Psicofarmaci

Aereo passeggeri precipitato in Cina. Il pilota assumeva psicofarmaci?

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Un Boeing 737-800 dell’aerolinea China Eastern Airlines è precipitato in un campo a Wuzhou, nella provincia del Guanxi. La notizia ha turbato tutto il Paese, con il presidente Xi Jinping che si è dichiarato «sconvolto» dall’accaduto.

 

L’aereo passeggeri, partito da Kunming,  capoluogo dello Yunnan, con destinazione Canton si è schiantato in campo di bambù dopo una discesa in picchiata a 700 chilometri orari. Il Boeing avrebbe raggiunto in caduta la velocità di 109 metri al secondo.

 

Il velivolo si è disintegrato uccidendo tutti i passeggeri: 132 persone. Si tratta di uno dei più grandi disastri aerei della storia cinese. Secondo il meteo locale vi erano nuvole ma non vero maltempo, e la visibilità era di 16 chilometri.

 

China Eastern è la più grande compagnia aerea cinese e la sesta nel mondo. Ora ha deciso di lasciare a terra tutti gli altri Boeing737-800 a sua disposizione. Ne ha 101.

 

Resta tuttavia anomalo il comportamento dell’aereo. Dopo la prima caduta ha ripreso quota per altri dieci secondi, tornando a 2621 metri di altezza, per poi puntare di nuovo il muso verso il suolo e impattare pochi secondi dopo.

 

 

 

Due piloti di Boeing 737 sentiti dal Corriere della Sera spiegano che «per scendere a quelle velocità variometriche le spiegazioni di solito si riducono a due: o un problema tecnico grave oppure un gesto intenzionale di chi era in cabina di pilotaggio».

 

Potrebbe essersi trattato di un problema tecnico-informatico, come quello che pare aver fatto precipitare alcuni velivoli negli ultimi anni.

 

Tuttavia, se si trattasse di un incidente provocato intenzionalmente dal pilota (con il copilota a tentare magari di correggere la rotta) ci ritroveremo davanti a qualcosa di già visto: ricorderete il caso del pilota Germanwings (2015), che trascinò alla morte centinaia di passeggeri del volo 3525 Barcellona-Monaco. 150 morti, 18 Paesi coinvolti.

 

L’indagine scoprì che il pilota era stato curato per tendenze suicide, e aveva cercato in rete «modi per suicidarsi» poco prima.

 

Più discrete, invece, le testimonianze dei farmaci che utilizzava: «psicofarmaci prescritti» hanno detto inizialmente le fonti tedesche: «antidepressivi».

 

Poi alcuni giornalisti, cui va dato grande credito, cominciarono a scavare e, addirittura, a pubblicare ipotesi che raramente si leggono sui media.

 

Forbes si chiese se «gli antidepressivi possono aver causato la tragedia di Germanwings», basandosi su un assunto semplice: l’idea  «che alcuni farmaci usati per trattare la depressione possano aumentare le idee suicide, l’aggressività e la violenza in alcuni pazienti. Diversi SSRI contengono avvertenze in scatola nera sul potenziale aumento del rischio di suicidio quando si iniziano i farmaci, in particolare negli adolescenti e nei giovani adulti».

 

Gli SSRI («selective serotonin reuptake inhibitors») sono gli psicofarmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.

 

Sono cioè le psicodroghe di ultima (o penultima) generazione, largamente disponibili da due o tre decenni in tutte le farmacie del mondo.

 

I più noti sono la Fluoxetina (commercializzata come Prozac), Citalopram (Cipramil, Elopram) e poi la popolarissima sertralina (Zoloft).

 

Gli SSRI hanno qualcosa di davvero paradossale: il medico che li prescrive e il bugiardino nella confezione insistono sul come, nelle prime settimane di trattamento, potrebbero aumentare i pensieri suicidi, le fantasie distruttive, l’aggressività.

