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Due pesi e due misure in medicina: perché l’idrossiclorochina è censurata e politicizzata?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.

 

 

Nel 2003, la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) ha seminato il panico nel mondo – una prova generale, come si è rivelata, per il COVID-19 del 2020. Anche se i morti per SARS si sono esauriti in breve tempo (con 774 decessi totali nel mondo), le preoccupazioni per una potenziale diffusione globale del Coronavirus SARS (SARS-CoV) ha spinto i medici a cercare farmaci efficaci per la cura e la prevenzione. In breve, i ricercatori europei (2003 e 2004) e la Divisione Patogeni Speciali del CDC (2005) hanno pubblicato modelli teoretici e scoperte in vitro dettagliate su un farmaco che ha effetti preventivi e terapeutici: la clorochina.

Un documento del 2006 pubblicato su The Lancet Infectious Diseases ha riportato l’attenzione sulla clorochina come «valida opzione terapeutica in caso di nuova emergenza del virus SARS»

 

Seguendo i promettenti studi sulle colture cellulari (citati centinaia di volte nella letteratura scientifica), i ricercatori di tutto il mondo hanno continuato a esplorare le proprietà antivirali della clorochina e dell’analogo più benigno, l’idrossiclorochina.

 

Un documento del 2006 pubblicato su The Lancet Infectious Diseases ha riportato l’attenzione sulla clorochina come «valida opzione terapeutica in caso di nuova emergenza del virus SARS». Nel 2014, in seguito alla diffusione della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) diretto dal Dr. Anthony Fauci hanno identificato 27 composti «efficaci contro MERS-CoV e SARS-CoV», compresi clorochina e idrossiclorochina. Notando che la «verifica dei medicinali già approvati per individuare terapie adatte per il riposizionamento dei farmaci è un approccio valido», i ricercatori del NIAID hanno evidenziato, nel paragrafo conclusivo, che la clorochina e un altro farmaco hanno notevoli capacità di «riconfigurare» le due infezioni da coronavirus in «infezioni subcliniche meno virulente» riducendo gli esiti negativi della malattia.

 

Questo corpus di ricerche ancora in corso è stato certamente al centro dei pensieri dei medici quando il SARS-CoV-2 ha fatto la sua comparsa quest’anno.

 

A inizio aprile, un sondaggio tra i medici americani ha mostrato che i due terzi (65%) avrebbero prescritto clorochina o idrossiclorochina «per curare o prevenire l’infezione da COVID-19 nelle loro famiglie», e quasi la stessa percentuale (67%) l’avrebbe assunta personalmente. (La compagnia che ha condotto il sondaggio ha spiegato che «il modo migliore per avere una sincera prospettiva su una cura da parte di un medico è chiedere se la somministrerebbe a un famigliare).

Nel 2014, in seguito alla diffusione della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) diretto dal Dr. Anthony Fauci hanno identificato 27 composti «efficaci contro MERS-CoV e SARS-CoV», compresi clorochina e idrossiclorochina

 

Un altro sondaggio di inizio aprile su oltre 6.000 medici di 30 paesi ha mostrato che il 37% dei partecipanti che avevano già curato pazienti con COVID-19 hanno valutato l’idrossiclorochina come la cura più efficace. Apparentemente, i medici consulenti dei capi di stato mondiali sono ben disposti verso l’idrossiclorochina.

 

A maggio, il medico della Casa Bianca ha confermato l’eccellente rapporto rischi/benefici dell’idrossiclorochina, e il presidente di El Salvador ha ammesso non solo di utilizzarla come profilassi per il COVID-19, ma ha anche affermato che «molti leader mondiali», tra cui il Presidente Trump, fanno lo stesso.

 

Comunque, in quella che si è poi rivelata una grossolana sottovalutazione, il leader di El Salvador ha anche ammesso che «a volte, quello che viene raccomandato al popolo è diverso da quello che viene consigliato ai leader».

 

 

Il leader di El Salvador ha anche ammesso che «a volte, quello che viene raccomandato al popolo è diverso da quello che viene consigliato ai leader»

«Fattori extra-scientifici»

In marzo, gli Stati Uniti hanno prontamente accettato milioni di tavolette di idrossiclorochina donate dai giganti farmaceutici Bayer e Sandoz per lo U. S. Strategic National Stockpile e la FDA ha anche garantito l’autorizzazione all’uso in caso di emergenza dell’idrossiclorochina per la cura del COVID-19, anche se quello che era stato suggerito agli americani fino ad allora non era certo l’idrossiclorochina.

