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IVF

Figli in provetta con il seme sbagliato

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Con la diffusione dei test genetici, i genitori stanno scoprendo che lo sperma usato per l’inseminazione non proviene dai donatori scelti. La situazione, imbarazzante e al contempo preoccupante, è fotografata da un articolo recente del New York Times.

 

Vi si racconta una storia iniziata nel 2002. Tale Cindy, trentenne, è una lesbica che con la sua compagna decide di «avere» un bambino. Il che significa generarlo in laboratario, chiaramente, fecondando quantità di ovuli con sperma di maschi sconosciuti, selezionare gli embrioni migliori e farseli impiantare nell’utero, sperando che qualcuno «attecchisca».

Con la diffusione dei test genetici, i genitori stanno scoprendo che lo sperma usato per l’inseminazione non proviene dai donatori scelti.

 

Per chi crede che l’embrione sia vita umana sin dal concepimento, si tratta certo di una strage, sottaciuta oggi più che mai persino dalla Chiesa cattolica. Tuttavia questo non è l’argomento di questo articolo.

 

La coppia lesbica trascorre ore a vagliare i profili dei donatori di seme, scegliendo un donatore anonimo in buono stato di salute e pochi problemi medici in famiglia: ebbene sì, vi sono delle sorte di cataloghi per il futuro padre della vostra creatura. Il donatore era anonimo e riconoscibile solo tramite il numero di identificazione.

 

Cindy partorisce un bambino sano. In seguito, la coppia sceglie lo stesso donatore per avere un altro figlio, e in  breve tempo si ritrovò a crescere due maschi.

 

Crescendo, i due ragazzi, spinti dall’ovvio desiderio di conoscere il proprio padre e i propri possibili «fratellastri» in provetta, inseriscono il numero del donatore di seme in un database. I fratellastri genetici saltano fuori.

 

Tuttavia, quando tutti si sottopongono ad un test del DNA, i risultati non sono  quelli sperati. I figli di Cindy non hanno legami tra loro. Si scoprì che la banca del seme non le ha venduto lo sperma del donatore scelto, ma uno diverso.

Cose tremende per chi ha ordinato un super-bambino dalla genetica immacolata.

 

Si scopre così l’identità del vero donatore; si apprende con orrore che la sua storia medica era tutt’altro che limpida: una nonna del vero padre genetico era deceduta a causa di un tumore al cervello a 60 anni e un nonno aveva sofferto del morbo di Alzheimer. L’altra nonna era morta per problemi cardiaci.

Tutte cose tremende per chi ha ordinato un super-bambino dalla genetica immacolata.

 

«È come se il corredo genetico dei miei figli fosse stato contaminato» dice Cindy, che è piuttosto risentita con quelli della banca del seme. «Non ho scelto uno che ha casi di tumore al cervello in famiglia. Non lo volevo come donatore. Dovrebbero vergognarsi di averne uno così nel loro sito».

 

In USA, non ci sono statistiche nazionali sul numero di bambini nati ogni anno tramite inseminazione artificiale, anche se gli esperti stimano che possano arrivare a 60.000. Tantomeno si tiene traccia del numero di persone che scoprono che lo sperma acquistato non proviene dal donatore scelto.

In USA, non ci sono statistiche nazionali sul numero di bambini nati ogni anno tramite inseminazione artificiale, anche se gli esperti stimano che possano arrivare a 60.000. Tantomeno si tiene traccia del numero di persone che scoprono che lo sperma acquistato non proviene dal donatore scelto.

 

Nell’era dei test del DNA accessibili a tutti – con aziende come 23andMe, Ancestry, etc. – storie simili a questa aumentano. Un crescente numero di genitori, o a volte anche i figli concepiti in seguito a inseminazione, scoprono di aver ricevuto lo sperma sbagliato dalla banca del seme o dalla clinica della fertilità, spesso anche dopo decenni dall’intervento.

 

L’aumento costante di casi simili sta sollevando complesse questioni sulla necessità di migliorare le regolamentazioni per le banche del seme e le cliniche FIVET.

 

«Queste storie sono struggenti e rappresentano delle sfide a livello legale –afferma al NYT Dov Fox, direttore del Center for Healthy Law Policy and Bioethics dell’Università di San Diego – sono molto più frequenti di quanto immaginiamo».

