Bioetica
Olanda, ucciso un neonato «difettoso». A quando i danneggiati da vaccino?
L’Olanda è sicuramente uno dei paesi capofila per l’eliminazione fisica dei malati, considerati delle persone con vite considerate non degne di essere vissute. Una visione utilitarista e funzionalista che fa dell’essere umano un mezzo avente come unico scopo il piacere e il ruolo sociale.
La possibilità o meno di vivere, viene calcolata in base alla «qualità di vita», e quindi a ciò che si può o meno offrire al sistema produttivo.
L’eutanasia in Olanda è legale per i maggiorenni. La particolarità, è che essa è autorizzata anche per i ragazzi tra i 12 e i 16 anni previo il consenso dei genitori.
Dai 16 ai 18, invece, non è nemmeno richiesto quello: è l’adolescente che può decidere per se stesso.
Al neonato, dopo essere stato sedato sedato, è stato iniettato un cocktail letale di farmaci, composto da 2 millilitri di Lidocaina , 250 milligrammi di Tiopental e 15 di Rocuronio. La morte è stata immediata
Ci si immagini come un ragazzo così giovane, sofferente ed inebriato dai farmaci, possa decidere ciò che è bene e ciò che è male per quella sua dolorosa e difficile condizione. Ciò è reso possibile dal Protocollo di Groningen, redatto dall’ospedale universitario di Groningen nel 2004, e approvato l’anno successivo dall’Associazione olandese di Pediatria, che l’ha consigliato nelle proprie linee guida da seguire a livello nazionale.
Seppur sia rimasta una pratica non prevista dalla legge, nessun medico che ha eutanasizzato minorenni o bambini è mai stato perseguito.
Il problema è che questo protocollo, ideato dal Dr. Edward Verhaegen, direttore di una Clinica Pediatrica a Groningen, viene applicato su bambini, neonati e ragazzini indistintamente.
Secondo il professore, in Olanda vengono eutanasizzati dai 15 ai 20 bambini ogni anno. A conferma di questi numeri non ufficializzati, uno studio del 2000 pubblicato sul The Lancet dimostrerebbe che il 47% dei medici olandesi ha ammesso, sotto anonimato, di aver somministrato almeno una volta farmaci mortali a neonati.
Uno studio del 2000 pubblicato sul The Lancet dimostrerebbe che il 47% dei medici olandesi ha ammesso, sotto anonimato, di aver somministrato almeno una volta farmaci mortali a neonati
Un clamoroso caso di uccisione di un neonato si è verificato proprio in Olanda di recente. Il bambino non aveva ancora compiuto l’anno. Ciò ed è stato comunicato ufficialmente solo pochi giorni fa, attraverso un rapporto della Commissione di valutazione dell’interruzione tardiva di gravidanza e della morte provocata dei neonati.
Il neonato soffriva di una patologia neurologica e i medici, con il beneplacito dei genitori, hanno ritenuto che fosse nel suo «best interest» morire, per evitargli una vita senza prospettive e senza possibilità di guarigione. Una vita, per i pediatri e per i sostenitori del protocollo di Groningen, completamente futile.
Per decidere di sopprimere il bambino e per convincere, soprattutto, i genitori, i medici hanno giustificato la scelta di eutanasizzarlo prendendo come punto di riferimento una presunta assenza di qualità della vita, la sofferenza che avrebbe potuto o dovuto affrontare il bimbo e l’irreversibilità della condizione clinica unita a prospettive di vita brevi. Questo nonostante alcuni esperti avessero parlato di almeno 10 anni di vita.
Per decidere di sopprimere il bambino e per convincere, soprattutto, i genitori, i medici hanno giustificato la scelta di eutanasizzarlo prendendo come punto di riferimento una presunta «assenza di qualità della vita». Questo nonostante alcuni esperti avessero parlato di almeno 10 anni di vita
Un altro criterio che l’equipe sanitaria dell’ospedale avrebbe preso in considerazione sarebbe «la sofferenza psicologica dei genitori», la quale, nel vedere il figlio in quelle condizioni, sarebbe aumentata nel tempo. Utilitarismo, dunque, unito a puro egoismo: ciò che fa stare male me, merita di essere eliminato per non farmi soffrire o per non rendermi la quotidianità troppe gravosa.
Al neonato, dopo essere stato sedato sedato, è stato iniettato un cocktail letale di farmaci, composto da 2 millilitri di Lidocaina (una dose molto maggiore rispetto a quella utilizzata per la sedazione), 250 milligrammi di Tiopental (un tiobarbiturico molto potente) e 15 di Rocuronio (farmaco bloccante neuromuscolare). La morte è stata immediata. Si tratta del secondo caso ufficiale dal 2005, anno in cui è stato applicato il protocollo di Verhaengen.
D’altronde nel 2012 sul Journal Medical Ethics veniva pubblicato lo studio del filosofo Alberto Giubilini, dell’Università di Milano, e della ricercatrice Francesca Minerva del Centre for applied philosophy and public ethics, dell’Università di Melbourne. I due autori italiani sostennero che quando in una nascita si verificano determinate circostanze che avrebbero giustificato l’aborto, dovrebbe essere permesso l’aborto post-natale, cioè l’infanticidio.
Quale credete che sarà, presto o tardi, la proposta medico-sanitaria per tutti quei bambini danneggiati da vaccino che diverranno sempre più un problema per lo Stato, un un peso economico di cui volentieri si libererebbero i capetti delle casse pubbliche? Che protocollo applicherà il resto dell’Europa, in sintonia con i pediatri olandesi, quando i danneggiati dai vaccini saranno troppi?