 

Infatti, ignorando oltre cinque dozzine di studi (e oltre) che hanno dimostrato l’efficacia della clorochina e dell’idrossiclorochina contro il COVID-19 in determinate condizioni, la FDA ha revocato l’autorizzazione del farmaco per la cura del COVID in giugno. Nel frattempo, la principale organizzazione ospedaliera della nazione, la Mayo Clinic, afferma sul suo sito che non esistono farmaci o cure contro il COVID-19.

 

A questo punto, mentre i paesi che permettono l’uso dell’idrossiclorochina mostrano tassi di mortalità da COVID-19 «dieci volte inferiori rispetto ai paesi in cui l’uso di questo farmaco viene ostacolato, come gli Stati Uniti», è difficile negare l’aggressione nazionale e internazionale contro l’idrossiclorochina.

Ignorando oltre cinque dozzine di studi (e oltre) che hanno dimostrato l’efficacia della clorochina e dell’idrossiclorochina contro il COVID-19 in determinate condizioni, la FDA ha revocato l’autorizzazione del farmaco per la cura del COVID in giugno

 

Il laureato in medicina alla Columbia University Dr. James Todaro ha recentemente dichiarato: «Se sembra che sia in corso un attacco pianificato contro l’idrossiclorochina, è perché le cose stanno proprio così». Per le compagnie biofarmaceutiche pronte a trarre profitto dai nuovi farmaci e dai vaccini contro il COVID-19 – tra cui il pericoloso vaccino di Moderna realizzato in collaborazione con NIAID – non è appetibile promuovere l’utilizzo di vecchi farmaci il cui brevetto è scaduto da anni. In un’intervista condotta da Rachel Maddow, il Dr. Ian Lipkin della Columbia University ha ammesso, con un sogghigno, che formulazioni «nuove, accattivanti e pronte da brevettare» sono più appetibili per ricercatori e investitori rispetto ai «classici metodi di riposizionamento dei farmaci e strategie che hanno già dimostrato la loro efficacia».

 

Come risultato degli attacchi contro l’idrossiclorochina – resi possibili dall’industria farmaceutica, da Fauci e da altri ufficiali sanitari, dai colossi dei social media e dai media, dai regolatori e dai giornali scientifici corrotti – decine di migliaia di malati COVID «stanno morendo inutilmente» per «ragioni che non hanno nulla a che fare con la corretta comprensione della scienza».

 

L’esperto che ha pronunciato questo terribile giudizio, il professore di epidemiologia di Yale e medico Dr. Harvey Risch, crede che in futuro «questo episodio riguardante l’idrossiclorochina verrà studiato dai sociologi della medicina come un classico esempio di come fattori extra-scientifici prevalgano sull’evidenza medica».

 

 

Da farmaco essenziale a patata bollente politica

Fino a quest’anno, clorochina e idrossiclorochina hanno avuto una carriera senza intoppi. La tedesca Bayer sviluppò la clorochina come antimalarico nel 1934, e l’idrossiclorochina fece la sua comparsa circa dieci anni dopo. Nel 1955, la FDA approvò l’idrossiclorochina per l’uso negli Stati Uniti, dove divenne un caposaldo per il controllo di condizioni autoimmuni e infiammatorie.

A questo punto, mentre i paesi che permettono l’uso dell’idrossiclorochina mostrano tassi di mortalità da COVID-19 «dieci volte inferiori rispetto ai paesi in cui l’uso di questo farmaco viene ostacolato, come gli Stati Uniti», è difficile negare l’aggressione nazionale e internazionale contro l’idrossiclorochina.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) include clorochina e idrossiclorochina nella lista dei farmaci essenziali ed entrambi hanno la reputazione di essere sicuri nei dosaggi corretti. I problemi maggiori sono stati riscontrati con un ceppo di malaria resistente ai farmaci, con l’assunzione prolungata e con dosaggi superiori al dovuto, che hanno causato retinopatia.

