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Fra vaccinazioni obbligatorie e intimidazioni: il PNPV 2017-2019

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La campagna mediatica statuita per far calare un’ombra di terrore e di livore discriminatorio contro quei genitori che hanno scelto, anche con tutte le dovute giustificazioni culturali, di non vaccinare i propri figli contro il morbillo, sembra non avere fine. Se ne è parlato già per due volte consecutive nei precedenti articoli [qui e qui], eppure sembra che questo focoso dibattito non abbia un termine, cosicché, per ravvivarlo senza rischiare di farlo spegnere, si vanno a tirar fuori tutte le più assurde illazioni in materia di scienza e di statistica.

 

Uno degli ultimi impegni concreti a questo proposito lo si è notato nella trasmissione “Nemo“, trasmessa su Rai 2 il 30 Marzo scorso e dove tra un mescolamento di “Nemici di Papa Francesco” e deliri ateistici-liberal surreali di Vittorio Sgarbi, si è parlato anche di vaccini. Il taglio dato al servizio faceva ben comprendere da quale parte lo stesso volesse piegare, nonostante si sia dato spazio anche a qualche genitore contrario alle vaccinazioni di massa, e nonostante si sia cercato di dire che se i “contrari” iniziano a salire di numero forse un motivo ci sarà: se ne deve prendere atto, diceva per l’appunto la conduttrice Valentina Petrini.

 

E infatti dall’alto della Sanità se ne sono accorti. Tant’è che sono già pronte tutte le direttive di dialogo per convincere la popolazione che i vaccini sono buoni, non hanno controindicazioni ma, soprattutto, vanno fatti assolutamente perché le malattie contro le quali dovrebbero agire aspettano tutte al varco, pronte a colpire chiunque non si sia sottoposto a vaccino-profilassi, specie fra i bambini.
Come sono queste direttive di dialogo, vi chiederete. Fondate su studi? No. Fatte in modo democratico? Men che meno. Costituzionalmente ineccepibili? Non se ne parla!Invece che dimostrare, parlare e capire queste rimostranze da parte di tantissimi genitori, il Ministero della Salute, dall’alto dei falsi principi democratici (i quali meno male, a volte, si rivelano: facendo conseguire e comprendere la vera essenza ingannevole della democrazia) ha varato il famoso “Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019” [da ora PNPV], nel quale sono enunciate tantissime “nuove” vaccinazioni fin dalla primissima fascia di età del bambino.

 

La risposta alle perplessità è stata di fatto un’aggiunta immediata dell’oggetto che genera il problema, ergo i vaccini. Ma la cosa sconvolgente riguarda il modo in cui è stato voluto questo Piano Nazionale, contorniato da un’aura di infallibilità e di intimidazione parimenti vergognosa.
Sono infatti stati introdotti e diffusi elementi di confusione degni di una certa intellighenziamediatica, sempre in linea con ciò che è il volere di “Stato”, e vediamo perché.

 

Per prima cosa è doveroso far notare che il PNPV 2017-2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 2017, rappresenta solamente un’offerta vaccinale destinata ai cittadini, ma non vale assolutamente come Legge di Stato a sancire un obbligo vaccinale per tutti i vaccini inseriti; seconda cosa, il Piano pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 2017  è valso come versione discussa, ma non approvata all’unanimità nella Conferenza Stato-Regioni del 19 gennaio 2017: il testo è stato pubblicato infatti sulla Gazzetta Ufficiale nonostante non si sia raggiunto alcun accordo netto e chiaro fra Stato e Regioni [2]. Le regioni hanno infatti diverse visioni su questa tematica così delicata, che vanno da quelle ferree – per non dire anticostituzionali – di Emilia-Romagna e Toscana, a quelle come la Liguria, il Veneto e l’Umbria dove non si ravvisa alcuna necessità di introdurre obblighi. Fino ad arrivare a Regioni come la Lombardia dove si evidenzia addirittura uno scontro politico tra i vertici della Regione. In ultimo si potrebbe pure menzionare la Calabria, dove è stata emanata una Legge Regionale a ribadire l’obbligatorietà dei soli quattro vaccini obbligatori per Legge nazionale [difterite – tetano – poliomielite – epatite B]. Insomma un potpourri di approcci che a tutto può far pensare fuorché ad un accordo comune e senza scontri. Eppure la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato, senza se e senza ma – almeno apparenti.

