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Geopolitica

Scontri tra Cina e India sul confine conteso: 20 morti

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Truppe furono uccise dai soldati cinesi in combattimenti a corto raggio sull’Himalaya, sul confine conteso del Ladakh, una regione che è considerabile come il versante indiano del Tibet, dove abbondano basi militari sperdute ad altitudini anche di 4.000 metri.

 

Vale la pena di ricordare che entrambi i Paesi sono potenze nucleari, e nel corso del XX secolo si sono combattuti in una guerra (1962) che aveva stabilito un confine rimasto conteso, una linea tratteggiata sulle mappe a cui gli indiani si riferiscono come alla Line of Actual Control (LAC).

 

I primi rapporti raccontavano di soldati uccisi in una rissa a base di pietre e mazze di legno

I primi rapporti raccontavano di soldati uccisi in una rissa a base di pietre e mazze di legno. Simili  combattimenti erano scoppiati il ​​mese scorso lungo il medesimo confine e ferito gravemente diversi soldati su entrambi i lati.

 

Un portavoce militare indiano ha detto al New York Times che tre soldati indiani sono stati uccisi durante i combattimenti e altri 17 sono deceduti a seguito delle ferite riportate nello scontro. Si teme inoltre che alcuni soldati siano stati catturati.

 

Tre soldati indiani sono stati uccisi durante i combattimenti e altri 17 sono deceduti a seguito delle ferite riportate nello scontro

I canali televisivi indiani hanno riferito che anche diversi soldati cinesi sono stati uccisi, citando fonti governative di alto livello. Funzionari cinesi non hanno confermato.

 

Tuttavia il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian (già noto per aver recentemente accusato gli USA di aver portato il Coronavirus a Wuhan), ha dichiarato che le forze indiane hanno attraversato il confine due volte illegalmente lunedì e hanno attaccato il personale cinese.

 

Altri analisti sostengono invece che gli scontri sarebbero iniziati su territorio indiano.

 

La violenza è una continuazione di una disputa di lunga data tra India e Cina sulla posizione precisa del loro confine frastagliato sull’Himalaya

La violenza è una continuazione di una disputa di lunga data tra India e Cina sulla posizione precisa del loro confine frastagliato sull’Himalaya, noto come la linea di controllo effettivo, o LAC.

 

Nel 1962, i due paesi entrarono in guerra su questo confine, che attraversa un paesaggio desolato e scarsamente abitato di roccia e ghiaccio.

 

Entrambe le parti mantengono le installazioni militari ad alta quota una di fronte all’altra e le schermaglie armate sono continuate fino alla fine degli anni ’60 e alla metà degli anni ’70.

 

Nel 1962, i due paesi entrarono in guerra su questo confine, che attraversa un paesaggio desolato e scarsamente abitato di roccia e ghiaccio

La scintilla per le recenti tensioni sembrava essere stata la creazione una strada per una remota base aerea che l’esercito indiano sta costruendo attraverso i passi di montagna nella valle di Galwan a oltre 4.300 metri sul livello del mare.

 

Gli analisti militari affermano che la strada è completamente all’interno del territorio indiano ma che i cinesi sono determinati a vanificare gli sforzi dell’India per migliorare le sue posizioni militari.

 

Il mese scorso, le truppe cinesi hanno affrontato soldati indiani in diversi punti di confine in Himalaya

Il mese scorso, le truppe cinesi hanno affrontato soldati indiani in diversi punti di confine in Himalaya, a circa 1.000 miglia di distanza. Da allora, entrambi gli eserciti si sono precipitati con rinforzi che si contano in migliaia di unità.

 

Gli analisti militari indiani affermano che la Cina ha rafforzato le sue forze con autocarri con cassone ribaltabile, escavatori, porta truppe, artiglieria e veicoli blindati e che la Cina occupa circa 250 miglia quadrate di territorio indiano.

 

I gruppi di soldati dei due paesi che marciano su e giù per le montagne hanno il rigoroso ordine di non spararsi l’un l’altro, ma ciò non li impedisce di lanciarsi pietre o di combattersi con armi grezze o addirittura a cazzotti.

 

Nell’ultima rissa, a maggio, diversi soldati sono rimasti gravemente feriti; alcuni hanno dovuto essere trasportati in aereo negli ospedali a centinaia di miglia di distanza.

