutta qui: dall’altro polo, rispetto a voi, c’è una massa di gente che accetta balle colossali mentre si fanno avvelenare a morte.

 

Non credo che nessuno dei lettori, quindi, cambierà idea. Quello che accadrà, invece, è che tanti nostri cari verranno massacrati.

 

L’unica cosa da fare, forse, è, in questo oceano di menzogna, preparare sempre di più il proprio cuore a tale tremenda realtà.

 

Roberto Dal Bosco

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