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Danno da vaccino, una testimonianza

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Renovatio 21 pubblica questa testimonianza giunta alla dottoressa Gatti e al dottor Montanari.

Si tratta di una coppia di genitori toscani, il cui nome ometteremo. Si tratta, come sempre, di una storia straziante, che indica non solo la malvagità dello Stato vaccinatore, ma anche la incompetenza dei medici, che talvolta pare addirittura sfociare in una gratuita perfidia.

 

 

 

Siamo i genitori di uno splendido bambino, Lorenzo, che ad oggi nel 2019 ha 9 anni. Dopo le drammatiche sofferenze che abbiamo passato in tutti questi anni e le immense difficoltà che stiamo vivendo, abbiamo deciso , per coscienza, di rendere pubblica al mondo intero la nostra storia.

 

Quando è nato Lorenzo eravamo dei genitori felicissimi come tutti i papà e mamma di questa terra. Il nostro piccolo è nato a termine dopo parto cesareo per nostra scelta, nessuna sofferenza pre-natale, niente di niente. All’ospedale viene classificato con APGAR alla nascita di 10/10, il massimo.

 

Bello, allegro, sorridente, vivace… i suoi primi sorrisi, le sue primissime lallazioni, le sue prime pappine, insomma, una crescita regolare fino al giorno della vaccinazione esavalente. Il bambino, come testimoniano i fogli medici, fino a prima del vaccino dei sei mesi, aveva regolarmente  raggiunto tutte le tappe dello sviluppo.

 

Nessun tipo di febbre aveva mai colpito nostro figlio, a parte la febbre a 38 durata un giorno venuta subito dopo somministrazione del primo vaccino dei 3 mesi. Cosa drammatica invece quello che è successo dopo seconda vaccinazione. Ci rechiamo alla Asl di competenza e, da quel giorno, la nostra vita è cambiata per sempre!!!

Il bambino, come testimoniano i fogli medici, fino a prima del vaccino dei sei mesi, aveva regolarmente  raggiunto tutte le tappe dello sviluppo

 

Stiamo parlando della vaccinazione ESAVALENTE con INFRANRIX HEXA (6 dosi) e ANTIPNEUMOCOCCICA con PREVANAR (1 dose).

 

Chiedemmo espressamente di non fare tutti i vaccini ma solo quelli obbligatori, ma ci dissero che non era possibile perché la fiala dell’esavalente comprende tutte e sei sostanze e non si potevano dividere. Vennero somministrati tutti i vaccini in una unica seduta.

 

Il bambino, dopo poche ore dalla vaccinazione, ha presentato febbre altissima (40°). Il bambino era spossato e prendeva paracetamolo (tachipirina) come da indicazioni. La febbre scendeva di qualche grado per poi rialzarsi dopo poco. Al telefono lo studio pediatrico del dottore di base, facendoci sentire dei genitori apprensivi, ci disse che era una cosa assolutamente normale che venisse la febbre dopo il vaccino e di continuare con la tachipirina senza darci troppo ascolto. Il giorno successivo ancora febbre altissima.

 

Preoccupati della situazione chiamammo una pediatra del SSN. La Dottoressa visitò nel tardo pomeriggio nostro figlio. Bronchi, polmoni, gola: il bambino era tutto ok, non aveva niente di anomalo; solo febbre alta definita da lei: ”febbre da vaccinazione” e con tranquillità ci disse che era del tutto normale e i di continuare con la tachipirina. La febbre alta è durata purtroppo tanti giorni (4 giorni di seguito). Dal quinto giorno in poi tutto sembrava fosse passato e credevamo di aver superato il momento critico.

 

Lorenzo era mogio, non rideva più… non faceva più le lallazioni che faceva prima, non diceva più niente, evidenziava debolezza fisica e ipotonia muscolare. La sua testina non stava sorretta e cadeva all’indietro

Intanto però Lorenzo era mogio, non rideva più… non faceva più le lallazioni che faceva prima, non diceva più niente, evidenziava debolezza fisica e ipotonia muscolare. La sua testina non stava sorretta e cadeva all’indietro. Pensavamo ad un calo momentaneo vista la grande febbre passata ma invece non fu così…

 

Il bambino non si muoveva più come prima, alle sue pappe non riusciva a deglutire come aveva sempre fatto, ad otto mesi non gattonava e non stava neanche seduto! Più volte abbiamo segnalato al nostro pediatra questa drammatica situazione, facendoli sempre notare il cambiamento e la febbre alta che aveva avuto dopo la vaccinazione.