 

Il 13 marzo 2020, il Dr. Todaro e un coautore hanno pubblicato un documento online che citava la ricerca del 2005 sulla clorochina condotta dal CDC e hanno messo in evidenza l’immediato e positivo effetto della clorochina sui pazienti COVID in Corea del Sud e Cina. Notando i risultati promettenti e il fatto che la Cina avesse utilizzato esclusivamente la clorochina «dopo svariati test su migliaia di altri farmaci», i due hanno chiesto che ai medici americani fosse immediatamente permesso di prescrivere clorochina e idrossiclorochina ai loro pazienti affetti da COVID-19. Invece, i due medici hanno visto il loro lavoro rimosso da Google.

 

Nello stesso periodo, la Francia ha riportato risultati positivi per l’uso dell’idrossiclorochina in combinazione con l’antibiotico azitromicina. Il medico francese autore di questi risultati, Dr. Didier Raoult, ha scritto per anni sulla possibilità di «riciclare» clorochina e idrossiclorochina per le infezioni virali e non solo del XXI secolo.

 

Più di recente, uno studio condotto in Michigan sui pazienti ricoverati in ospedale per cause legate al COVID e trattati precocemente ha confermato che l’idrossiclorochina da sola o in combinazione con azitromicina può significativamente ridurre la mortalità legata al COVID-19. Altri studi hanno messo in luce i successi della tripla combinazione di idrossiclorochina, azitromicina e zinco, noto antivirale.

 

A luglio, un totale di 65 studi in tutto il mondo indicavano che il 100% degli studi che approvavano l’idrossiclorochina come profilassi pre-esposizione (PrEP), profilassi post-esposizione (PEP) o uso precoce nella terapia del COVID-19 hanno mostrato «alta efficacia», come il 61% degli studi che hanno esaminato l’uso dell’idrossiclorochina nella fase avanzata dell’infezione.

Clorochina e idrossiclorochina aumentano rapidamente i livelli di zinco intracellulare – dato importante poiché gli individui con più probabilità di contrarre il COVID-19 (anziani e pazienti con condizioni croniche di comorbidità) tendono ad avere carenza di zinco.

 

A luglio, un totale di 65 studi in tutto il mondo indicavano che il 100% degli studi che approvavano l’idrossiclorochina come profilassi pre-esposizione (PrEP), profilassi post-esposizione (PEP) o uso precoce nella terapia del COVID-19 hanno mostrato «alta efficacia», come il 61% degli studi che hanno esaminato l’uso dell’idrossiclorochina nella fase avanzata dell’infezione.

 

Descrivendo un «esperimento naturale» in Svizzera, il Dr. Risch ha notato che:

«Il 27 maggio il governo nazionale svizzero ha vietato l’uso ambulatoriale dell’idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19. Intorno al 10 giugno le morti dovute a COVID-19 sono quadruplicate e sono rimaste elevate. L’11 giugno il governo svizzero ha revocato il divieto e il 23 giugno il tasso di mortalità è tornato ai livelli precedenti».

 

Anche con i risultati sull’uso in fase di infezione avanzata, alcuni medici hanno descritto «le risposte cliniche nettamente e chiaramente positive» in individui curati «quando già avevano difficoltà respiratorie e in peggioramento».

 

In sei pazienti:

«sono stati rilevati miglioramenti significativi nella respirazione dopo quattro ore dalla somministrazione della prima dose, e la completa guarigione clinica dopo tre giorni in media. […] La rapidità con cui la dispnea si è evoluta in questi individui suggerisce che l’arresto respiratorio causato dalla sindrome acuta da distress respiratorio del COVID-19 era imminente».

 

 

Un’agenda nefasta

Gli evidenti travisamenti dei media sulla scienza dell’idrossiclorochina sono già abbastanza negativi, ma la volontà dei principali giornali di deviare la scienza in direzione anti-idrossiclorochina è ancora più scioccante.

A inizio giugno, le analisi di dozzine di scienziati indipendenti hanno spinto Lancet a ritrattare uno studio pubblicato solo 13 giorni prima – uno «studio basato sul nulla» – che aveva utilizzato dati costruiti ad hoc per denigrare le terapie con clorochina e idrossiclorochina

 

A inizio giugno, le analisi di dozzine di scienziati indipendenti hanno spinto Lancet a ritrattare uno studio pubblicato solo 13 giorni prima – uno «studio basato sul nulla» – che aveva utilizzato dati costruiti ad hoc per denigrare le terapie con clorochina e idrossiclorochina.

