Bioetica

A due anni dalla liberalizzazione della riproduzione artificiale in Francia

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In Francia, come altrove, gli dei sono caduti sulle loro teste, e cominciano ad avvertire una violenta emicrania: due anni dopo l’approvazione della legge che consente alle donne sole e alle coppie di donne di ottenere un figlio attraverso la procreazione medicalmente assistita (PMA), le conseguenze incontrollate di questa pratica cominciano a farsi sentire. In peggio, ma non in meglio…

 

È stato due anni fa. Il 2 agosto 2021, dopo più di due anni di – a volte accesi – dibattiti all’interno dell’Emiciclo, dal 2019 al 2021, e tre letture all’Assemblea Nazionale e al Senato, l’ultima versione della revisione della legge francese sulla bioetica autorizza – e rimborsi! – tecniche di riproduzione assistita per donne sole o in coppia con una persona dello stesso sesso.

 

Da allora sono esplose le richieste di donne nubili e coppie di sesso femminile, secondo un rapporto dell’Agenzia Nazionale per la Biomedicina: «tra agosto 2021 e dicembre 2022 sono state presentate 22.800 richieste di procreazione medicalmente assistita con donazione di sperma da parte di donne in coppia o nubili, mentre prima della legge le richieste erano circa 2.000 all’anno».

 

Ancora una volta, vediamo in pratica che il legislatore ha aperto un nuovo vaso di Pandora. Già sul piano puramente tecnico si profila una carenza di gameti, con conseguenze etiche incalcolabili e incontrollate.

 

In effetti, questa carenza – che è un po’ come l’albero che nasconde la foresta – si spiega con l’altra modifica ratificata nel settembre 2022: da questa data, i donatori di gameti, siano essi spermatozoi o ovociti, devono concordare che i bambini nati da una donazione possono, a loro maggioranza, richiedere l’accesso alla loro identità. Qualcosa per raffreddare molti ardori…

 

Pertanto, attualmente coesistono due stock di gameti: il primo, costituito quando la revoca dell’anonimato non era obbligatoria, e che conteneva, a fine marzo 2023 secondo l’Agenzia di biomedicina, 89.000  provette (confezioni di campioni di seme). Il secondo stock è stato accumulato dal 1° settembre 2022 e contiene 27.000 scaglie.

 

La data a partire dalla quale i bambini affetti da PMA potranno chiedere di conoscere la propria origine è stata appena fissata per il 31 marzo 2025. In altre parole, i bambini nati da PMA dopo tale data potranno conoscere il proprio genitore biologico, ma solo se lo fossero progettato dal secondo ceppo, non dal primo.

 

Per legge, il primo ceppo è destinato alla distruzione. Ma a causa della carenza, i centri di donazione dei gameti stanno cercando di trasferire le provette da «ex donatori», anonimi, ai centri con meno scorte, preparando un imbroglio che rischia di finire regolarmente davanti a un giudice: i bambini potrebbero chiedere conoscere l’identità del genitore a cui è stato promesso l’anonimato…

 

Per non parlare del fatto che uno studio su larga scala di scienziati scandinavi, i cui risultati sono stati pubblicati nel settembre 2022, stabilisce un legame tra bambini nati da embrioni congelati e lo sviluppo di alcuni tumori: una conclusione che ha provocato i promotori della cultura della morte a gridare ad alta voce.

 

E dovremmo aggiungere i risultati forniti da vari studi epigenetici, che mostrano che le manipolazioni che accompagnano la riproduzione assistita portano a una percentuale costante di malformazioni, senza che se ne sappia ancora il numero…

 

La Chiesa ha sempre ammonito che con la procreazione assistita la procreazione umana rompe l’atto naturale di una coppia legittima che, nel dono reciproco di due persone e secondo il disegno di Dio, dà vita a un nuovo essere umano. Atto totale: fisico, affettivo, spirituale che mette in gioco la responsabilità della coppia, la struttura della vita familiare, il destino della persona chiamata a nascere ea meritare il regno dei cieli.

 

Ricordiamo che la produzione di un surplus di migliaia di embrioni è stata l’occasione per giustificare e sviluppare la ricerca sull’embrione che porta alla distruzione di quest’ultimo.

 

Così, l’essere umano in divenire viene trattato come materiale da laboratorio, a dispetto dei diritti della natura e del Creatore.

 

Questo era anche il piano del dottor Pierre Simon. Massone, due volte Gran Maestro della Gran Loggia di Francia, sentiva di dover agire nella e sulla società. Nel suo libro De la vie avant tout chose (Mazarine, 1979), invitava i suoi lettori a «cambiare il nostro atteggiamento e il nostro comportamento nei confronti della vita», «non vedendo più in essa un dono di Dio ma un materiale che può essere gestito».

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

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