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Agente dei servizi segreti statunitensi arrestato dai poliziotti a Gerusalemme e mandato a casa

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Un membro del Secret Service statunitense – l’agenzia che si occupa della sicurezza del presidente – è stato rimandato a casa da Gerusalemme a seguito di un presunto incontro fisico tra lui e una donna del posto.

 

Secondo la CNN, l’agenzia ha dichiarato in comunicato  di essere stata informata della situazione lunedì e che l’agente, che lavorava in Israele, è stato brevemente trattenuto dalla polizia israeliana che lo ha interrogato prima di rilasciarlo «senza accuse».

 

«Il dipendente è tornato negli Stati Uniti», ha detto il servizio segreto. «In conformità con il protocollo dell’agenzia, il suo accesso ai sistemi e alle strutture dei servizi segreti è stato sospeso in attesa di ulteriori indagini».

 

Nel frattempo, una persona a conoscenza della questione ha detto a CBS News che l’agente, mentre era fuori servizio, stava lasciando una cena con un gruppo di colleghi quando si è verificata «una sorta di collisione» con una donna per strada.

 

La donna ha affermato che l’agente l’ha colpita «in qualche modo» e ha chiamato la polizia, il che ha portato l’agente a essere preso in custodia e poi rilasciato, aggiunge il media citando la loro fonte.

 

La notizia è arrivata poco prima che il presidente Biden arrivasse in Israele come parte del suo viaggio di quattro giorni in Medio Oriente, che servirà per sistemare i rapporti assai deteriorati con i sauditi, ora allineati con Israele, dopo che questi hanno dichiarato di voler vendere petrolio anche in valuta cinese (peraltro acquistata in quantità di recente dalla Banca Centrale di Tel Aviv), aprendo così alla de-dollarizzazione definitiva dell’economia mondiale.

 

Israele ha dapprima tenuto una posizione equidistante tra Mosca e Washington sulla questione della guerra ucraina, evitando di schierarsi con Zelens’kyj, anzi lasciando che fosse pure criticato aspramente e non fornendo armi, comprese armi cibernetiche, a Kiev. La Casa Bianca, preso atto della riluttanza dell’alleato mediterraneo (dove però forse più metà della popolazione è russofona…) ha quindi cominciato a spingere perché lo Stato ebraico cominciasse ad inviare al regime ucraino aiuti militari.

 

Come riportato da Renovatio 21, uno strano allarme era stato suonato dall’Intelligence dello Stato di Israele il mese scorso, ordinando a tutti i suoi cittadini in visita a Istanbul di imbarcarsi immediatamente su un aereo e lasciare la Turchia.

 

 

 

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