Cancro
La vitamina C potenzia l’attività anti-cancro. La conferma da un nuovo studio
Un nuovo studio rivela che la vitamina C somministrata in dosi massicce per via endovenosa potrebbe rivelarsi utile potenziando l’attività anticancro del sistema immunitario e rendendo più efficaci e meglio tollerate le immunoterapie a base di inibitori dei checkpoint immunitari.
«Dopo i dati positivi sull’aumento della sopravvivenza in pazienti con tumori trattati con vitamina C raccolti negli anni ’70, ma mai adeguatamente riprodotti e comprovati, gli studi sul ruolo di questa vitamina nel cancro sono stati a lungo abbandonati» – spiega principale investigator dello studio, il Dott. Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare presso l’Istituto di Candiolo e professore ordinario del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino.
«Dopo i dati positivi sull’aumento della sopravvivenza in pazienti con tumori trattati con vitamina C raccolti negli anni ’70, ma mai adeguatamente riprodotti e comprovati, gli studi sul ruolo di questa vitamina nel cancro sono stati a lungo abbandonati»
«Di recente — continua Bardelli — si è scoperto che la vitamina C somministrata per via orale non può essere assorbita dall’intestino a dosi tali da avere un effetto anticancro. Così abbiamo deciso di testare mega-dosi iniettandole direttamente nel peritoneo di topolini affetti da diversi tumori solidi, cercando di capirne l’effetto sul cancro e sul sistema immunitario».
«La contemporanea somministrazione di iniezioni endovenose di vitamina C ad alte dosi — conclude l’oncologo — ha potenziato l’effetto dell’immunoterapia con gli inibitori di checkpoint, rallentando la crescita dei tumori e addirittura portando alla regressione completa in alcuni animali con tumore al seno. Si tratta di risultati pre-clinici, condotti in laboratorio su cavie, che prima di essere tradotti in una cura per i pazienti oncologici devono ancora essere confermati da studi successivi sugli essere umani e su un numero elevato di malati».
I risultati mostrerebbero inoltre che la vitamina C da sola è in grado di azionare i linfociti T, capaci di rallentare in maniera significativa la crescita del tumore.
«Di recente si è scoperto che la vitamina C somministrata per via orale non può essere assorbita dall’intestino a dosi tali da avere un effetto anticancro»
«Il possibile effetto anticancro della vitamina C è mediato dall’azione positiva che ha sul sistema immunitario» conferma anche la Prof.ssa Federica Di Nicolantonio, professore associato all’Università di Torino e a capo del laboratorio di epigenetica del cancro presso l’Istituto di Candiolo.
Che prosegue:
«Abbiamo quindi cercato di capire se tale effetto si mantenga anche in caso di immunoterapia, somministrando la vitamina C insieme a due farmaci inibitori dei checkpoint, già approvati per la terapia di alcuni tumori, ma gravati da frequenti effetti collaterali, come la comparsa di resistenze al trattamento o di malattie autoimmuni».
«La contemporanea somministrazione di iniezioni endovenose di vitamina C ad alte dosi — ha potenziato l’effetto dell’immunoterapia con gli inibitori di checkpoint, rallentando la crescita dei tumori e addirittura portando alla regressione completa in alcuni animali con tumore al seno»
I checkpoint fungono da «freni molecolari» che in situazioni normali possono controllare il sistema immunitario bloccando reazioni di difesa eccessive, le quali danneggerebbero i tessuti o potrebbero causare malattie autoimmuni. Sbloccarli tramite gli inibitori può essere molto utile in caso di cancro, perché la risposta immune diventa così più incisiva e può avere la meglio sul tumore.
Per quanto ci si trovi ancora molto lontano da uno «sdoganamento» della Vitamina C quale cura anti-cancro, questo è sicuramente un passo in avanti a cui hanno dovuto prestare attenzione anche i media ufficiali, e per il quale possono andare fieri tutti i bravissimi medici che da anni lo sostengono, non senza essere stati ostracizzati e messi alla gogna dalla Nuova Dittatura Sanitario-Farmacologica.
Cristiano Lugli
Cancro
Riappare la principessa Caterina. Con il cancro. La rete si chiede come le sia venuto
La principessa del Galles Caterina, sposa del principe erede al trono britannico Guglielmo, ha pubblicato venerdì un video in cui riappare dopo essere sparita dalle scene per mesi e dopo la debacle della foto di famiglia data ai giornali ma da questi infine respinta perché pesantemente ritoccata.
Nel delicato video dai colori primaverili la principessa britannica apertis verbis di una recente diagnosi di cancro e del trattamento chemioterapico.
