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Vaccini

Il vento di Trump soffia contro la “Big Pharma” vaccinista

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Il neo eletto Presidente Donald Trump ha già fatto molto parlare delle sue scelte, certamente politicamente scorrette e per le quali il mondo laicista, abituato al livellamento democratico parossistico, si dimena e ruggisce. Parrebbe superfluo tornare sull’elenco di queste cose, che si estendono dall’immigrazione alla bioetica, dalla scelta di consiglieri sino alla puntuale e marcata presa di posizione contro le lobby Lgbt, se non altro perché sono già state segnalate e approfondite da altri opportuni interventi.

In questo caso l’intento sarebbe segnalare, di sfuggita, un’altra campagna politicamente scorretta intrapresa dal Presidente americano, molto fastidiosa per l’establishment abituato alla linea di continuità avvalorata dalle precedenti amministrazioni, che con Hillary Clinton avrebbero mantenuto e assicurato un percorso omogeneo, particolarmente nel campo sanitario molto caro anche all’Unione Europea e di cui brevemente ci occuperemo qui.
Il Trattato Transatlantico è già stato infatti fortemente rivisto, solcando una rottura nei rapporti tra USA e UE. Il parere sfavorevole a continuare nel modus operandi fissato da Obama e in linea di prosecuzione con un’ipotetica Clinton, era già stato espresso dall’allora contendente alla Casa Bianca, che in campagna elettorale così ebbe a dire:
Il TTIP, così come lo conosciamo, darebbe un colpo fatale all’industria americana. (…) L’ondata di mondializzazione ha annientato la classe media. La mondializzazione non deve necessariamente svolgersi in questo modo, possiamo raddrizzarci in poco tempo.”
Un accordo fra queste due potenze mondiali ingolosiva per la maggiore le industrie lobbistiche del farmaco, ben consapevoli che le palate di miliardi derivanti dalle “porcherie” vigenti in America avrebbero portato lo stesso raccolto anche in casa Europa, continuando a sperimentare nuovi farmaci – testati prevalentemente sull’uomo – senza alcun tipo di consenso informato e contando sulla collaborazione delle due forze.
Trump in questo ha sancito un freno, e soprattutto – ciò che davvero conta – ha voluto metterci personalmente il naso. Ancora durante la sua campagna elettorale non esitò ad esternare le proprie perplessità sul tema delle vaccinazioni che tanto hanno fatto discutere in America, specie dopo i casi legati al vaccino trivalente MPR, definendo le vaccinazioni come non sicure. Si badi bene che Trump non è niente affatto un osteggiatore del piano di vaccinazione, come qualcuno potrebbe temerariamente supporre, ma piuttosto ha stilato razionali conclusioni sulla metodologia con la quale vi sono sottoposti i bambini. Non si è mai dichiarato fermamente contrario, e questo lo specificò tramite Twitter il giorno 4 settembre 2014, a seguito di qualche polemica postuma alle dichiarazioni rilasciate alla CNN sul tema suddetto:
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Per questo appello, l’attuale Presidente rimarcò l’ipotesi di correlazione fra vaccini e autismo, egli avendo constatato, suo malgrado, che nel 1970 v’era un bambino autistico su 10.000, mentre oggi ve ne è 1 ogni 45.
Complottismo? Niente affatto, non si può credere sia il caso del repubblicano; constatazioni, constatazioni che non possono dare certezze – se vogliamo – su questa diffusa ipotesi, che però Trump fa assolutamente sua, se non altro per l’apporsi di quel ragionevole dubbio. Dubbio che spiega le mille incertezze legate a questa malattia misteriosa epperò, guarda caso, ci propone anche l’unica certezza che la scienza boriosa (prima affermando l’inspiegabilità causale di questo fulmineo fenomeno regressivo) ci garantisce: il programma vaccinale non ha alcuna interferenza, e la prova viene offerta da un pugno di studi condotti con i finanziamenti delle “onestissime” case farmaceutiche che i vaccini li producono, pensa un po’.
La linea corrisposta a Trump è quella scettica dunque, prevalentemente a favore di un dilazionamento nel tempo, deciso con libertà dai genitori.
La CNN tentò a questo proposito di mettere in cattiva luce Trump durante la campagna per il governo alla Casa Bianca, certo che questo tema avrebbe potuto scatenare le più violente reazioni anche all’interno del Partito Repubblicano; cosicché intervistarono il medico facente parte del medesimo partito, dottor Ben Carson, neurochirurgo, così come il Senatore Rand Paul, ma entrambi confermarono le tesi del candidato numero uno sul rischio della vaccinazione di massa in tempi strettissimi.
L’interesse onesto (e quindi insolito) per questa tematica, Donald Trump lo ha dimostrato in una recente scelta di collaborazione nella quale spicca il nome di Robert F. Kennedy jr., nipote di J.F. Kennedy. E ci si potrebbe chiedere: perché la scelta di un democratico? Robert F. Kennedy jr. è stato scelto dal Presidente per guidare la commissione – fortemente voluta – per “indagare sulla sicurezza dei vaccini” (come esplicitamente detto dall’inquilino della Casa Bianca), nella veste di noto attivista “NO-vax” quale è, le cui tesi si fondano sullo scandalo di corruzione massima ai CDC (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta.