 

Questa figuraccia è stata ribattezzata come #LancerGate. (Lo stesso giorno della ritrattazione del Lancet, il New England Journal of Medicine ha ritrattato un altro studio sul COVID-19 basato su dati non verificabili ottenuti dalla stessa compagnia che aveva fornito quelli del Lancet.)

 

Il Ministro della Sanità francese aveva utilizzato i dati di Lancet per giustificare il divieto di utilizzare l’idrossiclorochina nonostante l’ampio interesse e supporto del pubblico per il farmaco.

 

A conferma del fatto che la campagna anti-idrossiclorochina è di portata internazionale, molte sperimentazioni cliniche su larga scala (la «Solidarity» dell’ONU, l’inglese «Recovery» e lo studio REMAP) che dovevano mettere a tacere ogni questione sulla sicurezza e l’efficacia dell’idrossiclorochina, hanno somministrato dosi non terapeutiche, tossiche e potenzialmente letali di idrossiclorochina (quattro volte più alte delle dosi standard) a migliaia di partecipanti.

 

Molte sperimentazioni cliniche su larga scala (la «Solidarity» dell’ONU, l’inglese «Recovery» e lo studio REMAP) che dovevano mettere a tacere ogni questione sulla sicurezza e l’efficacia dell’idrossiclorochina, hanno somministrato dosi non terapeutiche, tossiche e potenzialmente letali di idrossiclorochina (quattro volte più alte delle dosi standard) a migliaia di partecipanti

Le sperimentazioni hanno selezionato pazienti clinicamente inadatti che avevano gravi malattie in stadio avanzato (Solidarity e Recovery) o erano prossimi al decesso quindi incapaci di fornire il consenso in alcuni casi (REMAP). Le agenzie hanno quindi utilizzato i dati falsati per screditare l’idrossiclorochina e si sono apertamente schierate con il contraffatto studio del Lancet (prima della ritrattazione) per sostenere le conclusioni negative.

 

Quando il medico internista e specialista di guerra biologica Meryl Nass ha condotto una dettagliata analisi sui protocolli di studio, ha concluso che «l’OMS, le agenzie e le organizzazioni sanitarie nazionali hanno progettato enormi sperimentazioni cliniche per assicurare che l’idrossiclorochina fallisse nel dimostrare i suoi benefici» e, così facendo, hanno cospirato per «aumentare il numero dei decessi nei test» e «impedire a milioni di persone di beneficiare di un farmaco sicuro ed economico nel pieno di una pandemia globale».

 

 

Terapeutico, non politico

Negli Stati Uniti, il medico e avvocato di Stanford Dr.ssa Simone Gold ha affermato nel corso di un’intervista sulla politicizzazione dell’idrossiclorochina a metà giugno che «non ci sono mai state controversie sull’idrossiclorochina fino al 20 marzo 2020» – giorno in cui il Presidente Trump ha definito l’idrossiclorochina un «elemento rivoluzionario» (minuto 3:42).

 

La Dr.ssa Gold e un gruppo di medici degli Stati Uniti hanno portato la loro frustrazione per i divieti di utilizzare l’idrossiclorochina sui gradini della Corte Suprema.

 

Nel video, i medici hanno ribadito l’efficacia di idrossiclorochina, azitromicina e zinco per la profilassi e la cura precoce del COVID-19 e hanno affermato che «nessuno deve morire». Il video ha ottenuto 17 milioni di visualizzazioni su Facebook e 80.000 su YouTube, prima che i colossi tech (più Twitter) lo eliminassero. I media mainstream hanno cercato di minare la credibilità dei dottori e, ironicamente, bollarli come troppo politicizzati.