 

Il pediatra di famiglia, che nelle visite precedenti al secondo vaccino decantava tanto la bellezza, la reattività e i progressi del bambino, ci continuava a dire che era soltanto un problema passeggero, che con il passare dei giorni nostro figlio tornava ad essere in forma come era prima. Ci diceva che eravamo un papà ed una mamma troppo ansiosi (… primo figlio). Eravamo insomma ansiosi e basta, una “rottura di scatole” , e che ci stavamo preoccupando per niente.

 

Purtroppo così non è stato. Lorenzo era assente, era diventato come un “SACCO DI PATATE ”: dove lo mettevi stava, e successivamente al vaccino sono subentrate crisi epilettiche di assenza con revulsione degli occhi. Il bambino si bloccava con lo sguardo perso nel vuoto. Guardava noi ed il mondo che lo circondava stranito, cosa che non aveva mai fatto prima.

 

Nessun medico, in primis il pediatra di famiglia, che dovrebbe essere il punto di riferimento di ogni genitore, ci ha mai detto di compilare una REAZIONE AVVERSA per la febbre alta che il bambino ha vissuto dopo la somministrazione del vaccino. Anzi, ad ogni nostra domanda ed ad ogni nostro dubbio, il dottore di famiglia ha sempre sostenuto ed insistito affinchè le vaccinazioni proseguissero per la copertura del bambino dicendoci e facendoci credere che era molto dannoso interrompere i richiami delle vaccinazioni già in corso.

Successivamente al vaccino sono subentrate crisi epilettiche di assenza con revulsione degli occhi

 

Il pediatra finalmente, al compimento di un anno del bambino, si rese conto del ritardo e della gravità della situazione e sopratutto della trascuratezza del problema. Subito ci preparò una richiesta urgente per visita neuropsichiatria infantile presso la nostra ASL. È da qui che il suo comportamento verso di noi è cambiato.

 

Di punto in bianco, se prima ci aveva detto che il bambino era sano e non aveva niente ma soltanto una reazione passeggera alla febbre, da ora in poi ha completamente cambiato versione alle cose alludendo a inesistenti possibili malattie genetiche con le quali il bambino, a detta sua, c’era nato facendoci crollare il mondo addosso.

 

Per svariati mesi, (fino alla risposta NEGATIVA di tutti gli esami genetici), ci hanno fatto credere cose assurde. Mandati da un ospedale all’altro a giro per l’Italia, ipotizzate svariate sindromi rare anche gravissime, che potevano portare alla morte del bambino… Non dormivamo più la notte: il mondo ci è crollato addosso. Abbiamo passato mesi in condizioni psicologiche devastanti credendo di poter perdere nostro figlio per sempre. Ci hanno sconsigliato di fare altri bambini!!!

Il dottore di famiglia ha sempre sostenuto ed insistito affinchè le vaccinazioni proseguissero per la copertura del bambino dicendoci e facendoci credere che era molto dannoso interrompere i richiami delle vaccinazioni già in corso

 

Da qui la nostra vita è cambiata radicalmente. Abbiamo iniziato un iter assurdo. Il pediatra, ma anche altri medici ci guardavano negli occhi e non sapendo cosa dirci, ci volevano convincere a tutti i costi che il bambino era nato con problemi , quando invece non è assolutamente così. Quando raccontavamo la nostra storia e veniva fuori la febbre elevata dopo vaccinazione, nessuno ha mai preso in esame volutamente questa cosa forse per non esporsi alle complicanze di “gestire” la cosa.

 

Noi, naturalmente, abbiamo sempre continuato ad informarli, uno dopo l’altro, sopratutto il nostro pediatra, della grande febbre che il vaccino aveva scatenato nel bambino e l’evidente regressione che avevamo notato subito dopo con subito comparsa di crisi epilettiche. “Coincidenze!”, ripetevano tutti.

 

Nessuno ci ha consigliato di sospendere le vaccinazioni, anche e sopratutto dopo l’insorgenza di crisi epilettiche. Nessuno ci ha mai dato ascolto. Nessuno ci ha mai presi sul serio. Il nostro bambino è stato sottoposto ad una serie di analisi ed esami infiniti: esami genetici DNA e molti, molti altri. Per avere le risposte degli esami genetici abbiamo dovuto aspettare 12 mesi!