Secondo gli analisti di politica estera, l’attrito crescente in Himalaya è il prodotto di una Cina più forte che intensifica gli sforzi per difendere le sue rivendicazioni territoriali in tutta l’Asia

 

Video e foto che circolano sui social media mostrano che i soldati di entrambe le parti sono stati persino catturati, almeno per un breve periodo. Alcuni analisti militari indiani affermano che le truppe cinesi hanno usato mazze di legno tempestate di chiodi.

 

Secondo gli analisti di politica estera, l’attrito crescente in Himalaya è il prodotto di una Cina più forte che intensifica gli sforzi per difendere le sue rivendicazioni territoriali in tutta l’Asia.

 

Nelle ultime settimane, i cinesi hanno affondato una barca da pesca vietnamita nel Mar Cinese Meridionale, si sono arrampicati su di una piattaforma petrolifera offshore della Malesia, hanno minacciato Taiwan e hanno fortemente rafforzato la loro presa sulla regione semiautonoma di Hong Kong.

 

L’Esercito di Liberazione del Popolo è considerabile come estroflessione diretta del Partito Comunista Cinese, che è di fatto l’ente da cui origina. Numericamente si tratta del più grande esercito del mondo. Secondo una ricerca promossa dalla banca elvetica Crédit Suisse, si tratta del terzo esercito più potente del mondo.

Ambedue i Paesi sono potenze nucleari. Il passaggio dalla guerra fatta con sassi e bastoni a quella fatta con missili balistici a testata atomica è più breve di quanto si pensi

 

L’India dispone di forze armate molto meno consistenti, tuttavia nello scontro precedente con la Cina mantenne le sue posizioni e, secondo alcuni, di fatto vinse la guerra con la Cina di Mao e Lin Biao.

 

Ambedue i Paesi sono potenze nucleari. Il passaggio dalla guerra fatta con sassi e bastoni a quella fatta con missili balistici a testata atomica è più breve di quanto si pensi.

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L’Iran minaccia ancora una volta di spazzare via Israele

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Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha minacciato Israele di annientamento se tentasse di attaccare nuovamente l’Iran.

 

Raisi è arrivato in Pakistan lunedì per una visita di tre giorni. Martedì ha parlato delle recenti tensioni tra Teheran e Gerusalemme Ovest in un evento nel Punjab.

 

«Se il regime sionista commette ancora una volta un errore e attacca la terra sacra dell’Iran, la situazione sarà diversa, e non è chiaro se rimarrà qualcosa di questo regime», ha detto Raisi all’agenzia di stampa statale IRNA.

 

Israele non ha mai riconosciuto ufficialmente un attacco aereo del 1° aprile sul consolato iraniano a Damasco, in Siria, che ha ucciso sette alti ufficiali della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). Teheran ha tuttavia reagito il 13 aprile, lanciando decine di droni e missili contro diversi obiettivi in ​​Israele.

 

L’Iran si è scrollato di dosso una serie di esplosioni segnalate vicino alla città di Isfahan lo scorso venerdì, che si diceva fossero una risposta da parte di Israele. Lo Stato degli ebrei non ha riconosciuto l’attacco denunciato, pur criticando un ministro del governo che ne ha parlato a sproposito. Teheran ha scelto di ignorarlo piuttosto che attuare la rapida e severa rappresaglia promessa.

 

La Repubblica Islamica ha promesso in più occasioni di spazzare via, distruggere o annientare il «regime sionista», espressione con cui spesso chiama Israele.

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Martedì, parlando a Lahore, il Raisi ha promesso di continuare a «sostenere onorevolmente la resistenza palestinese», denunciando gli Stati Uniti e l’Occidente collettivo come «i più grandi violatori dei diritti umani», sottolineando il loro sostegno al «genocidio» israeliano a Gaza.

 

Nel suo viaggio diplomatico il Raisi ha promesso di incrementare il commercio iraniano con il Pakistan portandolo a 10 miliardi di dollari all’anno. Le relazioni tra i due vicini sono difficili da gennaio, quando Iran e Pakistan hanno scambiato attacchi aerei e droni mirati a “campi terroristici” nei rispettivi territori.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Teheran ha dichiarato pubblicamente di sapere dove sono nascoste le atomiche israeliane. Nelle scorse settimane lo Stato Ebraico aveva dichiarato di essere pronto ad attaccare i siti nucleari iraniani.