 

Il PNPV 2017-2019 rappresenta di fatto un’operazione di marketing vaccinale dove sono definite strategie in grado di raggiungere obiettivi ben precisi sullo scibile umano.
Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) non ha tenuto nascosto di voler impugnare il Piano Nazionale al Tar del Lazio per richiedere la sospensione urgente del provvedimento [3], questo perché trattasi di un piano vaccinale pattuito fra soggetti – pubblici e privati che sono – i quali collaborano costantemente con le case farmaceutiche, non potendo così fungere da garanzia per i cittadini, come ha spiegato l’associazione dei consumatori.
(Prospetto dell’offerta vaccinale inserita nel PNPV 2017-2019 a fronte delle sole vaccinazioni obbligatorie per Legge)
(Prospetto dell’offerta vaccinale inserita nel PNPV 2017-2019 a fronte delle sole vaccinazioni obbligatorie per Legge)

 

Diverse sono pure le incongruenze riscontrabili in questo piano marketing, prima di tutto perché, come già detto, ci si scorda sempre di dire che i vaccini obbligatori per Legge rimangono quattro. Quattro e non plus ultra.
E sono:
vaccinazione contro la difterite – resa obbligatoria con la Legge 6/6/1939 n. 891, cui hanno fatto seguito le Norme per l’attuazione [vaccinazione questa già compresa nel PNPV 2017-2019].
-vaccinazione contro il tetano – resa obbligatoria con la Legge 5/3/1963 n. 292, seguita dal Regolamento di esecuzione del 7/9/1965. La Legge è stata successivamente modificata più volte: 20/3/1968 n. 419; DM 22/3/1975 e DM 16/9/1975. Le ultime modifiche sono state apportate col DM 7/4/1999, con la Circolare Ministeriale 7/4/1999 n. 5 e con il DPR 7 novembre 2001 n. 464 [anche questa compresa nel PNPV 2017-2019].
-vaccinazione contro la poliomielite – resa obbligatoria con la Legge 4/2/1966 n. 51; successivamente fu emanato il DM 25/5/1967, relativo alla quantità e al tipo di vaccino da impiegare in quel momento [vaccino OPV Sabin]. Con il DM del 18 giugno 2002 si passò alla schedula con 4 dosi di vaccino IPV [vaccinazione compresa anch’essa nel PNPV 2017-2019].
-vaccinazione contro l’epatite virale B – resa obbligatoria con la Legge 27/5/1991 n.165, seguita dal Protocollo emanato col DM 3/10/1991 [vaccinazione tranquillamente compresa nel PNPV 2017-2019].

 

Al netto di queste facili illustrazioni, emerge il problema esiziale di tutta la questione vaccini, e cioè che nell’attuale stato di cose non vi è alcuna possibilità per i genitori di sottrarsi al vaccino esavalente nel caso in cui volessero osservare l’obbligo di vaccinazione per tutte quelle obbligatorie. Le inascoltate e numerose segnalazioni da parte dei genitori di bambini i quali hanno appena compiuto i tre mesi sono tante, e viene lamentato di essere costretti a praticare ai propri figli un vaccino esavalente pur avendo deciso di sottoporre i piccoli alle sole quattro vaccinazioni obbligatorie per Legge, poiché non sono disponibili presso le ASL di riferimento i singoli quattro vaccini dei previsti dallo Stato. Non si tratta già di una sbalordente assurdità? Presso le ASL e i centri di vaccinazione pediatrica sono somministrati a tavoletta solo due vaccini: ovviamente esavalenti.
Il più utilizzato è nominato Infanrix Hexa, prodotto e commercializzato dalla GlaxoSmithKline, il quale contiene le quattro vaccinazioni obbligatorie e due facoltative, ossiaantipertossico e anti haemophilus influenzae tipo b;
È disponibile anche il nuovo vaccino esavalente nominato Hexyon, prodotto e commercializzato dalla Sanofi, contenente le stesse sei vaccinazioni sopraelencate, due delle quali, come già detto, “facoltative”; eppure già presenti in questa massiccia dose. Ambedue sono reperibili nel “Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019.

 

Va da sé che vi è un’evidente impossibilità di vedersi somministrare unicamente e singolarmente i quattro vaccini obbligatori per Legge, fatto poi nostro un motivo ben preciso: manca in commercio uno dei quattro vaccini obbligatori, ossia il vaccino singolo antidifterico. Il perché, per ora, lo lasciamo in sospeso.
Così come lasciamo in sospeso l’accanimento di alcune Regioni che, in accordo con il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, consce del fatto di non essere riuscite a cambiare una legge che prevede solo quattro vaccinazioni obbligatorie, nonostante i tentativi mediatici di far apparire il PNPV come qualcosa che sancirà ulteriori obbligatorietà, hanno già proposto e infine stabilito un altro genere di ricatto: tirannico, infondato e a scapito dei bambini.
Cristiano Lugli
Articolo originariamente apparso qui.