 

«Le banche del seme presentano molte falle nella regolamentazione e questi scambi  o errori non sono così imprevedibili dato il numero delle banche del seme che usano metodi obsoleti per etichettare i campioni, ad esempio carta e penna»

 

 

«Queste storie sono struggenti e rappresentano delle sfide a livello legale  sono molto più frequenti di quanto immaginiamo»

Melissa, madre single del Massachussetts, ha scoperto di aver ricevuto lo sperma sbagliato dalla Repro Lab Inc., clinica della fertilità di New York City, quando la figlia ventunenne si è sottoposta a un test del DNA. Risultava collegata a un fratellastro che conosceva il numero del donatore anonimo. Non era il donatore che la madre aveva scelto alla clinica decenni prima.

 

«Mi è stato dato lo sperma del donatore sbagliato, e non lo avrei mai scoperto se mia figlia non avesse fatto il test del DNA», dice Melissa.

 

«Non sai quello che erediti; puoi truccare le carte a danno di tuo figlio inconsapevolmente. Non è come uno stupro. È una procedura medica. Ma ti mettono quella roba nel corpo, e io mi sento fisicamente violata».

 

Melissa ha appreso che esistono pochi rimedi legali per i genitori che ricevono lo sperma sbagliato.

 

«Non volevo intentare una causa, perché amo mia figlia. Inoltre, avrei dovuto denunciarli per un danno da nascita sbagliata, ma se non ci sono problemi di salute non sussistono irregolarità da parte loro».

 

La logica qui un po’ ci sfugge, da tutte le parti. Genitori che denunciano perché il corredo cromosomico dei figli? Vorrebbero quindi dei figli diversi? E i giudici pensano che i figli siano delle «nascite sbagliate» solo nel caso essi siano malati?

 

 Esistono pochi rimedi legali per i genitori che ricevono lo sperma sbagliato.

Ma andiamo avanti con i casi umani. Ecco il caso da leggenda metropolitana (coppia va in viaggio di nozze in Kenya…) che la provetta rende drammaticamente realtà. Jennifer Cramblett di Uniontown, Ohio, ha fatto causa alla Midwest Sperm Bank nel 2014, nella zona di Chicago, dopo aver appreso che lei e la sua partner avevano ricevuto lo sperma del donatore sbagliato.

 

Infatti, il figlio della coppia è di razza mista, anche se il donatore selezionato era bianco. Dalla causa è emerso che il codice sulla provetta di sperma era scritto a penna, e le procedure di registrazione non erano computerizzate. Tuttavia, il giudice rigetto la causa asserendo che non si trattava di «danno da nascita» poiché il figlio della signora Cramblett non aveva problemi di salute.

 

Mentre le clienti come lei possono credere che ricevere lo sperma sbagliato sia da considerarsi frode, i tribunali ritengono che non ci sono danni se il nascituro è sano.

 

«Un tribunale può dire: “Non hai avuto il donatore che volevi, ma come puoi dire che la condizione è peggiore? Come fai a sapere che un donatore è meglio di un altro?», dice Sonia Suter, professoressa di legge alla George Washington University specializzata in bioetica e politiche sanitarie.

«Un tribunale può dire: “Non hai avuto il donatore che volevi, ma come puoi dire che la condizione è peggiore? Come fai a sapere che un donatore è meglio di un altro?»

 

«Non esistono sistemi legali per risolvere quello che appare evidentemente ingiusto. Il problema è la scarsa regolamentazione. Ci si può rivalere sul contratto se affermi di non aver ricevuto lo sperma che volevi, ma può essere difficile provarlo».

 

La signora Suter afferma che alcuni osservatori industriali ritengono un ramo della Food and Drug Administration (FDA) dovrebbe occuparsi dell’industria della fertilità, comprese le banche del seme.

 

«Stanno facendo quello che dovrebbero? Forniscono il prodotto promesso? – chiede la Suter – anno a che fare con esseri umani. Possono comprare e vendere, ma è molto più di un’automobile e ha un impatto enorme».

 

In effetti, la FDA regolamenta i tessuti riproduttivi (come sperma e ovuli), ma la sua autorità è limitata a prevenire la diffusione di malattie trasmissibili, come l’AIDS o l’epatite. Non si occupa del processo di selezione del donatore, assicura solamente la requisiti minimi per l’idoneità relativi allo stato di salute o all’età, conferma Stephanie Caccomo, portavoce dell’agenzia.

La ASRM è un’organizzazione professionale che ha il compito di suggerire linee guida per le banche del seme, per i medici e per le cliniche, non ha il potere di legiferare.

 

Tuttavia e alcuni cambiamenti a livello legale sono vicini, accelerati da un caso particolarmente spinoso.

Negli anni Settanta e Ottanta, un ginecologo di Indianapolis utilizzò il proprio seme, anziché quello del marito o del donatore anonimo, per ingravidare almeno 46 donne.