Il medico e avvocato di Stanford Dr.ssa Simone Gold ha affermato nel corso di un’intervista sulla politicizzazione dell’idrossiclorochina a metà giugno che «non ci sono mai state controversie sull’idrossiclorochina fino al 20 marzo 2020» – giorno in cui il Presidente Trump ha definito l’idrossiclorochina un «elemento rivoluzionario»

 

Invece di promuovere l’uso di idrossiclorochina + azitromicina + zinco o altre terapie poco costose che hanno portato a risultati tangibili, Fauci (il «dottore d’America») continua a denigrare l’idrossiclorochina dipingendo un cupo scenario in cui «non si vede la luce» al quale chiusure e distanziamenti sociali ingiustificati sono l’unica risposta. Negli ultimi discorsi di Fauci, non si trovano accenni a terapie, tranne al pericoloso e costoso farmaco contro l’ebola Remdesivir prodotto dagli omologhi farmaceutici di Fauci. Testato in sperimentazioni finanziate dal NIAID, il Remdesivir non ha fornito risultati significativi nei pazienti affetti da COVID-19.

 

Fauci, l’uomo che ha il posto fisso al National Institute of Health dal 1968, ha minimizzato la sorprendente e insana perdita di milioni di posti di lavoro – quasi 50 milioni di americani hanno richiesto per la prima volta la disoccupazione fino a oggi – come un semplice «inconveniente».

 

In un discorso a fine luglio agli oncologi, l’unica ammissione di Fauci per tutto il caos provocato dal suo suggerimento di chiusura totale è stata che potrebbero verificarsi altre 10.000 morti per cancro per le visite a cui gli americani stanno forzatamente rinunciando. Il messaggio che dovrebbe essere altrettanto irritante per il pubblico americano è che la guerra di propaganda contro un farmaco potenzialmente salvavita è stata ingaggiata «per scopi politici e non si basa su “fatti medici”».

 

 

Il messaggio che dovrebbe essere altrettanto irritante per il pubblico è che la guerra di propaganda contro un farmaco potenzialmente salvavita è stata ingaggiata «per scopi politici e non si basa su “fatti medici”»

Il team di Children’s Health Defense

 

 

Traduzione di Alessandra Boni

 

 

© 30 luglio 2020, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

 

 

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Epidemie

Uomo muore di peste bubbonica: piaghe antiche stanno tornando?

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Funzionari dello Stato americano del Nuovo Messico hanno confermato che un cittadino è morto di peste. Si tratterebbe del primo caso di decesso da peste da diversi anni. Lo riporta la testata americano Epoch Times.

 

Il Dipartimento della Salute del Nuovo Messico, in una dichiarazione, ha affermato che un uomo nella contea di Lincoln «ha ceduto alla peste» L’uomo, che non è stato identificato, era stato ricoverato in ospedale prima della sua morte, hanno detto i funzionari.

 

Hanno inoltre notato che si tratta del primo caso umano di peste nel Nuovo Messico dal 2021 e anche della prima morte dal 2020, secondo la dichiarazione. Non sono stati forniti altri dettagli, compreso il modo in cui la malattia si è diffusa all’uomo.

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L’agenzia sta ora svolgendo attività di sensibilizzazione nella contea di Lincoln, mentre «nella comunità verrà condotta anche una valutazione ambientale per individuare i rischi in corso», continua la dichiarazione. «Questo tragico incidente serve a ricordare chiaramente la minaccia rappresentata da questa antica malattia e sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza della comunità e di misure proattive per prevenirne la diffusione», ha affermato l’agenzia.

 

La peste, conosciuta come morte nera o peste bubbonica, è una malattia batterica che può diffondersi attraverso il contatto con animali infetti come roditori, animali domestici o animali selvatici.

 

La dichiarazione del Dipartimento della Salute del Nuovo Mexico afferma che gli animali domestici come cani e gatti che vagano e cacciano possono riportare pulci infette nelle case e mettere a rischio i residenti.

 

I funzionari hanno avvertito le persone della zona di «evitare roditori e conigli malati o morti, i loro nidi e tane» e di «impedire agli animali domestici di vagare e cacciare».

 

«Parlate con il vostro veterinario dell’utilizzo di un prodotto appropriato per il controllo delle pulci sui vostri animali domestici poiché non tutti i prodotti sono sicuri per gatti, cani o bambini» e «fate esaminare prontamente gli animali malati da un veterinario», ha aggiunto.

 

«Consulta il tuo medico per qualsiasi malattia inspiegabile che comporti una febbre improvvisa e grave, continua la dichiarazione, aggiungendo che la gente del posto dovrebbe pulire le aree intorno alla loro casa che potrebbero ospitare roditori come cataste di legna, mucchi di spazzatura, vecchi veicoli e mucchi di cespugli.

