Arte
Nuovo film: il C-19 muta e il mondo resta bloccato fino al 2024
È appena stato lanciato il trailer del primo film hollywoodiano interamente basato su COVID e lockdown: la pellicola in uscita si intitola Songbird, prodotto dal regista di blockbuster d’azione (Transformers, The Rock, Pearl Arbor, Armageddon) Michael Bay – ed è incredibile.
Il film esamina l’attuale disastro che è il 2020 e contempla come sarebbe vivere in quarantena per altri pochi anni, fino all’anno 2024, quando il film sarà ambientato. L’idea è quella di vedere ciò che altri quattro anni in stile 2020 possono fare allo Stato, alla società, agli esseri umani.
La trama si svolge in un mondo dove il numero dei decessi salito a 110 milioni; i morti sono causati da un virus chiamato COVID-23, ossia una mutazione del COVID-19 con un alto tasso di mortalità.
L’idea è quella di vedere ciò che altri quattro anni in stile 2020 possono fare allo Stato, alla società, agli esseri umani.
I registi Simon Boyes e Adam Mason hanno scritto la struttura per la storia durante il lockdownquest’anno, come riporta Entertainment Weekly . Mason apparentemente l’ha definita «un’idea folle» quando ha presentato l’idea al produttore cinematografico Adam Goodman.
Con sorpresa di nessuno, ci sarà una storia d’amore al centro del film. «Sono Romeo e Giulietta, ma sono separati dalla porta di casa e dal virus», ha detto Mason a EW .
Secondo un comunicato stampa, il protagonista della storia è un lavoratore essenziale che ha una rara immunità, interpretato dall’attore amato dalle adolescenti KJ Apa. Il cast – che è stato addestrato a distanza in preparazione per le riprese – è ben nutrito e spiccano i nomi di Sofia Carson, Peter Stormare, Alexandra Daddario, Demi Moore.
Nel trailer è possibile comprendere che venga descritta uno Stato di devastazione economica e civile, dove la separazione sociale è totale – cioè, ben oltre il distanziamento – dove i militari dettano legge sulle strade e dove non è possibile fidarsi nemmeno del proprio vicino. Si tratta, in fondo, dell’Italia del 2020.
La produzione è iniziata l’8 luglio a Los Angeles, il primo film realizzato in città da marzo, secondo EW . Rigorose misure di sicurezza hanno reso le riprese complicate, con troupe limitate a 40 o meno. Ci sono voluti solo 17 giorni per completare le riprese del film.
Nel trailer è possibile comprendere che venga descritta uno Stato di devastazione economica e civile, dove la separazione sociale è totale – cioè, ben oltre il distanziamento – dove i militari dettano legge sulle strade e dove non è possibile fidarsi nemmeno del proprio vicino.
Si tratta, in fondo, dell’Italia del 2020.
Ah, il virus mutato, il COVID-21, già sta arrivando, dicono, dalla Spagna. Restate in attesa quindi che il governo lanci una campagna «abbraccia uno spagnolo» e «la Paella antirazzista» per poi minacciare di mandarvi la polizia in casa se non la smettete di stare con gli amici, i parenti, i figli.
Pensateci: la vera distopia è ora. L’abbiamo vissuta, sta continuando. Altro che film di Hollywood.
Pensateci: la vera distopia è ora. L’abbiamo vissuta, sta continuando. Altro che film di Hollywood.
Arte
Microsoft vuole bandire le donne formose dai videogiuochi?
Il colosso tecnologico statunitense Microsoft scoraggia l’utilizzo di figure femminili eccessivamente formose nei videogiochi, secondo le linee guida aggiornate pubblicate martedì dalla società.
Nell’ambito della sua iniziativa di inclusività, Microsoft ha offerto agli sviluppatori un elenco di domande da considerare mentre lavorano sui loro prodotti per verificare se stanno rafforzando eventuali stereotipi di genere negativi.
La guida, denominata «Azione per l’inclusione del prodotto: aiutare i clienti a sentirsi visti», include vari stereotipi che il gigante dei giochi ritiene sia meglio tralasciare.
Secondo la guida, i progettisti di giochi dovrebbero verificare se non stanno introducendo inutilmente barriere di genere e dovrebbero assicurarsi di creare personaggi femminili giocabili che siano uguali in abilità e capacità ai loro coetanei maschi, e dotarli di abiti e armature adatti ai compiti.
«Hanno proporzioni corporee esagerate?» chiede la linea guida.
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I personaggi femminili svolgono un ruolo significativo nell’industria dei giochi e sono diventati i preferiti dai fan nel corso degli anni. Il capostipite della genìa è sicuramente Lara Croft, protagonista della fortunata serie Tomb Raider, che iniziò a spopolare negli anni Novanta sulla piattaforma della Playstation 1.
Il personaggio aveva come caratteristica fisica incontrovertibile seni straripanti, che la grafica dell’epoca rendeva grottescamente attraverso poligoni piramidali. Secondo un meme che circola su internet, tale grafica potrebbe essere alla base dell’enigmatico, estremista design della nuova automobile di Tesla, il Cybertruckko.
tesla cybertruck is just ps1 lara croft boobs pic.twitter.com/W6BXuGzMRq
— scene celebrity (@whackkat) May 12, 2021
Di recente è emerso che esistono società di consulenza che portano le case produttrici di videogiochi a inserire elementi politicamente corretti nelle loro storie: più personaggi non-bianchi, gay, trans, più lotta agli stereotipi maschili – un vasto programma nel mondo dell’intrattenimento giovanile.