 

In questi dodici mesi il bambino doveva essere sottoposto al terzo richiamo Esavalente e successivamente al MPR. Il nostro pediatra ci disse che se fermavamo le vaccinazioni facevamo un danno molto grande e ci consigliò fortemente di farle. Abbiamo fatto TUTTE le vaccinazioni previste e direi imposte dal SSN. Dopo aver fatto tutto il protocollo vaccinale arrivarono le risposte di tutti gli esami fatti: TUTTO NEGATIVO! nessun problema di DNA, nessun tipo di sindrome genetica, niente di niente!

Ci hanno fatto credere cose assurde. Mandati da un ospedale all’altro a giro per l’Italia, ipotizzate svariate sindromi rare anche gravissime, che potevano portare alla morte del bambino… Non dormivamo più la notte

 

Nel viso del bambino non c’è nessun tratto dismorfogenetico da poter far pensare ad una sindrome come qualcuno voleva farci credere, è un bambino bellissimo.

 

Contro tutto e tutti abbiamo iniziato a leggere libri, studiare, navigare in rete e prendere contatti con altri genitori nelle nostre stesse situazioni, viaggiare e far visitare il bambino da medici specialisti ed immunologi che, confermandoci la reazione dopo vaccinazione, ci hanno consigliato alcune terapie e strade per il miglioramento di nostro figlio che fortunatamente in parte è avvenuto!

 

Svariati esami hanno messo in risalto come il bambino è inquinato da metalli pesanti tanto da creare seri problemi al suo sistema immunitario. La nostra vita ormai è annientata, nessuna persona può minimamente capire il dolore, la fatica e il nostro stato d’animo sennò chi purtroppo ha vissuto esperienze simili di disabilità. Al momento il quadro complessivo di nostro figlio è molto complicato.

 

Per le crisi epilettiche sorte dopo vaccinazione è stato prescritto il Depakin (anticonvulsivo) che è stato poi sospeso perché riscontrati gravi disturbi all’assunzione del farmaco. Il bambino ormai, dopo la grande febbre, risulta avere REAZIONI ALLERGICHE importanti ai medicinali. Per questo motivo siamo passati a cure con metodi alternativi (OMEOPATIA…). Abbiamo più volte segnalato ai medici come ad esempio il Depakin , fin da subito, interagiva in modo anomalo su nostro figlio.

 

L’assunzione giornaliera portava nel bambino, oltre che inappetenza , forte sonnolenza e tremori, una diminuzione della temperatura corporea fino ad ipotermia e casi di bradicardia. Anche lo Zarontin, prescritto e imposto successivamente al posto del Depakin per le crisi , alterava di gran lunga lo stato emotivo del bambino rendendolo aggressivo , oltre che a insorgenza di reazioni cutanee.

 

Se i medici ci avessero dato subito un po’ più di ascolto ci saremmo fermati in tempo con le successive vaccinazioni ed il danno sarebbe stato sicuramente più contenuto.

Lorenzo è un bambino dolce, sensibile, bello, affetto da un’importante ritardo psicomotorio con assenza della parola (riesce ad emettere solo vocalizzi, urli e a stento le parole mammamama, babbaba, ta-ta ta, “TI” per il Si, “O” per il NO ) e compromissione dell’uso funzionale delle mani e del movimento in generale. Lorenzo sta seguendo cure specifiche per detossificare l’organismo dal danno subito dopo vaccinazione e un cambiamento alimentare accompagnato da integratori che stanno aiutando a colmare le sue carenze e cercare di ripristinare la severa intossicazione.

 

La situazione generale, dopo tutti i nostri sforzi e cure, per fortuna ha portato ai dei grossi miglioramenti e si spera che migliori ancora, consolidando sempre più come il “danno” neurologico del bambino sia stato creato dall’encefalopatia post vaccinica e non da altre malattie.

 

Riesce a comunicare con noi con la mimica facciale e con segni che gli abbiamo insegnato con il metodo ABA per chiedere le cose. Ha iniziato a gattonare a 18 mesi e a muovere i primi passi a circa 2 anni e mezzo (uso di tutori e plantari per piedi valgopronati) ed è traballante, insicuro e presenta tremori diffusi agli arti superiori ed inferiori. La camminata appare goffa incerta e atassica.

 

Sono presenti stereotipie come lo sfarfallio delle mani nei momenti in cui il bambino è particolarmente emozionato e felice, tapparsi le orecchie nei momenti di difficoltà e l’emissione continua di urla e stereotipie vocali.

