Bioetica
Coronavirus e Cultura della Morte
Il Coronavirus è più che un patogeno per i corpi, è un patogeno per l’anima della società. Pare proprio che con COVID-19 non si ammalino solo le persone, si corrompe la morale, cioè il collante del consorzio umano.
Il Coronavirus si fonde con la Cultura della Morte, che non attendeva altro: una mietitura umana, specie degli inadatti, così brutti e dispendiosi, ora sacrificabili senza il bisogno di uccidere con eutanasie più o meno volontarie – perché il Coronavirus è una forza impersonale, ingiudicabile, inevitabile.
Il Coronavirus si fonde con la Cultura della Morte: una mietitura umana, specie degli inadatti ora sacrificabili senza bisogno di eutanasie più o meno volontarie
Il Coronavirus è il destino dei più deboli, sentiamo dire sommessamente, e nessuno ovviamente si rende conto dei ricordi tedeschi che fanno emergere parole come queste.
Massì, dai: a morire sono solo gli anziani. Pazienza se il paziente 1, il trentottenne di Codogno ora intubato, era supersportivo. Pazienza se in Iran è morta una atleta ventiseienne; al massimo ci facciamo una teoria per cui il Coronavirus colpisce i vecchi e gli atleti, diremo che lo sport causa immunodeficienza, e pazienza se gli studi sull’argomento non dicono esattamente così.
Il Coronavirus è il destino dei più deboli, sentiamo dire sommessamente. Massì, dai: a morire sono solo gli anziani
Ma lasciamo stare i giovani pieni di muscoli, e pensiamo ai vecchi, quelli che muoiono con una frequenza del 14% se contraggono COVID-19 (più di un nonno su dieci non ce la fa).
Si stima che nella fascia di età che va dai 60 ai 69 anni, il tasso percentuale di mortalità sia del 3,6%. Dai 70 ai 79 anni salga all’80% fino ad arrivare, per quelli che forse qualcuno considera vecchi decrepiti – e quindi sacrificabili senza problemi o dubbi morali – dagli ottant’anni in su, al 14,8% appunto.
«Complice il virus, l’ anziano che muore infetto è buono giusto per completare le statistiche, però non dispiace a nessuno che finisca sottoterra»
Vittorio Feltri, sanguigno eterno editorialista di qualche testata para-berlusconiana a rotazione, lo ha in qualche modo capito.
«Il razzismo è vivo e pugnace ma non colpisce i poveri africani o altri diseredati, bensì distrugge i vecchi, contro i quali si è sviluppata una vera e propria congiura. Chi ha compiuto 70 anni, o anche meno, è considerato una persona di scarso valore, un rincoglionito, di solito beone, indegno di far parte del consorzio civile. Mai quanto in questi giorni sono esplosi sentimenti ostili alla cosiddetta terza età».
«Complice il virus, l’ anziano che muore infetto è buono giusto per completare le statistiche, però non dispiace a nessuno che finisca sottoterra. Anzi il suo funerale è consolatorio per i giovani, dimostra che Corona ci vede benissimo e uccide solo gli scarti vetusti della società».
«Il funerale dell’anziano è consolatorio per i giovani, dimostra che Corona ci vede benissimo e uccide solo gli scarti vetusti della società»
Siccome le sempre più forti pulsioni libertarie di Feltri lo rendono cieco al cuore della questione, lo diciamo noi: il Coronavirus è la spintarella che la società della Cultura della Morte aspettava da tempo per disfarsi dei vecchi. La loro vita diviene lebensunwertes leben, «vita indegna di essere vissuta», tanto per mantenere quegli accenti germanici.
Qualcuno sta facendo un paio di conti e scoprendo che il Coronavirus potrebbe essere una discreta manovra economica.
Il Coronavirus è la spintarella che la società della Cultura della Morte aspettava da tempo per disfarsi dei vecchi
«I più esposti sono gli ultrasettantenni – scrive un utente di Facebook – gli italiani con più di 70 anni sono circa 10 milioni. La pensione media è di €1100 al mese. Il Coronavirus ha una mortalità circa del 10-11% in quelle fasce d’età. Facendo un calcolo macabro, se tutti gli ultrasettantenni si infettassero, l’Italia risparmierebbe circa 15 miliardi di euro in un anno».