«Ho avuto un fantastico team medico che si è preso molta cura di me e di questo sono molto grata», ha dichiarato Middleton in un messaggio pubblicato su X.
A message from Catherine, The Princess of Wales pic.twitter.com/5LQT1qGarK
— The Prince and Princess of Wales (@KensingtonRoyal) March 22, 2024
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«A gennaio ho subito un importante intervento chirurgico addominale a Londra. E all’epoca si pensava che la mia condizione non fosse cancerosa. L’intervento ha avuto successo, tuttavia i test effettuati dopo l’operazione hanno rilevato che era presente un cancro».
«La mia équipe medica mi ha quindi consigliato di sottopormi a un ciclo di chemioterapia preventiva», ha continuato. «E ora sono nelle prime fasi di quel trattamento. Questo ovviamente è stato un enorme shock. E Guglielmo e io abbiamo fatto tutto il possibile per elaborare e gestire questa cosa in privato per il bene della nostra giovane famiglia».
Nelle immagini la principessa esibisce un’apparenza più o meno normale, in linea con l’immagine che ha dato per anni, molto lontana dalle fattezze gonfia della persona le cui foto teoricamente paparazzate erano uscite qualche settimana fa dopo l’operazione chirurgica.
Si tratta della seconda diagnosi di cancro che colpisce direttamente il trono di Albione. Poche settimane fa era stato lo stesso re Carlo III a dichiarare di avere un tumore.
Sui social media, alcuni sospettano che il cancro reale possa essersi sviluppato a causa del vaccino COVID, che è accusato da diversi medici di aver contribuito all’aumento delle diagnosi di cancro, creando casi particolarmente aggressivi chiamati «turbocancri».
NEWS: I've been very concerned about Kate Middleton being COVID-19 Vaccine Injured. I may have been correct.
If The Princess of Wales @KensingtonRoyal had COVID-19 mRNA Vaccines and then developed cancer, this could indeed be COVID-19 mRNA Vaccine Induced Turbo Cancer.
Because… https://t.co/6xEDp6VVtT
— William Makis MD (@MakisMD) March 22, 2024
Breaking: Princess Kate has revealed that she has cancer. She has started chemotherapy. Unfortunately, she was fully vaccinated just as I told you all along. #TurboCancer. pic.twitter.com/EqQ33cVVro
— Erin Elizabeth Health Nut News 🙌 (@unhealthytruth) March 22, 2024
La principessa Caterina aveva fatto notizia dopo aver fatto il suo primo vaccino COVID, cosa che probabilmente ha influenzato migliaia di inglesi a seguirne l’esempio.
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A quelli che sostengono che l’élite mondialista potrebbe essersi mostrata in scene di vaccinazione con sieri fasulli, ricordiamo che la famiglia reale britannica ha una storia di fanatismo vaccinale tale da aver portato persino alla morte di un principino.
I reali britannici infatti non si sono tirati indietro quando arrivarono le prime forme di vaccinazione, allora detta «variolazione», o «inoculazione». Il principe Alfredo di Gran Bretagna (1780–1782), quattordicesimo figlio nonché nono e più giovane figlio maschio di re Giorgio III e della sua regina consorte, Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, nel 1782 si ammalò dopo la sua procedura di inoculazione contro il vaiolo.
La regina Carlotta, la madre del piccolo Alfredo, fu una sostenitrice per tutta la vita dell’inoculazione e fece sottoporre i figli reali alla procedura. La variolazione divenne popolare in Gran Bretagna quando le figlie del re Giorgio II, allora principe di Galles, si sottoposero alla procedura nel 1721.
Nel 1782, il principe Alfredo fu vaccinato contro il vaiolo. L’inoculazione ha avuto un effetto negativo sulla salute del principe. Il viso e le palpebre di Alfred soffrivano di eruzioni causate dall’inoculazione e anche il suo petto era in pessime condizioni. All’inizio di luglio di quell’anno, sembrava che Alfredo stava iniziando a riprendersi ma, più tardi quel mese, le sue condizioni peggiorarono al punto che non era in grado di camminare.
I medici riuniti per discutere della salute del principe conclusero che al ragazzo restavano solo poche settimane di vita. Dopo aver sofferto attacchi di febbre e continui problemi al petto, il principe Alfredo morì tra le quattro e le cinque del pomeriggio del 20 agosto, a Lower Lodge, Windsor Great Park, un mese prima del suo secondo compleanno.