 

LORENZO è un bambino sensibilissimo solare e molto affettuoso. Se i medici ci avessero dato subito un po’ più di ascolto ci saremmo fermati in tempo con le successive vaccinazioni ed il danno sarebbe stato sicuramente più contenuto. Abbiamo scritto questa testimonianza per aiutare altri genitori a non mollare per nessun motivo mettendo a disposizione le nostre esperienze, per tutte le persone che ci hanno conosciuto “prima” e ci hanno visto morire dentro e cambiare senza rendersi conto di cosa realmente ci stesse accadendo

 

Babbo e Mamma .

 

 

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Vaccini

Vaccini antinfluenzali collegati a un elevato rischio di ictus negli anziani: studio della FDA

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Alcune persone che hanno ricevuto un vaccino contro il COVID-19 erano a maggior rischio di ictus, ma un’analisi ha rilevato che il rischio era collegato alla vaccinazione antinfluenzale, hanno affermato i ricercatori della Food and Drug Administration (FDA) statunitense in un nuovo studio. Lo riporta la testata statunitense Epoch Times.

 

I ricercatori, analizzando i dati del programma sanitario pubblico americano Medicare, hanno rilevato un elevato rischio di ictus tra gli anziani a seguito della somministrazione di un vaccino bivalente contro il COVID-19 e disponibile dall’autunno del 2022 all’autunno del 2023.

 

Gli studiosi avrebbero scoperto che «c’era un rischio elevato di ictus non emorragico o attacco ischemico transitorio nelle persone di età pari o superiore a 85 anni dopo la vaccinazione bivalente Pfizer e nelle persone di età compresa tra 65 e 74 anni dopo la vaccinazione Moderna» scrive Epoch Times. I ricercatori hanno quindi esaminato quali persone hanno ricevuto un vaccino antinfluenzale contemporaneamente a un vaccino COVID-19 e avrebbero visto che il rischio elevato persisteva solo tra le persone che avevano ricevuto i vaccini contemporaneamente.

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I vaccini antinfluenzali ad alte dosi sono destinati principalmente agli anziani, mentre i vaccini antinfluenzali adiuvati sono un altro tipo di vaccino antinfluenzale.

 

«Il significato clinico del rischio di ictus dopo la vaccinazione deve essere attentamente considerato insieme ai benefici significativi derivanti dalla vaccinazione antinfluenzale», hanno affermato i ricercatori, aggiungendo in seguito che «sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio l’associazione tra vaccinazione antinfluenzale ad alte dosi o adiuvata e ictus».

 

Lo studio è stato pubblicato dal Journal of American Medical Association. In precedenza era stato archiviato come preprint.

 

Le limitazioni includono l’esclusione dei casi affetti da COVID-19 nei 30 giorni precedenti l’ictus nonché la limitazione dello studio alle persone vaccinate. Il metodo utilizzato dai ricercatori, una serie di casi autocontrollati, ha utilizzato le persone vaccinate sia come gruppo primario che come gruppo di controllo.

 

I ricercatori hanno considerato gli ictus verificatisi entro 42 giorni dalla vaccinazione come possibilmente collegati alla vaccinazione, mentre gli ictus verificatisi tra 43 e 90 giorni dopo la vaccinazione come non correlati alla vaccinazione.

 

Il documento includeva casi di ictus tra il 31 agosto 2022 e gennaio o febbraio 2023, a seconda del tipo di ictus. Dopo le esclusioni, sono stati inclusi 11.001 casi di ictus.

 

Gli unici conflitti di interesse elencati dai ricercatori riguardavano il fatto che alcuni di loro lavoravano per Acumen. Il documento è stato finanziato dalla FDA attraverso un accordo di cui Acumen è l’appaltatore. «La FDA ha avuto un ruolo nella progettazione e nella conduzione dello studio; interpretazione dei dati; preparazione, revisione o approvazione del manoscritto; e decisione di sottoporre il manoscritto per la pubblicazione. La FDA non ha avuto alcun ruolo nella raccolta, gestione o analisi dei dati», secondo lo studio.

 

Il possibile rischio di ictus per il vaccino bivalente della Pfizer e per gli anziani è stato segnalato per la prima volta all’inizio del 2023, scrive ET. La FDA e i Centri statunitensi per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) hanno affermato che all’epoca era apparso un segnale di sicurezza in un sistema di monitoraggio del governo. Il CDC ha successivamente affermato che i dati del sistema suggerivano che il rischio elevato derivava dalla somministrazione di un vaccino antinfluenzale con un vaccino anti-COVID-19.