Fra i due si è tenuto un incontro di cui ha riportato qualche stralcio alla stampa Hope Hicks, portavoce di Trump:
“Il Presidente eletto ha apprezzato la discussione con Kennedy su un’ampia gamma di questioni. Apprezza le sue idee e i suoi pensieri e sta esplorando la possibilità di formare una commissione sull’autismo, che colpisce così tante famiglie. Al momento non è stata ancora presa una decisione definitiva.”
D’altronde queste convinzioni erano già state sostenute negli anni addietro, in particolare Mr Trump le formulò nel 2012 e nel 2014, aizzando già in quel frangente un bel numero di polemiche.
Certo è che questa connubiazione di trama politica abbia generato un notevole stupore, giacché non è cosa comune trovare un’amministrazione repubblicana che chiede aiuto ad un democratico di sangue. Eppure è un’enorme notizia, insabbiata dai pistoleri della mediaticità che si stracciano abiti e vesti ormai succinte, per il palese fatto che, specialmente in America, una commissione incaricata di indagare su una tale notizia sanitaria è scomoda, molto scomoda, specie se, come in questo caso, il sodalizio si basa sulla ricerca della verità dei fatti in merito a ciò che il Presidente repubblicano chiama “epidemia di autismo”.
Ed è proprio mentre scriviamo che giunge una notizia tutta italiana abbastanza recente, riguardante la morte di una bambina di tre anni, a Cremona, deceduta a causa di una meningitecontro la quale era stata vaccinata [1]. Risulta dalle indagini che la bambina fosse affetta da fragilità a carico dell’apparato neurologico (e già qui ci si potrebbe chiedere con quale scelleratezza i medici abbiano voluto sottoporla a vaccino profilassi) e avesse ricevuto le prime due dosi di vaccino antipneumococcico, uno di quelli raccomandati con la campagna ministeriale di Beatrice Lorenzin nella prima infanzia. La bambina non frequentava la scuola da diverse settimane per un veloce aggravarsi delle condizioni fisiche, motivo per cui, causa forza maggiore, furono sospese le successive dosi di vaccino a cui sarebbe stata sottoposta.
La meningite che ha strappato la vita a questa piccola bambina era la medesima che avrebbe dovuto essere evitata “grazie” al vaccino, ma purtroppo il tragico epilogo di questo episodio parla già da solo. L’ammissione che non esistite una copertura efficace contro la meningite è toccata pure al Dirigente del servizio di igiene e sanità pubblica dell’Ats, Sig.ra Anna Barchiesi:
 “A differenza di altri casi di meningite come la meningococcica C o B, di cui si sta parlando molto in questo periodo e per le quali è stata avviata una specifica campagna vaccinale, in questo caso il batterio è diverso e non determina necessità di eseguire profilassi. Ad esserne colpiti sono soprattutto bambini e anziani e l’evoluzione può essere grave in caso di presenza di altre patologie di base”.
Ripetiamo un passaggio nel caso in cui non fosse chiaro: “(…) il batterio è diverso e non determina necessità di eseguire profilassi”. Già, peccato che una bambina sottopostasi a profilassi contro la meningite – checché ne dicano i mescolatori delle carte già calate in tavola – è deceduta a causa di meningite pneumococcica. Eppure siamo certi che anche in questo caso le lobby farmaceutiche e il Ministero della Salute ne usciranno con le mani monde da ogni lordura e responsabilità, pronti a fagocitare ancora più in modo prorompente la campagna vaccinale anti-meningite, magari con qualche nuovo fenomeno da baraccone emergente.
Vi è invece chi cerca di far luce, come detto nel filo conduttore di questo scritto, e ancor più lanciando una sfida: è anche questa notizia recente, la quale vede Kennedy e l’attore Robert De Niro offrire un premio da 100.000 $ a chi dimostrerà che i vaccini non contengono mercurio e che dunque sono pure estremamente sicuri. Un appello lanciato in una conferenza stampa a tutti i giornalisti americani, estendibile ovviamente a chiunque [2].
La ragionevolezza della collaborazione fra Trump e Kennedy s’insinua proprio sulla scia d’onda che lavora per fare chiarezza, esula dalle divergenze di natura politica, poiché si fonda su vicissitudini di natura globale e non circoscritte ad una puerile lotta di partito. Questo un buon Presidente lo deve sapere e, nel caso di Donald Trump, si può dare atto di questa elegante preoccupazione.
Infine, sbaglierebbe chi pensasse che tali problemi riguardino solo l’America: la questione è quanto mai prossima anche all’Europa, all’Italia in particolare, perciò speriamo che con l’aiuto di  Mr Trump una ventata di cambiamento possa arrivare di riflesso anche a noi, nonostante l’aria sembri tirare in tutt’altra direzione.