L’abbraccio che eseguono sulle pratiche di mediche oscure e mortifere va oltre quello che si può immaginare. Secondo il libro The Queen Mother: The Untold Story, la cosiddetta Regina madre si sarebbe sottoposta ad una forma prototipale di inseminazione artificiale. Sua altezza, si dice, non amava i rapporti sessuali. Elisabetta II, quindi, sarebbe nata così.
Come riportato da Renovatio 21, re Giorgio V, il nonno di Elisabetta, fu di fatto eutanatizzato dal suo medico di corte, Lord Bertrand Dawson, grande sostenitore della dolce morte.
La principessa Caterina, prima che dai paparazzi e dalle malattie, dovrebbe forse guardarsi dalle pratiche di Necrocultura radicate nella sua famiglia.
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Cancro
Il Dottor Hamer è la vera eredità del principe Savoia
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Cancro
Il re britannico annunzia di avere il cancro
A re Carlo è stata diagnosticata una forma di cancro, ha annunciato lunedì Buckingham Palace.
In una dichiarazione, il Palazzo ha affermato che il problema di salute è stato scoperto durante la recente visita in ospedale del re per la sua prostata ingrossata. «Successivi test diagnostici hanno identificato una forma di cancro», si legge nella dichiarazione, sottolineando che non si trattava di cancro alla prostata.
Non sono state fornite ulteriori informazioni sull’esatto tipo di cancro, sul suo stadio o sulla sua prognosi.
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«Sua Maestà ha iniziato oggi un programma di trattamenti regolari, durante il quale i medici gli hanno consigliato di rinviare i suoi impegni pubblici. Durante questo periodo, Sua Maestà continuerà a occuparsi degli affari statali e delle pratiche burocratiche ufficiali come al solito», si legge nella dichiarazione.
Il monarca rimane «totalmente positivo riguardo al suo trattamento» e non vede l’ora di «tornare al pieno servizio pubblico il prima possibile», ha aggiunto.
Il re ha deciso di rendere pubblica la sua diagnosi per evitare «speculazione» e per aumentare la consapevolezza sul cancro «per tutti coloro che in tutto il mondo» sono colpiti dalla malattia, ha aggiunto il palazzo.
Carlo è salito al trono britannico all’età di 73 anni l’8 settembre 2022, succedendo a sua madre, la regina Elisabetta II, dopo oltre 70 anni di regno.
La storia indica che i reali britannici non si sono mai risparmiati riguardo le novità in termini di tecnica medica.
Come riportato da Renovatio 21, re Giorgio V, il nonno di Elisabetta, fu di fatto eutanatizzato dal suo medico di corte, Lord Bertrand Dawson, grande sostenitore della dolce morte.
Su un altro fronte di innovazioni biomedica presso la Casa Reale, secondo il libro The Queen Mother: The Untold Story, la cosiddetta Regina madre si sarebbe sottoposta ad una forma prototipale di inseminazione artificiale. Sua altezza, si dice, non amava i rapporti sessuali. Elisabetta II, quindi, sarebbe nata così.
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I reali britannici non si tirarono indietro soprattutto quando arrivarono le prime forme di vaccinazione, allora detta «variolazione», o «inoculazione». Il principe Alfredo di Gran Bretagna (1780–1782), quattordicesimo figlio nonché nono e più giovane figlio maschio di re Giorgio III e della sua regina consorte, Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, nel 1782 si ammalò dopo la sua procedura di inoculazione contro il vaiolo.
La regina Carlotta, la madre del piccolo Alfredo, fu una sostenitrice per tutta la vita dell’inoculazione e fece sottoporre i figli reali alla procedura. La variolazione divenne popolare in Gran Bretagna quando le figlie del re Giorgio II, allora principe di Galles, si sottoposero alla procedura nel 1721.
Nel 1782, il principe Alfredo fu vaccinato contro il vaiolo. L’inoculazione ha avuto un effetto negativo sulla salute del principe. Il viso e le palpebre di Alfred soffrivano di eruzioni causate dall’inoculazione e anche il suo petto era in pessime condizioni. All’inizio di luglio di quell’anno, sembrava che Alfredo stava iniziando a riprendersi ma, più tardi quel mese, le sue condizioni peggiorarono al punto che non era in grado di camminare.
I medici riuniti per discutere della salute del principe conclusero che al ragazzo restavano solo poche settimane di vita. Dopo aver sofferto attacchi di febbre e continui problemi al petto, il principe Alfredo morì tra le quattro e le cinque del pomeriggio del 20 agosto, a Lower Lodge, Windsor Great Park, un mese prima del suo secondo compleanno.
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Immagine di Copyright House of Lords 2022 / Photography by Annabel Moeller via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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