 

Ricercatori francesi hanno affermato di aver esaminato se la somministrazione di un vaccino bivalente fosse collegata a un tasso più elevato di ictus e di altri eventi cardiovascolari rispetto alle vecchie versioni del vaccino e hanno scoperto che la somministrazione del primo era in realtà collegata a un tasso inferiore, riporta sempre Epoch Times.

 

«A 21 giorni dalla dose di richiamo, non abbiamo trovato prove di un aumento del rischio di eventi cardiovascolari tra i soggetti che hanno ricevuto il vaccino bivalente rispetto a quelli che hanno ricevuto il vaccino monovalente», hanno affermato in una lettera pubblicata dal New England Journal of Medicine.

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La dottoressa Kathryn Edwards e Marie Griffin della Vanderbilt University, che non erano coinvolte negli studi della FDA o in quelli francesi, hanno affermato in un editoriale pubblicato da JAMA questa settimana che i risultati della ricerca sono rassicuranti ma che il monitoraggio continuo dei vaccini antinfluenzali tra gli anziani «fornirebbe dati aggiuntivi sull’influenza rischio di ictus».

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 è emerso che, secondo dati, vi sarebbe stato un numero di morti 45 volte superiore dopo le iniezioni COVID in soli 2 anni rispetto a tutti i decessi correlati al vaccino antinfluenzale dal 1990.

 

Il CEO di Moderna Stéphane Bancel un anno fa aveva ammesso pubblicamente che di fatto il vaccino mRNA COVID sarebbe diventato come l’antinfluenzale, con le persone «vulnerabili» che lo faranno ciclicamente.

 

La Casa Bianca di Biden due anni fa era arrivata a fare la grottesca raccomandazione teologico-vacccinale per cui «Dio ci ha dato due braccia: una per il vaccino antinfluenzale, una per il vaccino COVID».

 

In preparazione, da anni, c’è un vaccino «antinfluenzale universale».

 

La correlazione tra vaccinazione contro l’influenza e mortalità da COVID-19 è stata oggetto di speculazioni già nel 2020, con uno studio del Pentagono USA che asseriva che il vaccino antinfluenzale aumentava il rischio del coronavirus del 36%.

 

Riguardo al vecchio vaccino antinfluenzale vi è stato in questi anni qualche dubbio, qualche storia agghiacciantequalche lotto ritirato, qualche morte sospetta, tuttavia ovviamente con «nessuna correlazione».

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Immagine su licenza Envato

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Vaccini

Imprinting immunitario per i vaccinati e risposte insolite ai booster mRNA: studio

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Le persone che hanno assunto almeno tre dosi della versione originale del vaccino mRNA COVID-19 hanno avuto un forte imprinting immunitario, ha scoperto uno studio dell’Università di Washington. Lo riporta Epoch Times.   Di conseguenza, quando vaccinati con i più recenti richiami dell’mRNA di COVID-19 XBB.1.5, i riceventi hanno prodotto pochi o nessun anticorpo specifico per la variante XBB.1.5.   L’imprinting immunitario si verifica quando precedenti infezioni o vaccinazioni lasciano una memoria immunitaria così forte che il corpo continua a produrre cellule immunitarie e anticorpi mirati alla precedente esperienza immunitaria, anche se esposto a una nuova variante o vaccino.   L’imprinting immunitario «potrebbe essere un problema se la persona non fosse in grado di innescare una risposta immunitaria utile contro una nuova variante», ha detto alla testata statunitense il dottor Stanley Perlman, immunologo e microbiologo dell’Università dell’Iowa. Non è stato coinvolto nello studio.   Anche se ciò non si è verificato in questo studio, la maggior parte degli anticorpi prodotti dopo la vaccinazione avevano come bersaglio la variante originale del COVID-19 e non XBB.1.5.

