Sanità

1300 firme per la dottoressa sospesa perché contraria ai vaccini contaminati dall’aborto

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A Valli di Pasubio, in provincia di Vicenza, è partita una petizione per reintegrare nel servizio pubblico una dottoressa sospesa «poiché non in regola con le norme anti-COVID». Lo scrive il sito Alto Vicentino Online. Mentre questo articolo viene pubblicato, la petizione ha raggiunto le 1288 firme.

 

Il rifiuto del vaccino da parte della dottoressa sarebbe dovuto alla questione etica legata all’uso di feti abortiti per la produzione dei vaccini, nonché al fatto che di questi farmaci non si hanno idee riguardo agli effetti a lungo termine.

 

La dottoressa sarebbe l’unica, in 230 medici che lavorano presso la ULSS 7 Pedemontana, ad essere contraria al vaccino sperimentale.

 

«Non mi vaccino soprattutto per motivi etici e deontologici perché per fare questi vaccini si usano cellule embrionali di feti abortiti»

Il medico aveva cercato di spiegare le sue ragioni in un cartello appeso in ambulatorio che sarebbe stato «rimosso dall’azienda sanitaria locale», scrivono le cronache. Tuttavia il contenuto della comunicazione starebbe circolando liberamente sui social media, aumentando di molto il numero di sostenitori della dottoressa obiettrice ora sospesa dal suo lavoro.

 

«Non mi vaccino soprattutto per motivi etici e deontologici perché per fare questi vaccini si usano cellule embrionali di feti abortiti. E non mi vaccino inoltre per motivi sanitari, in quanto questi vaccini sperimentali, approvati in via emergenziale, non dimostrano sicurezza ed efficacia sufficiente».

 

Tutte parole ineccepibili, alla faccia di chi ritiene che siano bufale da bar.

 

«Non mi vaccino inoltre per motivi sanitari, in quanto questi vaccini sperimentali, approvati in via emergenziale, non dimostrano sicurezza ed efficacia sufficiente»

La dottoressa, inoltre, ci tiene a ricordare che per combattere il morbo non esiste solo il vaccino, ma vi sono protocolli di cure  ampiamente utilizzate con estremo successo sulla popolazione che rifiuta il distico ministeriale «tachipirina più vigile attesa»

 

«Infine desidero ribadire che esistono le cure contro il COVID-19, che ho adottato anche io con successo. La battaglia contro il COVID non deve essere affidata solo al metodo vaccinale».

 

La dottoressa fa parte quindi di una quantità non indifferente di medici che hanno salvato i propri pazienti dal COVID utilizzando farmaci conosciuti, ma che paiono coperti da tabù nel discorso nazionale e internazionale

 

Infine, un augurio spirituale: «pregate per me, come io continuerò a pregare per voi»

 

È riportato che nel profilo personale dei social la dottoressa ha infine dichiarato:

 

«Infine desidero ribadire che esistono le cure contro il COVID-19, che ho adottato anche io con successo. La battaglia contro il COVID non deve essere affidata solo al metodo vaccinale»

«Mi sento una sentinella della Luce nella notte profonda in cui il mondo è stato fatto precipitare. Ringrazio tutti della solidarietà espressa in vari modi, anche con questa petizione al Presidente del Veneto Luca Zaia che potete firmare cliccando qui di seguito»

 

Tutto vero: le sue parole sono una fiammata luminosa nelle tenebre in cui hanno caccio l’universo umano.

 

L’appello, postato sui social, è infatti indirizzato al presidente della Regione Veneto Luca Zaia e ai sindaci del territorio dell’Alto Vicentino.

 

Si tratta di un esempio di coraggio che va sostenuto in ogni modo.

 

 

 

Immagine di archivio

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