 

Negli anni Settanta e Ottanta, un ginecologo di Indianapolis utilizzò il proprio seme, anziché quello del marito o del donatore anonimo, per ingravidare almeno 46 donne.

 

Il Dr. Donald Cline si proclamò colpevole per due reati di intralcio alla giustizia e ammise di aver mentito agli investigatori statali sull’uso del proprio sperma per inseminare le pazienti. Restituì la licenza medica e fu condannato a un anno con sospensione della pena.

 

Il Pubblico Ministero affermò di non poter chiedere di più a causa del vuoto legislativo inerente a tale condotta.

 

Sessanta persone ora credono che il medico sia il loro padre biologico, secondo il test del DNA. Matt White, 36 anni di Indianapolis scoprì il legame con il Dr. Cline dopo aver letto un articolo sul caso.

 

Capì immediatamente che la sua clinica era quella scelta dalla madre per procreare.

 

«Non posso credere che qualcuno, tanto meno un rinomato professionista dalla personalità brillante, abbia violato ripetutamente la più intima esperienza della vita di una donna, avere un bambino». E invece.

 

White e altri fratellastri scoperti di recente si sono battuti per veder riconosciuta la «frode sulla fertilità”»come reato in Indiana. La proposta è diventata legge appena il mese scorso dopo la firma del governatore.

 

La legge copre casi di truffa su procedure mediche, farmaci o materiale riproduttivo umano, come sperma, ovuli ed embrioni. La pena prevede da sei mesi a due anni e mezzo di reclusione e un’ammenda fino a 10.000 dollari. Con questa legge, l’Indiana diventa uno dei primi stati a regolamentare il concepimento con un donatore esterno. Nel 2016 la California approvò una legge a parziale tutela delle famiglie che hanno avuto figli tramite la procreazione assistita.

 

A Singapore il tribunale ha descritto un nuovo tipo di danno, la perdita dell’«affinità genetica»

Ma il Dr. Fox, professore di legge, ritiene che la norma debba andare oltre. Ha proposto il nuovo concetto di «procreazione confusa». I tribunali dovrebbero riconoscere il danno quando la scelta riproduttive è confusa o compromessa a causa della negligenza o degli atti illeciti di terzi. Una proposta che rappresenta gli albori della legge sul «danno da provetta»

 

La Corte Suprema di Singapore nel 2017 ascoltò un caso in cui un campione di sperma venne accidentalmente scambiato dalla clinica, portando alla nascita di un figlio di razza mista. La Corte ha descritto un nuovo tipo di danno, la perdita dell’«affinità genetica», e ha sancito un risarcimento per la coppia pari al 30% del denaro necessario per crescere il figlio, circa 233.000 dollari.

La provetta dimostra una volta di più il suo ruolo: quello di bomba umana, capace di portare nella società un nuovo tipo di caos, il caos genetico

 

Del caso, e dell’abisso bioetico che si spalanca davanti ad una legge per cui i figli devono assomigliare ai genitori, aveva trattato Renovatio 21 qualche mese fa.

 

Nel frattempo, la provetta dimostra una volta di più il suo ruolo: quello di bomba umana, capace di portare nella società un nuovo tipo di caos, il caos genetico.

 

 

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Gender

Una coppia lesbica si scambia gli embrioni per portare in grembo l’una il figlio dell’altra

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Una coppia lesbica nel Regno Unito è riuscita a dare alla luce due maschi attraverso la fecondazione in vitro reciproca e simultanea. Entrambe le donne hanno utilizzato lo stesso donatore di sperma, ma hanno scambiato gli embrioni in modo da poter mettere in gestazione il bambino del loro partner. Hanno spiegato che questa variante della maternità surrogata li aiuterà a sentire un legame speciale con il figlio del loro partner.

 

Le due donne, Emily Patrick, 38 anni, e Kerry Osborn, 35 anni, hanno chiamato i loro figli Elvis ed Ezra.

 

Come riportato sul Daily Mail, Emily ha spiegato: «abbiamo deciso di farlo in questo modo, non avevamo mai sentito parlare di nessuno che lo facesse in questo modo, abbiamo solo pensato che sarebbe stato davvero bello condividere il viaggio dell’altra, essendo incinta contemporaneamente. E anche se non siamo geneticamente collegate all’altro bambino, condividiamo comunque quel legame».

 

Hanno trovato difficile la scelta di un donatore di sperma. Ne volevano uno che somigliasse a loro. Kerry ha detto: «non c’è stata una grande cerimonia, era un giovedì sera e abbiamo iniziato a scorrere le banche del seme. Il problema è che una volta che inizi non puoi fermarti, c’è così tanta scelta. Abbiamo scelto un uomo della nostra stessa età che aveva due figli e stava donando per ragioni altruistiche: c’erano persone nella sua famiglia che lottavano con l’infertilità e lui voleva aiutare gli altri».