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«L’imprinting non è un concetto nuovo, ma la situazione che stiamo osservando sembra essere piuttosto unica», ha affermato David Veesler, che ha un dottorato in biologia strutturale, è professore e presidente del Dipartimento di Biochimica dell’Università di Washington e ricercatore con l’Howard Hughes Medical Institute, in un comunicato stampa.   L’imprinting immunitario è un fenomeno ben noto che può verificarsi con altre infezioni e virus. Nuove infezioni influenzali distinte dalle varianti precedenti possono superare l’imprinting derivante dalle vaccinazioni e dalle infezioni antinfluenzali.   Tuttavia, nello studio UW, l’imprinting immunitario persisteva anche tra i soggetti infettati dalle nuove varianti di omicron.   «È completamente diverso da ciò che sappiamo del virus dell’influenza», ha affermato Veesler.   «L’imprinting immunitario persiste dopo esposizioni multiple ai picchi di Omicron attraverso la vaccinazione e l’infezione, inclusa la vaccinazione di richiamo post XBB.1.5, che dovrà essere presa in considerazione per guidare la futura vaccinazione», scrivono gli autori dello studio.   Allo studio hanno partecipato più di 20 persone con una storia di tre o più vaccini mRNA della variante Wuhan. La maggior parte era stata infettata da infezioni da COVID-19 pre e post-omicron.   Oltre ai vaccini originali a mRNA, la maggior parte dei partecipanti ha assunto il richiamo bivalente o il richiamo XBB.1.5. Al momento dello studio, tutti i partecipanti avevano effettuato da quattro a sette iniezioni.   Gli autori hanno scoperto che la maggior parte degli anticorpi prodotti dopo l’inoculazione dell’mRNA XBB.1.5 erano i migliori nel neutralizzare la variante originale di Wuhan COVID-19.

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Gli anticorpi avevano la seconda maggiore potenza neutralizzante contro la variante BA.2.86 omicron. Gli anticorpi erano il terzo più potente contro XBB.1.5 nelle persone che avevano assunto il vaccino XBB.1.5.   Questi anticorpi erano cross-reattivi, nel senso che potevano anche legarsi ad altre varianti, comprese le varianti XBB.1.5. Tuttavia, erano presenti pochi o nessun anticorpo specifico per XBB.1.5.   Alcune persone hanno prodotto nuove cellule immunitarie che hanno riconosciuto solo XBB.1.5. Tuttavia, dei 12 partecipanti valutati, solo cinque avevano cellule immunitarie che riconoscevano XBB.1.5 ma non la variante Wuhan.   «La maggior parte degli anticorpi richiamati dai richiami vaccinali aggiornati sono cross-reattivi e aiutano a bloccare nuove varianti, il che è positivo. Tuttavia, potremmo fare un lavoro ancora migliore? La risposta è molto probabilmente sì», ha affermato Vessler.   Una possibile spiegazione è che il vaccino mRNA crea un effetto di imprinting immunitario più robusto rispetto ai vaccini precedentemente noti. Gli autori hanno citato un altro studio che ha scoperto che l’inoculazione con virus COVID-19 uccisi ha prodotto un effetto di imprinting ridotto negli esseri umani.   «I vaccini inattivati ​​inducono una risposta immunitaria più debole, quindi ci sono meno possibilità che la risposta sia influenzata» verso una variante, ha detto il dottor Perlman.   «I vaccini mRNA potrebbero essere stati così efficaci e suscitato risposte immunitarie così forti che l’imprinting potrebbe essere più forte di quello che siamo abituati a vedere con i vaccini per altri virus come quello dell’influenza», ha affermato Veesler.   L’imprinting immunologico, conosciuto anche come «peccato originale antigenico» (e noto anche come effetto Hoskins), si riferisce alla tendenza del sistema immunitario umano a fare affidamento sulla memoria immunologica anziché generare nuovi anticorpi in risposta a una seconda esposizione al patogeno, anche se questo presenta caratteristiche diverse rispetto a quello originario.

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Questo fenomeno costringe il sistema immunitario a utilizzare la stessa risposta immunitaria contro lo stesso antigene, impedendogli di sviluppare nuove risposte contro il patogeno (come virus o batteri) che nel frattempo può aver subito mutazioni. Il peccato originale antigenico è stato osservato in virus come l’influenza, la dengue, l’HIV e molti altri.   Questo principio fu per la prima volta formulato nel 1960 dal virologo ed epidemiologo Thomas Francis (1900-1969) nel suo articolo «On the Doctrine of Original Antigenic Sin» («Sulla dottrina del peccato originale antigenico»), e prese il nome per analogia con il concetto teologico del peccato originale.   «Nella vita, durante la prima infezione dal virus dell’influenza di tipo A, il bambino produrrà anticorpi diretti principalmente contro l’antigene dominante del patogeno» sosteneva, secondo Richard Krause, lo studioso che guidò lo sviluppo del vaccino polio con il suo studente Jonas Salk. «L’impronta del primo ceppo di virus nel sistema immunitario condizionerà le future risposte immunitarie. Questo è quello che intendiamo come “peccato originale antigenico”».   Detto anche primary addiction, il concetto sottolinea la propensione del sistema immunitario a utilizzare preferenzialmente la memoria immunologica basata su una precedente infezione quando viene incontrata una seconda versione leggermente diversa di quell’agente patogeno estraneo (ad esempio un virus o un batterio). Ciò lascia il sistema immunitario «intrappolato» dalla prima risposta che ha dato a ciascun antigene e incapace di innescare risposte potenzialmente più efficaci durante le infezioni successive. Gli anticorpi o le cellule T indotti durante le infezioni con la prima variante dell’agente patogeno sono soggetti al congelamento del repertorio, una forma di peccato antigenico originale.   Già in passato La relativa inefficacia del richiamo bivalente contro la variante SARS-CoV-2 Omicron nei pazienti che avevano precedentemente ricevuto vaccini COVID-19 è stata attribuita all’imprinting immunologico in un articolo («Vaccini bivalenti contro il Covid-19: un avvertimento») pubblicato nel febbraio 2023 dal prestigioso New England Journal of Medecine a firma dell’ultravaccinista Paul Offit.