 

Negli ultimi mesi l’Iran ha accusato Israele di aver fatto saltare i suoi gasdotti. Hacker legati ad Israele avrebbero rivendicato un ulteriore attacco informatico al sistema di distribuzione delle benzine in Iran.

 

Sei mesi fa l’Iran ha arrestato e giustiziato tre sospetti agenti del Mossad. All’ONU il ministro degli Esteri iraniano aveva dichiaato che gli USA «non saranno risparmiati» in caso di escalation.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche da Israele a novembre 2023 erano partite minacce secondo le quali l’Iran potrebbe essere «cancellato dalla faccia della terra».

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Immagine di duma.gov.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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Fosse comuni negli ospedali di Gaza

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Il capo dei diritti delle Nazioni Unite Volker Turk ha dichiarato martedì di essere «inorridito» dalla distruzione delle strutture mediche di Nasser e Al-Shifa a Gaza da parte delle truppe israeliane e dalle notizie di fosse comuni scopertevi.   Le autorità palestinesi hanno riferito di aver trovato decine di corpi in fosse comuni presso l’ospedale Nasser di Khan Younis questa settimana, dopo che era stato abbandonato dall’IDF. Sono stati segnalati corpi anche nel sito di Al-Shifa a seguito di un’operazione delle forze speciali israeliane.   Secondo il servizio di emergenza civile di Gaza gestito da Hamas, citato dall’agenzia Reuters, finora sono stati trovati un totale di 310 corpi in una fossa comune presso l’ospedale Nasser, la principale struttura sanitaria nel sud di Gaza. Secondo quanto riferito, altre due fosse comuni sarebbero state identificate ma non ancora scavate.   «Sentiamo il bisogno di lanciare l’allarme perché chiaramente sono stati scoperti più corpi», ha detto Turk, rivolgendosi a un briefing delle Nazioni Unite tramite un portavoce.   «Alcuni di loro avevano le mani legate, il che ovviamente indica gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, e queste devono essere sottoposte a ulteriori indagini”, ha affermato il responsabile dei diritti umani delle Nazioni Unite.

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L’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha detto che sta lavorando per corroborare i rapporti dei funzionari palestinesi, sostenendo che alcuni dei corpi erano sepolti sotto cumuli di rifiuti e includevano donne e anziani.   Israele afferma di essere stato costretto a combattere all’interno degli ospedali perché i militanti di Hamas usano le strutture come basi, un’affermazione che il personale medico e lo stesso gruppo militante negano. Il governo dello Stato Ebraico ha riferito che le sue forze hanno ucciso circa 200 militanti ad Al-Shifa e hanno evitato di danneggiare i civili.   Turk ha anche criticato gli attacchi israeliani su Gaza degli ultimi giorni, che secondo lui hanno ucciso soprattutto donne e bambini.   Il dirigente onusiano ha messo ancora una volta in guardia Israele da un’incursione su vasta scala nella città di Rafah, nel sud di Gaza, dove circa 1,4 milioni di sfollati palestinesi hanno cercato rifugio dall’inizio del conflitto Hamas-Israele. L’offensiva potrebbe portare a «ulteriori crimini atroci», ha avvertito il Turk.   Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sostiene che Israele non può raggiungere il suo obiettivo di «vittoria totale» senza lanciare un’offensiva su Rafah.   Come riportato da Renovatio 21, il Turko ha dichiarato il 18 marzo che «la portata delle continue restrizioni poste da Israele all’ingresso di aiuti a Gaza, insieme al modo in cui continua a condurre le ostilità, possono equivalere all’uso della fame come metodo di guerra, che è un crimine di guerra».   Il portavoce di Türk, Jeremy Laurence, ha sottolineato che «Israele, in quanto potenza occupante, ha l’obbligo di garantire la fornitura di cibo e assistenza medica alla popolazione in misura adeguata ai suoi bisogni e di facilitare il lavoro delle organizzazioni umanitarie per fornire tale assistenza».   Un mese fa l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani aveva affermato che gli insediamenti illegali di Israele in Cisgiordania sono aumentati a livelli record e rischiano di eliminare ogni possibilità pratica di uno Stato palestinese.  