Secondo Minerva e Giubellini – e secondo tutti i medici che applicano questa visione funzionalista e utilitarista dell’essere umano – se alla nascita un bambino presenta problemi non riscontrati duranti la gravidanza, o problemi provenienti proprio dal parto, come ad esempio la mancanza di ossigenazione, causa di danni cerebrali irreversibili che avrebbero fatto propendere verso l’aborto, è giusto e doveroso che i genitori possano scegliere di mettere fine durante i primi mesi alla vita del bambino.
Si applica proprio quello questo cosidetto «aborto post-natale», strumento condiviso anche dal professor Verhaegen, e applicato anche nel caso di questo neonato, dichiarato nel rapporto della Commissione, nonostante si tratti di una pratica sostanzialmente illegale. Il precedente è creato, la Finestra di Overton spalancata.
Il neonato che non funziona, che non rende, che non gode, deve essere scartato, tolto di mezzo. Così accade parimenti con gli anziani: in Olanda uno dei requisiti necessari per poter praticare l’eutanasia su pazienti anziani è, pensate un po’, la vecchiaia. Basta esser vecchi per meritare la siringa letale.
Vorrei lasciare il lettore, e in particolare tutti quei genitori che lottano per difendere i loro figli dalla Siringa dello Stato vaccinofilo, con una domanda che sorge spontanea: quale credete che sarà, presto o tardi, la proposta medico-sanitaria per tutti quei bambini danneggiati da vaccino che diverranno sempre più un problema per lo Stato, un un peso economico di cui volentieri si libererebbero i capetti delle casse pubbliche? Che protocollo applicherà il resto dell’Europa, in sintonia con i pediatri olandesi, quando i danneggiati dai vaccini saranno troppi?
Cristiano Lugli
Bioetica
Biden sta facendo dell’aborto la bandiera della sua campagna elettorale?
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Joe Biden sta facendo del diritto all’aborto un punto centrale nella sua campagna di rielezione. All’inizio di questa settimana ha firmato un nuovo ordine esecutivo sulla ricerca sulla salute riproduttiva.
E la scorsa settimana la vicepresidente Kamala Harris è entrata nella storia come la prima vicepresidente o presidente a visitare una clinica per aborti. Ha visitato una clinica di Planned Parenthood nel Minnesota come parte del suo «tour sulle libertà riproduttive» in diverse città.
Lì ha detto che: «il motivo per cui sono qui è perché questa è una crisi sanitaria. Parte di questa crisi sanitaria è dovuta al fatto che cliniche come questa hanno dovuto chiudere e a ciò che ciò ha significato non lasciare opzioni in alcuna area geografica ragionevole per così tante donne che necessitano di queste cure essenziali».
Secondo un sondaggio KFF, circa 1 elettore su 8 afferma che l’aborto sarà la loro massima priorità a novembre.
Sebbene il Presidente abbia costantemente sostenuto l’aborto e i diritti riproduttivi, nutre alcuni dubbi personali. All’inizio di questo mese ha detto al New Yorker: «non sono mai stato favorevole a, sai, “È il mio corpo, posso fare quello che voglio con esso”».
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha pungolato i repubblicani sulle restrizioni all’aborto: «mio Dio, quali libertà toglierai adesso?»
Tuttavia, si è allontanato dalle sue osservazioni preparate e ha girato con cautela in punta di piedi attorno alla parola «aborto». Gli attivisti per l’aborto erano infuriati. «Non pronunciando la parola “aborto”, si intende che si tratta di un tabù o di qualcosa di cui vergognarsi», ha detto ad AP Kellie Copeland, direttore esecutivo di Pro-Choice Ohio. «È stigmatizzante e dannoso. Il presidente dovrebbe fare meglio».
Amy Hagstrom Miller, di Whole Woman’s Health, che gestisce cliniche per aborti in diversi stati, ha dichiarato:
«L’aborto è ciò che forniamo e ciò che alle persone viene negato. La gente non ci chiama per un appuntamento sulla libertà riproduttiva. Non chiedono una visita di autonomia corporea né una procedura di scelta. Chiedono cure per l’aborto e l’aborto è un termine medico professionale per l’assistenza sanitaria che forniamo. Evitare la parola mostra solo il potere dello stigma storico sull’aborto».
Donald Trump, che ora è il presunto candidato alla presidenza, non ha ancora dichiarato la sua posizione sull’aborto. «Sento sempre più spesso circa 15 settimane. Non ho ancora deciso», ha detto Trump al conduttore di Fox News Sean Hannity.
Secondo NBC News, Trump ritiene che la questione dell’aborto sia un punto debole per i repubblicani. Come suo compagno di corsa non vuole un politico che abbia una visione «estrema» sull’argomento. «È preoccupato che ciò potrebbe avere un peso sul biglietto se vengono visti come titolari di una posizione troppo ferma», ha detto una fonte interna alla NBC.
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Bioetica
I deputati del Parlamento europeo chiedono che l’aborto diventi un «diritto fondamentale»
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Bioetica
L’attualità della lezione giuridica di Mario Palmaro
In un video pubblicato da Ricognizioni, la ricercatrice di giurisprudenza Patrizia Fermani, di cui Renovatio 21 ha pubblicato negli anni diversi interventi, ripercorre l’insegnamento del filosofo del diritto e studioso di bioetica Mario Palmaro (1968-2014), di cui ricorre il decennale della morte.
Nella conversazione con Alessandro Gnocchi, che con Palmaro ha firmato decine di libri e articoli, vengono messe evidenza la capacità di Palmaro di individuare i temi fondanti del diritto: primo tra tutti, l’inviolabilità dell’essere umano.
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Immagine da Ricognizioni
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