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Reazioni avverse

I vaccini COVID-19 collegati a lesioni renali a lungo termine

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I pericoli dei vaccini COVID-19 legati al cuore sono molto noti a questo punto, ma c’è un altro organo che sembra soffrire a causa delle vaccinazioni e che sta ricevendo molta meno attenzione: i reni. Lo riporta il sito americano Natural News.

 

Secondo il dottor Peter A. McCullough, epidemiologo, cardiologo e internista, vengono segnalati un numero preoccupante di effetti sui reni e sui reni in relazione al vaccino, e teme che possa essere trascurato al punto che questi problemi non vengono scoperti nei pazienti finché non è troppo tardi per intervenire.

 

Il medico texano osserva che i reni ricevono un quarto di tutta la gittata cardiaca e filtrano il sangue su base regolare. Poiché gli studi dimostrano che circa la metà degli individui vaccinati hanno livelli rilevabili della proteina spike del vaccino COVID-19 nel flusso sanguigno, non è azzardato ipotizzare che la proteina spike e l’mRNA potrebbero finire per depositarsi nei reni e causare l’espressione del virus.

 

Una revisione scientifica ha delineato 28 meccanismi pubblicati di danno renale e danno renale derivanti dalle iniezioni, con la maggior parte dei percorsi correlati all’infiammazione da autoimmunità o al danno diretto delle citochine.

 

Ciò coincide con un documento pubblicato su un server di prestampa lo scorso anno da scienziati del Ministero della Salute neozelandese che mostrava che il vaccino provoca danni ai reni. «È interessante notare che l’articolo è riuscito in qualche modo a “scomparire” dal server della prestampa prima di riapparire più tardi nel corso dell’anno in una rivista sottoposta a revisione paritaria con alcuni numeri modificati per riformulare il vaccino come sicuro per i reni» scrive Natural News.

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In un esame delle informazioni del database VAERS, Steve Kirsch ha scoperto che solo un vaccino nei 30 anni di storia del database aveva un segnale di danno renale acuto – ed era proprio il vaccino COVID-19.

 

Anche ricercatori sudcoreani hanno esplorato le malattie renali di nuova insorgenza in seguito alla vaccinazione contro il COVID-19, esaminando casi di persone senza una storia di problemi nefrologici che hanno cercato assistenza medica a seguito di sintomi insorti dopo la vaccinazione contro il COVID-19, come urina rossa, danno renale acuto e diminuzione della funzionalità renale.

 

Lo studio non è stato eseguito con controllo, il che significa che non è possibile determinare in modo definitivo la causalità. Ma hanno fatto attenzione: «Tuttavia, è noto che i vaccini COVID-19 causano malattie glomerulari di nuova insorgenza o recidivanti a causa di una potente disregolazione immunitaria e sono state segnalate varie risposte terapeutiche».

 

Nella conclusione del loro studio, pubblicato sulla rivista Vaccines, gli scienziati coreani scrivono che «sebbene non siamo riusciti a confermare la causalità tra le vaccinazioni e questi fenomeni, in questo periodo di vaccinazioni di massa, i medici devono considerare la possibilità che i vaccini possano aver provocato malattie ai reni in pazienti che presentano sintomi renali».

 

Come riportato da Renovatio 21, curiosamente i trapianti di rene sono stati più volte negati, durante la pandemia, alle persone non vaccinate. In un caso a Cleveland ad un bambino di 9 anni il trapianto di rene fu rifiutato perché il padre non era vaccinato.

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Vaccini

Vaccino COVID, i ricercatori esaminano l’uomo che ha fatto deliberatamente 217 iniezioni

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Secondo un nuovo studio, un uomo di 62 anni di Magdeburgo, in Germania, si è sottoposto di proposito più di 200 dosi di vaccino COVID-19 di otto diversi tipi di vaccino entro 29 mesi. Lo riporta Epoch Times.   In un caso clinico recentemente pubblicato su The Lancet Infectious Diseases, i ricercatori hanno esaminato un uomo ipervaccinato e hanno scoperto che le iniezioni non avevano un effetto positivo o negativo significativo sulla risposta immunitaria, né sono stati segnalati eventi avversi «attribuibili all’ipervaccinazione».   I ricercatori avevano sentito parlare del caso dell’uomo attraverso articoli di giornale e lo hanno contattato per vedere se era disposto a sottoporsi al test, hanno detto gli autori sul sito web dell’Università Friedrich-Alexander. L’uomo ha dichiarato di aver ricevuto 217 vaccinazioni per «motivi personali». 134 vaccinazioni sarebbero confermate ufficialmente.

