Geopolitica

Africa, Prodi vuole più Cina pure lì

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L’ex presidente della Commissione europea ed ex primo ministro italiano Romano Prodi ha chiesto un grande sforzo internazionale, che coinvolga la Cina, per costruire l’infrastruttura Transaqua per ricostituire il lago Ciad.

 

Prodi è intervenuto alla tavola rotonda finale di un seminario dedicato al Lago Ciad e promosso dal Centro di Studi Africani di Torino dal 9 al 13 novembre.

Romano Prodi ha chiesto un grande sforzo internazionale, che coinvolga la Cina, per costruire l’infrastruttura Transaqua per ricostituire il lago Ciad

 

Prodi, che in precedenza era stato inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sahel e aveva dichiarato pubblicamente che il programma di trasferimento dell’acqua Transaqua era «troppo costoso», sembra aver cambiato idea e ha dedicato il suo intervento video preregistrato interamente a un sostegno di Transaqua come unica soluzione per il Lago Ciad, che richiede uno sforzo internazionale concertato per costruire il progetto di origine italiana.

 

Prodi ha accuratamente descritto Transaqua come un’infrastruttura integrata di acqua, energia e trasporti che occuperà solo il 5% del fiume Congo, costruendo dighe sui suoi affluenti e portando l’acqua al lago Ciad attraverso un canale navigabile.

 

Il professore piddino pare aver commesso anche un grossolano errore nella sua esposizione: ha parlato del fiume Ubangi, il più grande affluente del Congo, invece del bacino dell’Ubangi, le cui acque saranno raccolte da Transaqua attraverso la sezione del corso d’acqua della Repubblica Centrafricana.

Come poteva Romano Prodi dimenticarsi della Superpotenza asiatica che molto apertamente stima?

 

Poiché gli ostacoli politici ed economici sono grandi, la comunità internazionale al più alto livello deve essere coinvolta, ha detto Prodi, invitando l’ONU, l’UE e l’Unione africana a unire le forze per finanziare e costruire il progetto.

 

E la Cina, ovviamente. Come poteva Romano Prodi dimenticarsi della Superpotenza asiatica che molto apertamente stima?

 

La Nuova Via della Seta, ha detto Prodi, ha un problema, cioè finora è stato un progetto cinese. Coinvolgiamo la Cina in qualcosa, coinvolgiamo la Cina nella costruzione di Transaqua. Come se la Cina non fosse già abbastanza presente nel Continente Nero…

Non poteva: la Nuova Via della Seta, ha detto Prodi, ha un problema, cioè finora è stato un progetto cinese. Coinvolgiamo la Cina in qualcosa, coinvolgiamo la Cina nella costruzione di Transaqua. Come se la Cina non fosse già abbastanza presente nel Continente Nero…

 

Il rapporto del fortunato professore emiliano con il Dragone è risalente, e intenso.

 

Scriveva Italia oggi oramai 7 anni fa: «Prodi, dopo diversi cicli di lezioni nelle università cinesi, si è riscoperto un vero e proprio ambasciatore di Bologna in Cina. Intanto ha svelato che suo “figlio è in Cina in questo momento, sta facendo il ricercatore e secondo me ha fatto un’ottima scelta”».

 

«E così – continuava sagace il sito –in pochi giorni Prodi conferma la svolta e punta tutte le sue carte nei rapporti con la Cina con un jolly ancora nascosto, pronto a essere giocato se le acque delle finanze statali torneranno ad agitarsi e lo spread ricomincerà a correre».

 

«Il professore, con il profilo che si sta costruendo e i rapporti che sta intrattenendo ad alti livelli con i dirigenti cinesi mira a essere l’unico che, in caso servano investimenti finanziari cinesi sul nostro debito, possa essere persuasivo in tal senso. Trasformandosi di nuovo in salvatore della patria e rientrando nei giochi della politica nazionale» Italia oggi, 2012

«Il professore, con il profilo che si sta costruendo e i rapporti che sta intrattenendo ad alti livelli con i dirigenti cinesi mira a essere l’unico che, in caso servano investimenti finanziari cinesi sul nostro debito, possa essere persuasivo in tal senso. Trasformandosi di nuovo in salvatore della patria e rientrando nei giochi della politica nazionale».

 

Abbiamo imparato, in questi mesi, che sono molteplici gli attori politici ed economici che assicurano gli interessi cinesi in Italia. Essi sono distribuiti in più partiti e in più gruppi di potere.

 

Le loro operazioni sono sempre più spudorate, e talvolta pure sconclusionate. Non che in casa propria il Partito Comunista Cinese abbia dato una gran prova delle sua capacità in questo 2020.

 

 

 

 

 

Immagine di Rock Cohen via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

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