 

Questo sembra essere il primo caso di fecondazione in vitro reciproca e simultanea nel Regno Unito, ma Kerry spera che alla fine venga considerato normale:

 

«Riconosciamo che qualche anno fa questo tipo di fecondazione in vitro reciproca non sarebbe stata un’opzione. Era molto più difficile essere genitori gay. La dice lunga su quanto si siano evolute le opinioni secondo cui non solo possiamo farlo, ma anche che così tante persone della comunità LGBTQ+ stanno seguendo i nostri progressi e stanno pensando di farlo anche loro».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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IVF

Il mercato mondiale della fecondazione in vitro vale già 25 miliardi di dollari

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Secondo Vision Research Reports, la dimensione del mercato globale della fecondazione in vitro è stata stimata a 25,3 miliardi di dollari nel 2023. Entro il 2023 sarà pari a 43,6 miliardi di dollari.   Il gruppo di ricerche di mercato ritiene che la crescita sia guidata dall’aumento dei tassi di infertilità, dai progressi nelle tecniche di fecondazione in vitro, dai continui miglioramenti nei tassi di successo della fecondazione in vitro e dalla crescente domanda di test genetici preimpianto.   Ecco alcune delle tendenze di mercato identificate dal rapporto:  
  • Crescente domanda di test genetici: la maggiore consapevolezza e accettazione delle tecniche di test genetici, come lo screening cromosomico completo (CCS) e la diagnosi genetica preimpianto (PGD), stanno guidando la domanda di procedure di fecondazione in vitro con particolare attenzione alla selezione di embrioni geneticamente sani.
 
  • Espansione della costruzione della famiglia LGBTQ+: il crescente interesse della comunità LGBTQ+ per la costruzione della famiglia attraverso le tecnologie di riproduzione assistita, tra cui la fecondazione in vitro e la maternità surrogata, sta alimentando la crescita del mercato e spingendo le cliniche a offrire servizi inclusivi su misura per le diverse strutture familiari.
 
  • Emersione di cliniche per fecondazione in vitro a basso costo: la proliferazione di cliniche per fecondazione in vitro a basso costo e di modelli di prezzi alternativi sta rendendo la fecondazione in vitro più accessibile a un segmento più ampio della popolazione, stimolando la concorrenza e riducendo potenzialmente i costi del trattamento.
 
  • Telemedicina e monitoraggio remoto: l’integrazione delle piattaforme di telemedicina e delle tecnologie di monitoraggio remoto nei servizi di fecondazione in vitro consente maggiore comodità, flessibilità e coinvolgimento del paziente durante tutto il processo di trattamento, in particolare alla luce della pandemia di COVID-19.
 
  • Focus sulla cura incentrata sul paziente: le cliniche di fecondazione in vitro danno sempre più priorità all’esperienza e alla soddisfazione del paziente offrendo piani di trattamento personalizzati, servizi di supporto completi e comunicazione trasparente per garantire un percorso positivo attraverso il trattamento della fertilità.
  E questi sono i driver di mercato che ha identificato:  
  • Aumento della prevalenza dell’infertilità: la crescente prevalenza dell’infertilità dovuta a fattori quali l’età materna avanzata, i cambiamenti dello stile di vita e le condizioni mediche contribuisce alla crescente domanda di servizi di fecondazione in vitro. Poiché sempre più coppie hanno difficoltà a concepire in modo naturale, si rivolgono alle tecnologie di riproduzione assistita come la fecondazione in vitro come soluzione.
 
  • Progressi tecnologici: i continui progressi nella tecnologia della fecondazione in vitro, compresi i miglioramenti nelle tecniche di coltura degli embrioni, nei metodi di crioconservazione e nelle tecnologie di screening genetico, aumentano i tassi di successo e la sicurezza delle procedure di fecondazione in vitro. Queste innovazioni tecnologiche attraggono i pazienti che cercano trattamenti di fertilità più efficaci e personalizzati.
 
  • Crescente consapevolezza e accettazione: una maggiore consapevolezza e accettazione della fecondazione in vitro come opzione praticabile per ottenere una gravidanza contribuisce all’espansione del mercato. Le iniziative educative, la copertura mediatica e l’approvazione delle celebrità hanno contribuito a destigmatizzare l’infertilità e a promuovere la fecondazione in vitro come opzione riproduttiva tradizionale.
 