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Salute

Vaccini COVID e trasfusioni, studio giapponese chiede la sospensione a causa dei problemi di contaminazione delle banche del sangue

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Secondo un recente studio giapponese, ricevere trasfusioni di sangue da individui vaccinati contro il COVID-19 potrebbe rappresentare un rischio medico per i riceventi non vaccinati poiché numerosi eventi avversi vengono segnalati tra le persone vaccinate in tutto il mondo. Lo riporta la testata americana Epoch Times.

 

La revisione dello studio preprint, pubblicata il 15 marzo, ha esaminato se ricevere sangue da individui vaccinati contro il COVID-19 è sicuro o rappresenta un rischio per la salute. Molte nazioni hanno riferito che l’uso del vaccino mRNA ha provocato «trombosi post-vaccinazione e conseguenti danni cardiovascolari, nonché un’ampia varietà di malattie che coinvolgono tutti gli organi e sistemi, compreso il sistema nervoso».

 

Le vaccinazioni ripetute possono rendere le persone più vulnerabili al COVID-19, ha affermato. Se il sangue contiene proteine ​​​​spike, diventa necessario rimuovere queste proteine ​​prima della somministrazione e non esiste attualmente una tecnologia del genere disponibile, hanno scritto gli autori.

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Contrariamente alle aspettative precedenti, è stato scoperto che i geni e le proteine ​​dei vaccini genici persistono nel sangue dei soggetti vaccinati per «periodi di tempo prolungati». Inoltre, «una serie di eventi avversi derivanti dai vaccini genetici vengono ora segnalati in tutto il mondo». Ciò include una vasta gamma di malattie legate al sangue e ai vasi sanguigni.

 

Alcuni studi hanno riportato che la proteina «spike» nei vaccini mRNA è neurotossica e in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, afferma la revisione. «Pertanto, non vi è più alcun dubbio che la proteina spike utilizzata come antigene nei vaccini genetici sia essa stessa tossica».

 

Inoltre, le persone che hanno effettuato più iniezioni di vaccini a mRNA possono avere diverse esposizioni allo stesso antigene in un breve lasso di tempo, il che può portare a «imprimere una risposta immunitaria preferenziale a quell’antigene».

 

Ciò ha portato i destinatari del vaccino COVID-19 a diventare «più suscettibili a contrarre il COVID-19».

 

Date tali preoccupazioni, i professionisti medici dovrebbero essere consapevoli dei «vari rischi associati alle trasfusioni di sangue utilizzando prodotti sanguigni derivati ​​da persone che hanno sofferto di COVID a lungo termine e da destinatari di vaccini genetici, compresi coloro che hanno ricevuto vaccini a mRNA».

 

L’impatto di tali vaccini genetici sugli emoderivati ​​così come i danni effettivi da essi causati sono attualmente sconosciuti, hanno scritto gli autori.

 

«Al fine di evitare questi rischi e prevenire un’ulteriore espansione della contaminazione del sangue e una complicazione della situazione, chiediamo con forza che la campagna di vaccinazione con vaccini genetici venga sospesa e che venga effettuata una valutazione del rapporto rischio-beneficio il prima possibile».

 

La vaccinazione ripetuta di vaccini genetici può anche finire per causare «alterazioni nella funzione immunitaria» tra i riceventi. Ciò aumenta il rischio di malattie gravi dovute a infezioni opportunistiche o virus patogeni, che non sarebbero state un problema se il sistema immunitario fosse normale, afferma la revisione.