 

La peste, diffusa dal batterio Yersinia pestis, ha causato la morte di circa centinaia di milioni di europei nei secoli XIV e XV in seguito alle invasioni mongole. In quella pandemia, i batteri si diffusero tramite le pulci sui ratti neri, che secondo gli storici non erano conosciuti dalla gente dell’epoca.

 

Si ritiene che anche altre epidemie di peste, come la peste di Giustiniano nel VI secolo, abbiano ucciso circa un quinto della popolazione dell’Impero bizantino, secondo documenti e resoconti storici. Nel 2013, i ricercatori hanno affermato che anche la peste di Giustiniano era stata causata dal batterio Yersinia pestis.

 

Casi recenti si sono verificati principalmente in Africa, Asia e America Latina. I paesi con frequenti casi di peste includono il Madagascar, la Repubblica Democratica del Congo e il Perù, afferma la clinica. Negli ultimi anni sono stati segnalati numerosi casi di peste anche nella Mongolia interna, in Cina.

 

I sintomi di un’infezione da peste bubbonica comprendono mal di testa, brividi, febbre e debolezza. I funzionari sanitari affermano che di solito può causare un doloroso gonfiore dei linfonodi nella zona dell’inguine, dell’ascella o del collo. Il gonfiore di solito si verifica entro circa due-otto giorni.

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La malattia può generalmente essere trattata con antibiotici, ma di solito è mortale se non trattata, dice il sito web della Mayo Clinic. «La peste è considerata una potenziale arma biologica. Il governo degli Stati Uniti ha piani e trattamenti in atto nel caso in cui la malattia venga utilizzata come arma», afferma anche il sito web.

 

Secondo i dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, l’ultima volta che sono stati segnalati decessi per peste negli Stati Uniti è stato nel 2020, quando sono morte due persone.

 

Come riportato da Renovatio 21, un altro caso di peste bubbonica si era avuto pochi giorni fa in Oregon.

 

Come riportato da Renovatio 21, altre malattie antiche si sono riaffacciate sulla scena mondiale. La lebbra, ad esempio, è riapparsa in USA, India, Gran Bretagna, con esperti che ipotizzano una possibile correlazione con la vaccinazione mRNA.

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Immagine: Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro (c. 1609-1610–c. 1675), Largo Mercatello durante la peste a Napoli (1656), Museo nazionale di San Martino, Napoli.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
 

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Epidemie

Cambiamento del comportamento sessuale post-pandemia: le malattia veneree aumentano nella UE

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L’Europa ha assistito a un aumento «preoccupante» del numero di casi di infezioni a trasmissione sessuale, ha avvertito Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’agenzia epidemiologica dell’UE.   Il rapporto epidemiologico annuale pubblicato giovedì dal l’ECDC ha rivelato i risultati per il 2022 per gli Stati membri dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia).   Secondo il documento, in tutta l’UE/SEE, i casi di infezioni batteriche come sifilide, gonorrea e clamidia hanno registrato un aumento «preoccupante» e «significativo» rispetto al 2021. I casi di gonorrea sono aumentati del 48%, i casi di sifilide del 34%, e casi di clamidia del 16%, afferma il documento. Il rapporto non ha fornito dati sulle malattie sessualmente trasmissibili virali come l’HIV e l’epatite.

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L’educazione alla salute sessuale, l’accesso ampliato ai servizi di test e trattamento, nonché la lotta allo stigma associato alle malattie sessualmente trasmissibili sono stati indicati come modi per affrontare la questione dal direttore dell’ECDC Andrea Ammon.   «Sfortunatamente, i numeri dipingono un quadro drammatico, che richiede la nostra attenzione e azione immediate», ha detto giovedì in una conferenza stampa.   «Questi numeri – per quanto grandi – molto probabilmente rappresentano solo la punta dell’iceberg, perché i dati di sorveglianza potrebbero sottostimare il vero peso della sifilide, della gonorrea e della clamidia a causa delle differenze nelle pratiche di test, nell’accesso ai servizi di salute sessuale e nelle pratiche di segnalazione nei vari paesi», ha aggiunto, riporta Euractiv.   Sebbene le infezioni trasmesse sessualmente come la clamidia, la gonorrea e la sifilide siano curabili, se non trattate possono comunque portare a gravi complicazioni tra cui dolore cronico e infertilità, osserva il rapporto.   Le malattie sessualmente trasmissibili sono in aumento da anni nell’UE/SEE, anche se questo fenomeno ha subito una battuta d’arresto durante la pandemia di COVID-19 del 2020-2021, quando i governi hanno imposto misure di isolamento sociale costringendo le persone a rimanere a casa ed evitare il contatto sociale.   Un aumento dei comportamenti sessuali più rischiosi, insieme a una migliore sorveglianza e all’aumento dei test domiciliari, sono stati indicati dall’ECDC come ragioni alla base di questo aumento sostenuto.