 

Alessandro Corsini e Cristiano Lugli

 

Articolo previamente apparso qui.

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Reazioni avverse

I vaccini COVID-19 collegati a lesioni renali a lungo termine

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I pericoli dei vaccini COVID-19 legati al cuore sono molto noti a questo punto, ma c’è un altro organo che sembra soffrire a causa delle vaccinazioni e che sta ricevendo molta meno attenzione: i reni. Lo riporta il sito americano Natural News.

 

Secondo il dottor Peter A. McCullough, epidemiologo, cardiologo e internista, vengono segnalati un numero preoccupante di effetti sui reni e sui reni in relazione al vaccino, e teme che possa essere trascurato al punto che questi problemi non vengono scoperti nei pazienti finché non è troppo tardi per intervenire.

 

Il medico texano osserva che i reni ricevono un quarto di tutta la gittata cardiaca e filtrano il sangue su base regolare. Poiché gli studi dimostrano che circa la metà degli individui vaccinati hanno livelli rilevabili della proteina spike del vaccino COVID-19 nel flusso sanguigno, non è azzardato ipotizzare che la proteina spike e l’mRNA potrebbero finire per depositarsi nei reni e causare l’espressione del virus.

 

Una revisione scientifica ha delineato 28 meccanismi pubblicati di danno renale e danno renale derivanti dalle iniezioni, con la maggior parte dei percorsi correlati all’infiammazione da autoimmunità o al danno diretto delle citochine.

 

Ciò coincide con un documento pubblicato su un server di prestampa lo scorso anno da scienziati del Ministero della Salute neozelandese che mostrava che il vaccino provoca danni ai reni. «È interessante notare che l’articolo è riuscito in qualche modo a “scomparire” dal server della prestampa prima di riapparire più tardi nel corso dell’anno in una rivista sottoposta a revisione paritaria con alcuni numeri modificati per riformulare il vaccino come sicuro per i reni» scrive Natural News.