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Fino ad ora, gli effetti dell’ipervaccinazione erano in gran parte sconosciuti. Per studiarne gli effetti immunologici, i ricercatori hanno analizzato le informazioni mediche, i campioni di sangue e di saliva dell’uomo. Secondo lo studio, 62 test da novembre 2019 a ottobre 2023 hanno mostrato che l’ipervaccinazione ha aumentato la quantità ma non la qualità dell’immunità adattativa.   «Il sistema immunitario è composto da due parti: il sistema immunitario innato (generale) e il sistema immunitario adattativo (specializzato)» spiega Epoch Times. «Il sistema immunitario innato è la prima linea di difesa dell’organismo contro gli agenti patogeni. La vaccinazione è progettata per agire sul sistema immunitario adattativo. Il sistema immunitario adattativo è costituito da cellule e anticorpi specifici che prendono il sopravvento se il sistema immunitario innato non riesce a distruggere un agente patogeno. Ha la capacità di ricordare gli agenti patogeni in modo da poter rispondere più velocemente la prossima volta che si incontra lo stesso».   Secondo lo studio, l’uomo aveva un gran numero di cellule T-effettrici contro SARS-CoV-2 – e anche di più se paragonato a un gruppo di controllo di 29 persone che avevano ricevuto solo tre dosi di vaccino mRNA – ma i livelli di anticorpi sono diminuiti di pari passo. nei pazienti che hanno ricevuto le dosi abituali raccomandate.

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Sebbene l’uomo non avesse segni di infezione da COVID-19, come confermato da ripetuti test antigenici e PCR, e il suo sistema immunitario non si fosse affaticato, lo studio ha scoperto che la sua risposta immunitaria poteva essere sostenuta solo attraverso la rivaccinazione continua. L’autore senior dello studio, il dottor Kilian Schober, ha dichiarato al New York Times che «questi livelli elevatissimi non sono sostenibili» e alla fine scenderanno a livelli normali.   Durante l’intero programma di ipervaccinazione, l’uomo non avrebbe segnalato alcun effetto collaterale correlato al vaccino, ma lo studio non ha rivelato lo stato di salute dell’uomo, se avesse condizioni preesistenti, condizioni che sono peggiorate o condizioni di salute sviluppate durante il mese. Lo studio afferma solo che eventuali anomalie scoperte durante i test non erano attribuibili ai vaccini COVID-19.   Il dottor Schober ha affermato che altri pazienti che ricevono così tante dosi potrebbero manifestare effetti collaterali e che non è saggio per le persone ignorare il consiglio medico di ricevere un numero di vaccinazioni superiore a quello raccomandato.   «È importante ricordare che si tratta di un caso di studio individuale e che i risultati non sono generalizzabili», ha detto il dottor Schober alla CNN. «Il vantaggio non è molto maggiore se ti vaccini tre o 200 volte».   I pubblici ministeri inizialmente hanno aperto un’indagine sul caso e hanno raccolto prove di 130 vaccinazioni in nove mesi, hanno scritto i ricercatori. Le dosi aggiuntive sono state auto-riferite. Se l’uomo avesse ricevuto 217 dosi di vaccino in 29 mesi, si tratterebbe di una media di una vaccinazione ogni quattro giorni.   Secondo la storia delle vaccinazioni dell’uomo, ha ricevuto per la prima volta l’iniezione Johnson & Johnson nel giugno 2021. Le sue successive dosi di vaccino includevano AstraZeneca, Moderna, Sanofi e GlaxoSmithKline, nonché i vaccini monovalenti, bivalenti e aggiornati di Pfizer.