 

In pratica, il primo effetto di un SSRI potrebbe essere l’esatto contrario di quello a cui dovrebbero servire: li prendi per non essere così triste da suicidarti, ma potrebbero in alcuni casi aumentare il rischio che tu la faccia finita.

 

Nei pazienti pediatrici, l’induzione al suicidio è quasi certa: uno studio del 2004 della Food and Drug Administration (FDA) provò che nei minorenni l’uso di questi psicofarmaci portava nei primi due mesi di trattamento ad un aumento di idee suicide dell’80%, mentre comportamenti ostili e agitazione aumentavano nei pazienti del 130%.

 

Per gli adulti, i molti studi condotti nei primi anni 2000 sono stati in totale contraddizione fra loro: alcuni sostengono che abbiano ridotto la quantità globale dei suicidi, altri hanno indicato come abbiano invece abbiano seminato molte più morti di quanto non facessero i farmaci della generazione precedente, gli antidepressivi triciclici.

 

Vari osservatori negli USA sostengono che dietro ad ogni grande strage (quelle nei licei, per esempio) c’è spesso un responsabile trattato con questi psicofarmaci, accusati quindi di disinibire le correnti più oscure della psiche. Tali critici sono trattati come complottisti, ed è difficilissimo risalire, leggendo i giornali, al nome dei farmaci usati dagli stragisti, che sicuramente vengono annotati durante le indagini, ma che non producono, stranamente, alcune indiscrezione.

 

Gli SSRI, tuttavia, hanno cambiato anche la storia dell’aviazione.

 

«Prima degli SSRI, i piloti di linea trattati per depressione erano squalificati dall’utilizzo di aeromobili. I primi farmaci per curare la depressione, gli antidepressivi triciclici, avevano effetti collaterali fortemente sedativi e potevano anche causare problemi di equilibrio, concentrazione e pressione sanguigna. La responsabilità dei piloti che assumevano triciclici, come imipramina o amitriptilina, era che questi effetti collaterali potevano interferire con il funzionamento di un aeroplano» scrive Forbes.

 

«Gli SSRI, introdotti per la prima volta nel 1987 da Eli Lilly come Prozac (fluoxetina), hanno rappresentato un importante progresso a causa del loro profilo ridotto di effetti collaterali rispetto ai triciclici o ad un’altra classe di farmaci, gli inibitori della monoamino ossidasi. Già nel 1989, l’autorità aeronautica australiana, CASA, consentiva di volare ai piloti depressi che erano ben gestiti con un farmaco antidepressivo».

 

Non è chiaro cosa sia successo in Cina. Ma non si tratterebbe davvero di una novità: c’è stata la vicensa, nel 1982, del volo Hapan Airlines, il cui comandante soffriva di disturbi nervosi: aereo fatto precipitare in mare nonostante gli altri due membri dell’equipaggio tentarono di fermare la manovra impazzita. 24 morti e 150 feriti.

 

E poi, più vicino a noi, il volo Royal Air Maroc 630, schiantatosi su monti dell’Atlante, 10 minuti dopo il decollo uccidendo 44 persone, che fu con enorme probabilità fatto precipitare volontariamente dal pilota. Si parlò di una delusione d’amore subita dall’uomo ai comandi, tesi tuttavia contestata da colleghi e famigli.

 

Poi il volo EgyptAir 990, nel 1999: finito nell’Oceano Atlantico con 217 persone a bordo. L’inchiesta americana disse che il copilota aveva manifestato propositi suicidi.

 

Di tutti costoro non conosciamo le droghe che con probabilità assumevano per curare i loro disturbi psichici. E semplice anche capire perché questa informazione non esca mai sui giornali.

 

Tuttavia, ad ogni strage, il pattern assume sempre più consistenza.

 

Possiamo sperare che qualcuno voglia iniziare a guardarci dentro?

 

 

 

Immagine di Aero Icarus via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

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