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In un esame delle informazioni del database VAERS, Steve Kirsch ha scoperto che solo un vaccino nei 30 anni di storia del database aveva un segnale di danno renale acuto – ed era proprio il vaccino COVID-19.

 

Anche ricercatori sudcoreani hanno esplorato le malattie renali di nuova insorgenza in seguito alla vaccinazione contro il COVID-19, esaminando casi di persone senza una storia di problemi nefrologici che hanno cercato assistenza medica a seguito di sintomi insorti dopo la vaccinazione contro il COVID-19, come urina rossa, danno renale acuto e diminuzione della funzionalità renale.

 

Lo studio non è stato eseguito con controllo, il che significa che non è possibile determinare in modo definitivo la causalità. Ma hanno fatto attenzione: «Tuttavia, è noto che i vaccini COVID-19 causano malattie glomerulari di nuova insorgenza o recidivanti a causa di una potente disregolazione immunitaria e sono state segnalate varie risposte terapeutiche».

 

Nella conclusione del loro studio, pubblicato sulla rivista Vaccines, gli scienziati coreani scrivono che «sebbene non siamo riusciti a confermare la causalità tra le vaccinazioni e questi fenomeni, in questo periodo di vaccinazioni di massa, i medici devono considerare la possibilità che i vaccini possano aver provocato malattie ai reni in pazienti che presentano sintomi renali».

 

Come riportato da Renovatio 21, curiosamente i trapianti di rene sono stati più volte negati, durante la pandemia, alle persone non vaccinate. In un caso a Cleveland ad un bambino di 9 anni il trapianto di rene fu rifiutato perché il padre non era vaccinato.

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Vaccini

Vaccino COVID, i ricercatori esaminano l’uomo che ha fatto deliberatamente 217 iniezioni

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Secondo un nuovo studio, un uomo di 62 anni di Magdeburgo, in Germania, si è sottoposto di proposito più di 200 dosi di vaccino COVID-19 di otto diversi tipi di vaccino entro 29 mesi. Lo riporta Epoch Times.   In un caso clinico recentemente pubblicato su The Lancet Infectious Diseases, i ricercatori hanno esaminato un uomo ipervaccinato e hanno scoperto che le iniezioni non avevano un effetto positivo o negativo significativo sulla risposta immunitaria, né sono stati segnalati eventi avversi «attribuibili all’ipervaccinazione».   I ricercatori avevano sentito parlare del caso dell’uomo attraverso articoli di giornale e lo hanno contattato per vedere se era disposto a sottoporsi al test, hanno detto gli autori sul sito web dell’Università Friedrich-Alexander. L’uomo ha dichiarato di aver ricevuto 217 vaccinazioni per «motivi personali». 134 vaccinazioni sarebbero confermate ufficialmente.

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Fino ad ora, gli effetti dell’ipervaccinazione erano in gran parte sconosciuti. Per studiarne gli effetti immunologici, i ricercatori hanno analizzato le informazioni mediche, i campioni di sangue e di saliva dell’uomo. Secondo lo studio, 62 test da novembre 2019 a ottobre 2023 hanno mostrato che l’ipervaccinazione ha aumentato la quantità ma non la qualità dell’immunità adattativa.   «Il sistema immunitario è composto da due parti: il sistema immunitario innato (generale) e il sistema immunitario adattativo (specializzato)» spiega Epoch Times. «Il sistema immunitario innato è la prima linea di difesa dell’organismo contro gli agenti patogeni. La vaccinazione è progettata per agire sul sistema immunitario adattativo. Il sistema immunitario adattativo è costituito da cellule e anticorpi specifici che prendono il sopravvento se il sistema immunitario innato non riesce a distruggere un agente patogeno. Ha la capacità di ricordare gli agenti patogeni in modo da poter rispondere più velocemente la prossima volta che si incontra lo stesso».   Secondo lo studio, l’uomo aveva un gran numero di cellule T-effettrici contro SARS-CoV-2 – e anche di più se paragonato a un gruppo di controllo di 29 persone che avevano ricevuto solo tre dosi di vaccino mRNA – ma i livelli di anticorpi sono diminuiti di pari passo. nei pazienti che hanno ricevuto le dosi abituali raccomandate.