 

«Pertanto, nell’ottica del tradizionale contenimento delle malattie infettive, è necessaria maggiore cautela nel prelievo di sangue da soggetti vaccinati genetici e nella successiva manipolazione degli emoderivati, così come durante i trapianti di organi solidi e anche negli interventi chirurgici, al fine di evitare il rischio di infezioni accidentali trasmesse per via ematica», ha affermato.

 

La revisione è stata finanziata dai membri della Società giapponese per le complicanze legate ai vaccini e dalla Volunteer Medical Association. Gli autori non hanno dichiarato alcun conflitto di interessi.

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La revisione ha sottolineato che lo stato di vaccinazione genetica dei donatori di sangue non viene raccolto dalle organizzazioni, anche se l’uso di tale sangue può comportare rischi per i pazienti. Pertanto, gli autori hanno raccomandato che, quando i prodotti sanguigni derivano da tali persone, «è necessario confermare la presenza o l’assenza di proteine ​​​​spike o mRNA modificato come in altri test per agenti patogeni».

 

«Se si scopre che il sangue contiene la proteina Spike o un gene modificato derivato dal vaccino genetico, è essenziale rimuoverli», afferma. «Tuttavia, al momento non esiste un modo affidabile per farlo».

 

Poiché «non esiste un modo per rimuovere in modo affidabile la proteina patogena o l’mRNA, suggeriamo che tutti questi prodotti sanguigni vengano scartati fino a quando non verrà trovata una soluzione definitiva».

 

Gli autori hanno sottolineato che casi di encefalite tra le persone che hanno ricevuto sangue da soggetti vaccinati contro la dengue sono stati segnalati solo l’anno scorso. Ciò suggerisce che l’attuale sistema di tracciamento e gestione dei prodotti sanguigni «non è adeguato».

 

Poiché i vaccini genetici sono stati implementati su scala globale per una popolazione massiccia, «si prevede che la situazione sarà già complicata» rispetto ai precedenti disastri farmaceutici.

 

Pertanto, esiste un «urgente bisogno» di leggi e trattati internazionali relativi alla gestione dei prodotti sanguigni, hanno scritto gli autori.

 

La questione delle trasfusioni di sangue da soggetti vaccinati contro il COVID-19 è stata molto controversa. Nel 2022, un tribunale della Nuova Zelanda si è pronunciato contro i genitori di un figlio neonato malato dopo aver rifiutato le trasfusioni di sangue di persone vaccinate. I genitori avevano chiesto al sistema sanitario di consentire la trasfusione di sangue da soggetti non vaccinati, con donatori già disposti a contribuire. Nella sua sentenza, il tribunale ha privato i genitori della custodia medica del figlio.

 

In Canada i medici hanno segnalato anche l’andamento della resistenza delle persone alle trasfusioni di sangue dei vaccinati. Parlando alla CBC nel 2022, il dottor Dave Sidhu, responsabile medico dell’Alberta meridionale per la medicina trasfusionale e dei trapianti, ha affermato che i genitori di bambini malati richiedevano sangue non vaccinato.

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«Lo vediamo circa una o due volte al mese, in questa fase. E la preoccupazione ovviamente è che queste richieste possano aumentare», disse allora.

 

Nello Stato americano del Wyoming, la deputata repubblicana Sarah Penn ha sponsorizzato un disegno di legge che impone che il sangue donato da persone che hanno effettuato iniezioni di COVID-19 venga etichettato. Ciò consentirà ai riceventi che non desiderano accettare tale sangue di rifiutarlo.

 

In un’intervista con il Cowboy State Daily, la Penn ha dichiarato che «per vari motivi, molte persone hanno intenzionalmente cercato di tenere le terapie a base di mRNA fuori dai loro corpi, fino al punto che alcuni hanno perso i loro mezzi di sussistenza (…) Le loro preoccupazioni sono giustificate».

 

Come riportato da Renovatio 21, pochi mesi dopo la vicenda canadese si ebbe il caso del piccolo Alex un bambino americano morto dopo che l’ospedale aveva rifiutato una trasfusione di sangue non vaccinato.

 

Trasfusioni e patria potestà furono al centro di un drammatico caso anche in Italia, con pronunciamento dei giudici.

 

Il tema delle scorte di sangue, e della possibilità di scegliere il proprio donatore, non è ancora affrontato dalla Sanità e dalla politica, tuttavia è un punto nodale nel quale si esprime la frattura sociale e biologica creatasi con le vaccinazioni COVID.

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