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Inoltre, l’uomo ha ricevuto 16 iniezioni nel 2021, 48 iniezioni nel gennaio del 2022, 34 iniezioni a febbraio e sei a marzo prima che i pubblici ministeri venissero coinvolti.   Nell’aprile 2022, la stampa tedesca aveva riferito che un uomo di 60 anni della stessa città era stato vaccinato 87 volte, ricevendo fino a tre dosi di vaccino in un giorno. Prima che l’uomo potesse ricevere altre dosi di vaccino, è stato arrestato dalla polizia in un centro di vaccinazione con il sospetto che stesse rivendendo carte di vaccinazione a terzi in un momento in cui era richiesta la prova della vaccinazione per frequentare determinati luoghi. Non è mai stata presentata alcuna accusa penale.   Gli autori dello studio hanno affermato che, nonostante i loro risultati, non supportano l’ipervaccinazione come strategia per migliorare l’immunità adattativa, né i risultati sono sufficienti per formulare raccomandazioni di ampia portata per il grande pubblico.   «La ricerca attuale indica che una vaccinazione a tre dosi, abbinata a regolari vaccini aggiuntivi per i gruppi vulnerabili, rimane l’approccio preferito», hanno affermato sul sito web dell’università. «Non vi è alcuna indicazione che siano necessari più vaccini».   La storia, piuttosto incredibile, è stata subito ripresa dalle virostar nostrane come riprova della bontà dell’iniezione mRNA.  

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«Un uomo di 62 anni è stato vaccinato 217 volte contro il Covid-19, senza riscontrare alcun effetto collaterale. Questa è la medicina dell’evidenza» scrive il direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova Matteo Bassetti. «Preferite l’evidenza della scienza pubblicata sulle riviste più prestigiose del mondo o la fuffa, le correlazioni impossibili e la ciarlataneria dei no-vax?»   La prestigiosa rivista Lancet, ricordiamo al celebre medico, è la stessa che nel 2020 ritirò clamorosamente un articolo sull’uso dell’idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19 che di fatto fermò i test globali sulla sostanza che era stata suggerita come trattamento dal grande virologo Didier Raoult, a cui si deve il primo protocollo di cura per il coronavirus.   «Questo è un esempio scioccante di cattiva condotta della ricerca nel mezzo di un’emergenza sanitaria globale», dichiarò Richard Horton, il direttore della rivista, al quotidiano britannico Guardian.   L’Organizzazione Mondiale della Sanità e diversi governi mondiali hanno cambiato le loro politiche sul coronavirus e hanno ripreso i test sull’idrossiclorochina perché hanno ricevuto dati discutibili da una piccola azienda sanitaria statunitense, la società Surgisphere, i cui dipendenti includono uno scrittore di fantascienza non identificato e una modella di materiale «per adulti».   I testi sull’idrossiclorochina ripartirono. Tuttavia, studi che collegavano falsamente l’idrossiclorochina all’aumento dei decessi citati frequentemente anche dopo la ritrattazione. Il mondo delle «prestigiose riviste», degli enti sanitari globali e delle grande farmaceutiche che vi stanno in mezzo va così. Il professore lo sa?

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Vaccini

Il vaccino Dengue ha funzionato, ma i bambini sono morti

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La buona notizia: secondo un gruppo di studio internazionale, i bambini sudamericani ora hanno un vaccino «sicuro ed efficace» contro la dengue. La brutta notizia? Durante lo studio clinico sono morti quasi il doppio dei bambini vaccinati rispetto a quelli non vaccinati.

 

Gli investigatori hanno arruolato 20.099 bambini, di età compresa tra 4 e 16 anni, 50,5% maschi, provenienti da 26 centri medici o di ricerca nel «territorio della dengue»: Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, Nicaragua, Panama, Filippine, Sri Lanka e Tailandia.

 

Sono stati esclusi i bambini malati o altamente allergici.

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I ricercatori hanno somministrato due dosi, a tre mesi di distanza l’una dall’altra, di un vaccino sperimentale contro la dengue vivo attenuato a 13.401 bambini. Il vaccino, TAK-003 , è stato sviluppato dalla Takeda Pharmaceuticals con sede a Cambridge, Massachusetts.

 

Takeda ha riferito che il vaccino è stato efficace al 61,2% nel prevenire la dengue e all’84,1% nel prevenire il ricovero ospedaliero associato alla dengue.

 

Nel complesso, un numero leggermente maggiore di soggetti non vaccinati ha manifestato effetti collaterali, ma gli effetti lievi sono stati più comuni tra i soggetti vaccinati.

 

Il profilo di effetti collaterali leggermente superiore di TAK-003 non si è tradotto nel segnale di sicurezza più significativo di tutti, ovvero la morte, poiché 11 bambini vaccinati sono morti durante il follow-up rispetto a soli 6 bambini non vaccinati.

 

Nel luglio 2023, Takeda ha ritirato «volontariamente» la sua richiesta di vendita di TAK-003 negli Stati Uniti a causa di discrepanze nelle sue pratiche di raccolta dati, secondo un comunicato stampa di Takeda.

 

Angelo De Palma

Ph.D.

 

© 8 marzo 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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