In un recente videogioco sono arrivati a dipingere una criminale parafemminista uccidere Batman.
L’incredibile sviluppo, lesivo non solo delle passioni dei fan ma propriamente del valore dell’IP (la proprietà intellettuale; i personaggi di film, fumetti e videogiochi questo sono, in termini legali ed economici) è stato letto come una dichiarazione di guerra del sentire comune, con l’esecuzione del Batmanno come chiaro emblema del patriarcato e della concezione del crimine come qualcosa da punire.
Sorveglia e punire: non l’agenda portata avanti negli USA dai procuratori distrettuali eletti con finanziamenti di George Soros, nelle cui città, oramai zombificate, ora governa il caos sanguinario e il disordine più tossico.
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Nella nuova Notre Dame vi saranno molte vetrate «contemporanee»
È stato appena insediato dal Ministro della Cultura il comitato incaricato di selezionare i progetti delle sei vetrate d’arte contemporanea che orneranno le cappelle laterali della Cattedrale di Parigi. Un «gesto contemporaneo» imposto dal capo dello Stato e sostenuto dall’arcidiocesi.
George Braque amava dire che «il progresso nell’arte non consiste nell’estendere i propri limiti ma nel conoscerli meglio». La saggezza del pittore non è propriamente quella di un capo di Stato, e l’identico restauro di Notre-Dame de Paris non dovrebbe prescindere dal «gesto contemporaneo» promesso da Emmanuel Macron nel dicembre 2023.
È questo da parte dell’inquilino dell’Eliseo il segno di un desiderio di vendetta, un po’ ferito dalla sua incapacità di imporre l’idea di costruire una guglia contemporanea per sostituire quella costruita da Viollet-le-Duc? O l’ansia di passare di lì a pochi anni nell’oblio della Storia senza aver potuto lasciare un segno del suo tempo alla guida del Paese?
In ogni caso, è stato con grande clamore che l’8 marzo 2024 è stato lanciato il progetto volto a progettare le sei vetrate contemporanee che saranno inflitte a Notre-Dame. Il ministro della Cultura, Rachida Dati, ha insediato dal Salon des Maréchaux, un comitato «artistico» composto da venti membri e presieduto dall’ex direttore del Centre Pompidou, Bernard Blistène.
Questo paladino del lavoro applicato all’arte avrà il compito di lanciare un bando, per poi designare la coppia vincitrice (un artista e un laboratorio di vetro), nel novembre 2024. Per dare una panoramica dell’uomo, ha firmato una rubrica su Le Soir de Bruxelles nel 2018, dal titolo «Non c’è niente di peggio del nazionalismo, niente di peggio del ritiro nell’identità».
Infine, il successivo 7 dicembre, il prototipo delle future vetrate verrà presentato ai visitatori che entreranno per la prima volta nella navata della cattedrale restaurata e restituita al culto. Questo giorno vedrà la riapertura della cattedrale al pubblico (il giorno successivo sarà un momento dedicato) e il prototipo delle vetrate colorate dovrebbe essere presentato nella cattedrale.
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Dal 2020, alcuni pensavano che il «gesto contemporaneo» sarebbe stato risparmiato a Notre-Dame: un primo progetto di installazione di vetrate ha suscitato la vigorosa reazione dell’ex ministro della Cultura: «La Francia è firmataria della Carta di Venezia, che ha stabilito dal 1962 l’etica dei restauri e delle creazioni nei monumenti storici e vieta la sostituzione di un elemento esistente con un altro», ha indicato a Le Figaro.
«In ogni caso, le vetrate delle cappelle sono classificate come monumenti storici e parte integrante del monumento. Sembra impossibile sostituirli», ha avvertito Roselyne Bachelot.
Ma l’attuale capo dello Stato, non estraneo alle retromarce ed esperto nell’arte di far convivere gli opposti, non intendeva fermarsi qui. Avrà tuttavia contro di sé l’intera schiera di curatori e storici dell’arte, con forti venti contrari a un progetto che, secondo loro, ignora l’eredità di Viollet-le-Duc.
«Perché sostituire le sue vetrate, se non per disprezzo verso l’artista? Non solo non stiamo sostituendo un’opera esistente, ma il restauro dell’architetto, durato decenni davanti agli occhi dell’Europa, è stato un’opera totale», spiega Maryvonne de Saint Pulgent, saggista ed ex alta funzionaria.
Stessa storia con Alain Finkielkraut che critica su France Culture le creazioni «artistiche» imposte alla cattedrale per «cattivo gusto». Ma il progetto sembra davvero sulla buona strada: «C’è un tempo per il restauro, che dopo i dibattiti, è stato portato avanti in modo identico, e un tempo per la creazione, l’incarnazione della traccia del 21° secolo», avverte al Ministero della Cultura.
Inoltre, l’esecutivo può contare su un forte alleato nella persona dell’arcivescovo di Parigi, che sostiene un «gesto contemporaneo» che, possiamo scommetterci, sarà all’altezza della liturgia contemporanea…
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di Lorenzo3003 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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