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Sebbene l’uomo non avesse segni di infezione da COVID-19, come confermato da ripetuti test antigenici e PCR, e il suo sistema immunitario non si fosse affaticato, lo studio ha scoperto che la sua risposta immunitaria poteva essere sostenuta solo attraverso la rivaccinazione continua. L’autore senior dello studio, il dottor Kilian Schober, ha dichiarato al New York Times che «questi livelli elevatissimi non sono sostenibili» e alla fine scenderanno a livelli normali.   Durante l’intero programma di ipervaccinazione, l’uomo non avrebbe segnalato alcun effetto collaterale correlato al vaccino, ma lo studio non ha rivelato lo stato di salute dell’uomo, se avesse condizioni preesistenti, condizioni che sono peggiorate o condizioni di salute sviluppate durante il mese. Lo studio afferma solo che eventuali anomalie scoperte durante i test non erano attribuibili ai vaccini COVID-19.   Il dottor Schober ha affermato che altri pazienti che ricevono così tante dosi potrebbero manifestare effetti collaterali e che non è saggio per le persone ignorare il consiglio medico di ricevere un numero di vaccinazioni superiore a quello raccomandato.   «È importante ricordare che si tratta di un caso di studio individuale e che i risultati non sono generalizzabili», ha detto il dottor Schober alla CNN. «Il vantaggio non è molto maggiore se ti vaccini tre o 200 volte».   I pubblici ministeri inizialmente hanno aperto un’indagine sul caso e hanno raccolto prove di 130 vaccinazioni in nove mesi, hanno scritto i ricercatori. Le dosi aggiuntive sono state auto-riferite. Se l’uomo avesse ricevuto 217 dosi di vaccino in 29 mesi, si tratterebbe di una media di una vaccinazione ogni quattro giorni.   Secondo la storia delle vaccinazioni dell’uomo, ha ricevuto per la prima volta l’iniezione Johnson & Johnson nel giugno 2021. Le sue successive dosi di vaccino includevano AstraZeneca, Moderna, Sanofi e GlaxoSmithKline, nonché i vaccini monovalenti, bivalenti e aggiornati di Pfizer.

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Inoltre, l’uomo ha ricevuto 16 iniezioni nel 2021, 48 iniezioni nel gennaio del 2022, 34 iniezioni a febbraio e sei a marzo prima che i pubblici ministeri venissero coinvolti.   Nell’aprile 2022, la stampa tedesca aveva riferito che un uomo di 60 anni della stessa città era stato vaccinato 87 volte, ricevendo fino a tre dosi di vaccino in un giorno. Prima che l’uomo potesse ricevere altre dosi di vaccino, è stato arrestato dalla polizia in un centro di vaccinazione con il sospetto che stesse rivendendo carte di vaccinazione a terzi in un momento in cui era richiesta la prova della vaccinazione per frequentare determinati luoghi. Non è mai stata presentata alcuna accusa penale.   Gli autori dello studio hanno affermato che, nonostante i loro risultati, non supportano l’ipervaccinazione come strategia per migliorare l’immunità adattativa, né i risultati sono sufficienti per formulare raccomandazioni di ampia portata per il grande pubblico.   «La ricerca attuale indica che una vaccinazione a tre dosi, abbinata a regolari vaccini aggiuntivi per i gruppi vulnerabili, rimane l’approccio preferito», hanno affermato sul sito web dell’università. «Non vi è alcuna indicazione che siano necessari più vaccini».   La storia, piuttosto incredibile, è stata subito ripresa dalle virostar nostrane come riprova della bontà dell’iniezione mRNA.  