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Immagine di IDF Spokeperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Pubblico Dominio CC0.
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«Slava Ukraini» e «morte ai MAGA» dice il politico democratico

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Un politico democratico di Nuova York ha risposto all’approvazione di sabato di un disegno di legge sugli aiuti all’Ucraina da parte della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti augurando la morte il movimento politico MAGA dell’ex presidente Donald Trump.

 

«Slava Ucraina», ha postato su X (ex Twitter) il candidato al Congresso Nate McMurray poco dopo che la Camera ha votato per approvare 61 miliardi di dollari di finanziamenti aggiuntivi per il conflitto di Kiev con la Russia. «Morite MAGA, morite. Avete perso» ha quindi aggiunto.

 

Alcuni alleati di Trump al Congresso si sono opposti all’invio di più armi e denaro in Ucraina, sostenendo che Washington sta semplicemente prolungando lo spargimento di sangue senza riuscire ad affrontare priorità più grandi in patria, come la crisi del confine. Sabato la maggior parte dei repubblicani USA ha votato contro la legislazione sulla spesa di emergenza, ma il presidente della Camera Mike Johnson ha avuto la meglio sul suo stesso partito facendo approvare la legge ucraina con il sostegno unanime dei democratici.

 

 

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McMurray ha dovuto affrontare una reazione online per la sua retorica incendiaria. Il suo post è stato razionato e gli utenti di X hanno suggerito che dovrebbe essere indagato per incitamento alla violenza.

 

Un osservatore ha chiesto: «Ti candidi al Congresso e chiedi che metà del paese venga assassinato? Strana flessibilità, fratello». Un altro ha detto: «Questo fascista ha letteralmente detto: “muori Make America Great Again, muori”».

 

McMurray, un avvocato che in precedenza ha lavorato come supervisore della città di Grand Island, New York, è in corsa per un seggio alla Camera nel distretto precedentemente rappresentato da Brian Higgins, un democratico che ha lasciato il Congresso a febbraio. Il candidato ha raddoppiato il suo attacco MAGA dopo il respingimento, dicendo: «non puoi semplicemente far morire di fame l’estremismo con il silenzio; devi parlare apertamente”».

 

«Non ferirò mai fisicamente un’anima, ma ferirò i tuoi sentimenti» ha quindi aggiunto oscuramente il candidato democratico.

 

Anche l’uso della frase «Slava Ukraini» ha sollevato alcune perplessità. L’espressione, che significa «Gloria all’Ucraina», ha una storia lunga e controversa nell’ex repubblica sovietica.

 

Lo slogan è stato originariamente utilizzato dai nazionalisti ucraini, compresi quelli che collaborarono con i nazisti durante la seconda guerra mondiale, ma è diventato un canto patriottico diffuso dopo il rovesciamento del governo eletto di Kiev nel 2014.

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Come riportato da Renovatio 21, contro la proliferazione dello slogan «Slava Ukraini» si era speso pubblicamente il presidente croato Zoran Milanovic, che aveva paragonato lo slogan allo ZDS («Za dom spremni»: Per la patria, pronti») degli ustascia, che guidavano il governo alleato dei nazisti in Croazia durante la seconda guerra mondiale. «Ho sofferto come Gesù per convincere la gente a smettere di usare lo ZDS», ha detto Milanovic ai giornalisti a Zagabria, riferendosi allo slogan ustascia «Za dom spremni» («Per la patria, pronti»). «Se lo non capite perché, non posso istruirvi».

 

«Non c’è differenza tra ZDS e Gloria all’Ucraina», ha affermato il presidente croato. «Questo è il canto degli sciovinisti più radicali dell’Ucraina occidentale, che hanno lavorato con i nazisti e ucciso migliaia di ebrei e polacchi. Non voglio sentirlo in Croazia. Non mi interessa che ad alcuni leader sembri piacere. Dovrebbero inventare uno slogan diverso».

 

Lo slogan «Slava Ukraini», talvolta seguito dalla risposta «geroyam slava» («gloria agli eroi») è stato udito ovunque, dai nazisti americani agli eurodeputati di Bruxelles, che hanno acclamato una visita di Zelens’kyj utilizzando proprio il saluto del collaborazionista nazista Stepan Bandera, gettando una luce tetra sul significato storico dell’Unione Europea stessa.

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