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Altro vertice cringio raggiunto dall’Olimpiade: ecco i momenti inguardabili della breakdance

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Quando pensavamo di averle viste tutte, le Olimpiadi di Macron ci colpiscono con la notizia sconvolgente che la breakdance è ora disciplina olimpica.

 

Proprio così: ai Giuochi di Parigi ha debuttato, come gara iridata, la danza di strada dei ghetti americani. Questo con buona pace di tanti altri sport che premono, come ad esempio il Karate, riconosciuto olimpico solo temporaneamente alle Olimpiadi di Tokyo e costretto a vedere, forse per par condicio estremo orientale, che il coreano Taekwondo va avanti tranquillo come competizioni olimpiche.

 

Già basterebbe l’aver appreso che il breaking (lo chiamano così) è considerato uno sport, e per giunta olimpico, ma la Macroniade ha fatto di più: ci ha regalato un momento di cringitudine senza precedenti, al punto che sentiamo il dovere di italofonizzare la parola cringe in cringio.

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Ecco che il pubblico mondiale viene messo dinanzi alla concorrente olimpico «Raygun» (letteralmente, «pistola a raggi»), descritta come «la miglior breakdancer australiana».

 

La raggiante pistola olimpionica ha eseguito una coreografia che ha lasciato a tal punto perplessi i commentatori che molti, che erano inizialmente indifferenti verso il tema, sono stati spinti a chiedersi perché la breakdanza è stata aggiunta ai Giochi.

 

«Una clip della trentaseienne – il cui vero nome è Rachael Gunn – è diventata rapidamente virale mentre si dimenava goffamente sulla pista da ballo con la mano sul mento per porre fine a quella che era già una routine confusa e caotica», riporta il giornale britannico Daily Mail, il quale ha continuato sottolineando che la Gunn è ricercatore universitario di arti creative presso la Macquarie University di Sydney, con specializzazione in «politica culturale della breakdance».

 

La performance della Gunn è stata stroncata come l’ennesimo spettacolo che banalizzava quella che un tempo era una grande istituzione, e ha scatenato una temperie di commenti ironici in rete.

 

 

«Andiamo, questo non è uno sport, questo non + altro se non turbo cringe» dice un utente.

 

 

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«Mia nipote di cinque anni dopo aver detto “guarda questo”» dice il commentatore.

 

 

«L’Australia ha appena mandato indietro la breakdance di 40 anni» è un giudizio tecnico che si legge su X.

 

 

«Ora l’innafiatoio è una parte della breakdance»

 

 

«Date a Raygun l’oro subito».

 

Non sappiamo nemmeno quanti dei video riportati qui sopra saranno rimasti visibili quando il lettore leggerà queste righe: nel costume vergognoso di queste olimpiadi, molte clip caricare su Twitter vengono ora cancellate su richiesta degli «titolari dei diritti di autore», che immaginiamo essere le istituzioni olimpiche, che già avevano usato (prima volta nella storia dei Giochi nei tempi di Internet) questo sistema per cancellare dalla rete le immagini scandalose della cerimonia di apertura.

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La breakdanzatrice australiana ha poi pubblicato un post sui social media in cui apparentemente parlava della sua routine affermando: «Non aver paura di essere diversa, esci e rappresenta te stessa, non sai mai dove ti porterà». In questo caso, il suo cuore impavido e diverso la ha portata dinanzi ai nostri occhi, e alle nostre mani, che guardando la sua perfomanza sono state spesse alzate per coprire i primi.

 

Insomma, le Macroniadi non hanno deluso anche qui, fornendo nuove dimensioni di cringio finora sconosciute.

 

Abbiamo visto blasfemie apocalittiche in apertura, transpugili medaglia d’oro, immagini sacre proibite, atleti che patiscono la sadica mancanza di aria condizionata e i vermi nel cibo servito in mensa, nuotatori che vomitano e si ammalano perché obbligati ad immergersi sulla Senna piena di cacca e topoloni.

 

Con evidenza, non era abbastanza: ecco lo spettacolino, passato per sport olimpico, di persone a caso che credono di essere ballerini dei ghetti americani degli anni Settanta.

 

Sono veri Giochi Olimpici dell’era moderna, sono le Olimpiadi della mente: il trionfo del nominalismo, del soggettivismo, del pensiero, ora mainstream, per cui basta pensare di essere qualcosa (tipo: una donna quando si è nati uomo) per esserlo, o meglio, per obbligare la società ad accettarlo.

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Immagine da screenshot da video screenshot da Twitter

 

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