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«Un uomo di 62 anni è stato vaccinato 217 volte contro il Covid-19, senza riscontrare alcun effetto collaterale. Questa è la medicina dell’evidenza» scrive il direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova Matteo Bassetti. «Preferite l’evidenza della scienza pubblicata sulle riviste più prestigiose del mondo o la fuffa, le correlazioni impossibili e la ciarlataneria dei no-vax?»   La prestigiosa rivista Lancet, ricordiamo al celebre medico, è la stessa che nel 2020 ritirò clamorosamente un articolo sull’uso dell’idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19 che di fatto fermò i test globali sulla sostanza che era stata suggerita come trattamento dal grande virologo Didier Raoult, a cui si deve il primo protocollo di cura per il coronavirus.   «Questo è un esempio scioccante di cattiva condotta della ricerca nel mezzo di un’emergenza sanitaria globale», dichiarò Richard Horton, il direttore della rivista, al quotidiano britannico Guardian.   L’Organizzazione Mondiale della Sanità e diversi governi mondiali hanno cambiato le loro politiche sul coronavirus e hanno ripreso i test sull’idrossiclorochina perché hanno ricevuto dati discutibili da una piccola azienda sanitaria statunitense, la società Surgisphere, i cui dipendenti includono uno scrittore di fantascienza non identificato e una modella di materiale «per adulti».   I testi sull’idrossiclorochina ripartirono. Tuttavia, studi che collegavano falsamente l’idrossiclorochina all’aumento dei decessi citati frequentemente anche dopo la ritrattazione. Il mondo delle «prestigiose riviste», degli enti sanitari globali e delle grande farmaceutiche che vi stanno in mezzo va così. Il professore lo sa?

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Vaccini

Il vaccino Dengue ha funzionato, ma i bambini sono morti

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La buona notizia: secondo un gruppo di studio internazionale, i bambini sudamericani ora hanno un vaccino «sicuro ed efficace» contro la dengue. La brutta notizia? Durante lo studio clinico sono morti quasi il doppio dei bambini vaccinati rispetto a quelli non vaccinati.

 

Gli investigatori hanno arruolato 20.099 bambini, di età compresa tra 4 e 16 anni, 50,5% maschi, provenienti da 26 centri medici o di ricerca nel «territorio della dengue»: Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, Nicaragua, Panama, Filippine, Sri Lanka e Tailandia.

 

Sono stati esclusi i bambini malati o altamente allergici.

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I ricercatori hanno somministrato due dosi, a tre mesi di distanza l’una dall’altra, di un vaccino sperimentale contro la dengue vivo attenuato a 13.401 bambini. Il vaccino, TAK-003 , è stato sviluppato dalla Takeda Pharmaceuticals con sede a Cambridge, Massachusetts.

 

Takeda ha riferito che il vaccino è stato efficace al 61,2% nel prevenire la dengue e all’84,1% nel prevenire il ricovero ospedaliero associato alla dengue.

 

Nel complesso, un numero leggermente maggiore di soggetti non vaccinati ha manifestato effetti collaterali, ma gli effetti lievi sono stati più comuni tra i soggetti vaccinati.

 

Il profilo di effetti collaterali leggermente superiore di TAK-003 non si è tradotto nel segnale di sicurezza più significativo di tutti, ovvero la morte, poiché 11 bambini vaccinati sono morti durante il follow-up rispetto a soli 6 bambini non vaccinati.

 

Nel luglio 2023, Takeda ha ritirato «volontariamente» la sua richiesta di vendita di TAK-003 negli Stati Uniti a causa di discrepanze nelle sue pratiche di raccolta dati, secondo un comunicato stampa di Takeda.

 

Angelo De Palma

Ph.D.

 

© 8 marzo 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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