  • Tendenze demografiche: il cambiamento delle tendenze demografiche, come il ritardo nella gravidanza e l’aumento dei tassi di coppie dello stesso sesso e di individui single in cerca di genitorialità, spinge la domanda di servizi di fecondazione in vitro. Poiché gli individui e le coppie rinviano la gravidanza per vari motivi, si affidano alla fecondazione in vitro per superare le sfide della fertilità legate all’età.
 
  • Aumento della spesa sanitaria: l’aumento della spesa sanitaria e l’aumento del reddito disponibile consentono a più individui e coppie di permettersi trattamenti di fecondazione in vitro. Nonostante i costi elevati associati alla fecondazione in vitro, i pazienti sono disposti a investire in servizi di fertilità per soddisfare il loro desiderio di genitorialità, favorendo l’espansione del mercato.
  Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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IVF

La candidata alla vicepresidenza di Kennedy è una veemente oppositrice della fecondazione in vitro

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

La fecondazione in vitro potrebbe rappresentare una questione importante nella campagna presidenziale statunitense del 2024. Quindi è interessante che il principale candidato indipendente, Robert F. Kennedy Jr, abbia scelto un critico schietto del settore come suo compagno di corsa alla vicepresidenza.

 

Nicole Shanahan, avvocato di 38 anni, filantropa e imprenditrice tecnologica della Silicon Valley ed ex moglie del fondatore di Google Sergei Brin, ha una lunga storia di denuncia dell’industria della fecondazione in vitro.

 

«Penso che manchi una grossa categoria di servizi medici», ha detto al New Yorker l’anno scorso. «Molte cliniche per la fecondazione in vitro sono incentivate finanziariamente a offrirti il ​​congelamento degli ovuli e la fecondazione in vitro e non sono incentivate a offrirti altri servizi di fertilità».

 

Al di fuori della Silicon Valley, Shanahan è poco conosciuta. Ma secondo Politico, è stata una sostenitrice di spicco della ricerca per aiutare le donne che hanno figli fino ai cinquant’anni per esplorare interventi gratuiti per aiutare le donne a concepire, come l’esposizione alla luce solare.

 

«È diventato evidente che non abbiamo abbastanza scienza per le cose che raccontiamo e vendiamo alle donne», aveva detto la Shanahan al Financial Times a gennaio: «È una delle più grandi bugie che vengono raccontate oggi sulla salute delle donne».

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«Ho passato gli ultimi cinque anni a finanziare la scienza per comprendere i fattori ambientali che influiscono sulla salute riproduttiva delle donne perché questi sono stati ampiamente ignorati», ha detto Shanahan a Politico. «La fecondazione in vitro è un’attività a scopo di lucro molto costosa e molte di queste cliniche sono di proprietà di società di private equity che non investono nella salute fondamentale delle donne. Ciò che mi interessa è il consenso informato e non lasciare che le aziende si approfittino di noi».

 

E in un saggio per People Magazine nel 2022, in cui descriveva dettagliatamente la sua separazione da Sergey Brin, ha detto:

 

«Credo che la fecondazione in vitro venga venduta in modo irresponsabile e la mia esperienza con il parto naturale mi ha portato a capire che l’industria della fertilità è profondamente imperfetta».

 

Le opinioni della Shanahan sono impopolari sia tra le femministe che tra i sostenitori di Biden. «Scienza spazzatura», ha detto Mini Timmaraju, presidente di Reproductive Freedom for All.

 

«Le persone ragionevoli potrebbero preoccuparsi della bioetica, o molti di noi potrebbero preoccuparsi di quanta scienza viene commercializzata e prodotta in massa, giusto?» ha detto la Timmaraju a Politico. «Sono sicura che ci sia un piccolo nocciolo e una logica dietro tutto questo. Ma alla fine, la fecondazione in vitro è una tecnologia di salute riproduttiva consolidata da tempo e Nicole Shanahan (…) non è un’esperta medica».

 

È improbabile che le critiche zittiscano Shanahan, che ha concepito sua figlia in modo naturale dopo aver provato la fecondazione in vitro.

 

«Cerco di immaginare dove saremmo come campo se tutto il denaro che è stato investito nella fecondazione in vitro, e tutto il denaro che è stato investito nel marketing della fecondazione in vitro, e tutto il denaro del governo che è stato investito nel sovvenzionare la fecondazione in vitro, se solo il 10% di questa somma fosse destinato alla ricerca sulla longevità riproduttiva e alla ricerca fondamentale, dove saremmo oggi», ha affermato in un webinar ospitato dal Buck Institute nel 2021.

 

Michael Cook

 

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