Praticamente, una bella manovra economica, con la quale placare le Erinni fiscali europee, salvarci dal Babau senza età del debito pubblico (che mostro spaventoso!), oppure pagarci una bella dose di Redditi di Cittadinanza, o di cooperative di assistenti sociali, o di immigrati africani da far bighellonare per le nostre città.
«Facendo un calcolo macabro, se tutti gli ultrasettantenni si infettassero, l’Italia risparmierebbe circa 15 miliardi di euro in un anno»
Eccoli, in tutta la loro innocenza genocida, i conti dei nuovi Himmler e Goebbels, che con il programma Aktion T4 facevano leva su di una pubblica propaganda simile (i costi per lo Stato dei malati) ma non avevano osato toccare gli anziani, concentrandosi su handicappati e disabili vari (tra cui i bambini autistici) da sterminare senza pietà.
Ora, la società utilitarista supera l’orrore nazionalsocialista – quello che si finge di esorcizzare con le Giornate della Memoria, i kolossal hollywoodiani, i senatori a vita – e comincia ad occhieggiare la prospettiva di liberarsi degli anziani tout court.
La società utilitarista supera l’orrore nazionalsocialista e comincia ad occhieggiare la prospettiva di liberarsi degli anziani tout court
Applausi al virus, che ci risparmia il dibattito ulteriore (sempre che non sia già stato tutto detto) sull’eutanasia anche sugli anziani sanissimi; coriandoli sull’epidemia, che ci risparmia i danari dei farmaci (Pentobarbital & Co.) e delle ospedalizzazioni necessari per uccidere qualcuno.
Del resto Jacques Attali, il maestro di Macron (e di tanti altri, anche in Italia), quello che nel 2009 disse che un’epidemia poteva essere utile all’instaurazione di un governo mondiale, in una intervista uscita in un libro del 1981 (L’Avenir de la vie) parlò con encomiabile chiarezza «l’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali del nostro futuro (…) in una società capitalista, delle macchine permetteranno di eliminare la vita quando questa sarà insopportabile o economicamente troppo costosa».
«L’eutanasia sarà essenziale nel futuro, delle macchine permetteranno di eliminare la vita quando questa sarà insopportabile o economicamente troppo costosa»
Proprio così. «Non appena ha passato i 60/65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto produca e costa caro alla società – spiega il super-boiardo di Stato francese – Credo che nella logica stessa della società industriale, l’obiettivo non sarà più quello di estendere l’aspettativa di vita, ma di garantire che all’interno di una data vita, l’uomo viva nel miglior modo possibile, ma in modo tale che la spesa sanitaria sia il più bassa possibile in termini di costi per la comunità. È molto meglio che la macchina umana si fermi improvvisamente piuttosto che deteriorarsi gradualmente».
«Non appena ha passato i 60/65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto produca e costa caro alla società»
Ascoltate bene in profondità: l’uomo è una macchina; l’unico metro per misurare la vita (e per comandare la morte) è la qualità. Il «best interest» degli anziani, come per il bimbo malato e assassinato Alfie Evans, è quello di morire dopo i 60/65. Tranquilli, da morti starete meglio che da vivi; soprattutto, la vostra sarà una morte utile alla collettività, sulla quale non graverete più con il costo della vostra inadeguatezza fisica – cioè con la vostra vecchiaia.
Lo Stato-macchina che uccide in modo massivo con la scusa filosofica del «benessere della maggioranza» è bello che avviato
Voilà. La società utilitarista, sanguinaria ed implacabile, è servita. Lo Stato-macchina che uccide in modo massivo con la scusa filosofica del «benessere della maggioranza» è bello che avviato.
Questo è il Coronavirus: una spintarella materiale allo sterminio dei vecchi, e una spintarella ideale a farcela digerire. Il Coronavirus è un magnete per la finestra di Overton: l’impensabile diviene radicale, poi razionale, accettabile, popolare, legale. La pandemia aiuta, perché mica puoi dare la colpa ad un microrganismo acellulare parassita.
Il Coronavirus è il best interest di chi vuole il ritorno del sacrificio umano.
Il Coronavirus diviene strumento della Necrocultura.
Il Coronavirus è il best interest di chi vuole il ritorno del sacrificio umano.
Roberto Dal Bosco
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni.
Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.
Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?
Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza.
«Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»
Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:
«Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».
Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:
«In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Bioetica
Il Gambia potrebbe revocare il divieto di mutilazione genitale femminile
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