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Secondo gli ultimi dati, un aumento dei contagi tra i giovani eterosessuali, e in particolare tra le giovani donne, potrebbe essere attribuito a un cambiamento nel comportamento sessuale post-pandemia, ha affermato l’agenzia UE.   Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), prima della pandemia, nel 2019, il numero di casi di infezioni sessualmente trasmissibili batteriche ha raggiunto il massimo storico in Europa.   Come noto, a fine pandemia apparve sulla scena – annunciato da una bizzarra esercitazione simulativa organizzata dai soliti Gates più enti annessi – un’epidemia internazionale di vaiolo delle scimmie, che sembrava colpire per lo più gli uomini omosessuali, con picchi attorno ai gay pride di tutto il mondo.   In Italia il vaccino – approvato senza studi clinici – fu quindi offerto in precedenza a «persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM) che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; partecipazione a eventi di sesso di gruppo; partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno); abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)» scriveva testualmente la circolare diramata dal ministero della Salute della Repubblica Italiana.   L’OMS – che aveva comunque raccomandato ai maschi gay di «limitare i partner sessuali» – dieci mesi fa aveva dichiarato finita l’emergenza, tuttavia l’ente epidemiologico americano CDC l’anno scorso aveva avvertito che il vaiolo delle scimmie sarebbe potuto tornare con i festival LGBT estivi.

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Epidemie

«Alaskapox»: una nuova epidemia colpisce il Nord America

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Funzionari sanitari dell’Alaska hanno documentato il primo caso mortale di virus Alaskapox (noto anche come «AKPV») in un signore anziano della penisola di Kenai, situata appena a sud della capitale dello Stato, Anchorage.

 

L’uomo è morto alla fine di gennaio, suscitando la preoccupazione tra i funzionari che la trasmissione del virus potesse essere più estesa di quanto si pensasse in precedenza.

 

Secondo il bollettino della Sezione di Epidemiologia dell’Alaska pubblicato la scorsa settimana, l’uomo immunocompromesso ha notato per la prima volta una tenera protuberanza rossa sotto l’ascella destra a metà settembre. Nelle settimane successive, si è consultato con i professionisti medici poiché la lesione è peggiorata, portando al ricovero in ospedale a novembre a causa di un’estesa infezione che ha inibito la mobilità del braccio.

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Il bollettino spiegava che la salute dell’uomo era migliorata alla fine dell’anno dopo il trattamento con farmaci per via endovenosa, ma che era morto improvvisamente alla fine di gennaio a causa di un’insufficienza renale.

 

«Finora sono state segnalate sette infezioni da AKPV alla Sezione di Epidemiologia dell’Alaska (SOE). Fino a dicembre 2023, tutte le infezioni segnalate si sono verificate in residenti dell’area di Fairbanks e riguardavano malattie autolimitanti costituite da eruzione cutanea localizzata e linfoadenopatia», si legge nel bollettino. notato.

 

«Le persone non dovrebbero essere necessariamente preoccupate ma più consapevoli», ha affermato Julia Rogers, epidemiologa statale e coautrice del bollettino. «Quindi speriamo di rendere i medici più consapevoli di cosa sia il virus dell’Alaskapox, in modo che possano identificare segni e sintomi».

 

Il bollettino include raccomandazioni: «i medici dovrebbero acquisire familiarità con le caratteristiche cliniche dell’Alaskapox e prendere in considerazione l’esecuzione di test per l’infezione da orthopoxvirus in pazienti con una malattia clinicamente compatibile».

 

Come riportato da Renovatio 21, funzionari sanitari dell’Oregon hanno confermato un caso di peste bubbonica, con un cittadino probabilmente infettato dal suo gatto domestico.

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