Famiglia
Bacia il padre in diretta per 600 euro
È accaduto in Australia, che recentemente pare essere divenuta davvero il disegno profetico della società occidentale collassata.
Una ragazza ha baciato appassionatamente (il sito Dagospia usa il verbo «limonare») con suo padre in diretta radio durante il programma radiofonico australiano «Kyle and Jackie O Show».
Una ragazza ha baciato appassionatamente (il sito Dagospia usa il verbo «limonare») con suo padre in diretta radio durante il programma radiofonico australiano «Kyle and Jackie O Show».
Un segmento del programma prevede una sfida chiamata «Boyfriend or Daddy» (Fidanzato o padre?) prevede che una donna entri in studio con un uomo e i conduttori debbano indovinare se è il suo ragazzo o suo padre. Se la «coppia» riesce a ingannare i padroni di casa, allora si porta a casa 1000 dollari australiani, circa 600 euro.
Abitualmente i due conduttori intuiscono con facilità se i due sono amanti o padre e figlia, ma la ragazza è stata molto brava a fregarli, dando al genitoreun bacio molto appassionato e credibile.
«Non significa nulla, mio padre di tanto in tanto mi bacia sulle labbra», ha detto, lasciando di stucco i conduttori, che a un certo punto hanno cominciato a far domande sulle sulle abitudini sessuali dei due.
Padre e figlia non hanno battuto ciglio e hanno mostrato una grande intesa.
Ci chiediamo se ci troviamo dinanzi all’ennesimo episodio che fa pensare all’incipiente sdoganamento del tabù dell’incesto
Ci chiediamo se ci troviamo dinanzi all’ennesimo episodio che fa pensare all’incipiente sdoganamento del tabù dell’incesto. Come da Finestra di Overton, esso ora passa dall’impensabile al radicale, all’accettabile.
Un recente articolo del New York Times intitolato «Poly-parents household are coming», neanche tanto fra le righe, inneggiava alla possibilità di produrre figli in provetta con i gameti dei famigliari. Parlando di una tecnica per ottenere cellule sessuali a partire da qualsiasi cellula del corpo, è scritto che «le donne single potrebbero anche scegliere di utilizzarla, creando ovociti da abbinare allo sperma derivato da amici o familiari».
Renovatio 21 ha pubblicato l’altro giorno uno scritto di Elisabetta Frezza che citava le teorie della femminista radicale lesbica e pioniera della teoria del gender Shulamith Firestone, che si è negli anni scagliata apertamente contro la famiglia per distruggere la quale promuoveva la distruzione del tabù dell’incesto.
«Il tabù dell’incesto – scrive la femminista Shulamith Firestone in Dialectics of Sex (1970) – attualmente serve solo a preservare la famiglia: se ci sbarazzassimo della famiglia ci sbarazzeremmo anche delle repressioni che vedono la sessualità posta in formazioni specifiche»
«Il tabù dell’incesto – scrive la Firestone in Dialectics of Sex (1970) – attualmente serve solo a preservare la famiglia: se ci sbarazzassimo della famiglia ci sbarazzeremmo anche delle repressioni che vedono la sessualità posta in formazioni specifiche»
«Una volta eliminato il tabù dell’incesto, non ci sarebbe niente di male se un bambino avesse dei rapporti sessuali con la madre»
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Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni.
Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.
Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?
Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza.
«Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»
Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:
«Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».
Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:
«In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Famiglia
L’Irlanda vota per mantenere il linguaggio «sessista» nella sua Costituzione
Gli elettori irlandesi hanno respinto a stragrande maggioranza la proposta di rivedere la definizione di famiglia nella Costituzione del Paese e di rimuovere la menzione dei «doveri domestici» delle donne. Sia il governo che i partiti di opposizione hanno sostenuto che il testo attuale contiene un linguaggio antiquato e sessista sulle donne e sul loro ruolo nella società.
Venerdì si è svolto il referendum in materia, in significativa concomitanza con la Giornata internazionale della donna.
Agli elettori è stata offerta la possibilità di espandere la tutela costituzionale delle famiglie per includere quelle fondate su «relazioni durevoli» diverse dal matrimonio. È stato anche proposto loro di eliminare la clausola sul dovere dello Stato di «garantire che le madri non siano costrette, per necessità economica, a impegnarsi nel lavoro trascurando i loro doveri domestici».
Secondo i risultati ufficiali diffusi sabato sera, il 67,7% ha votato contro la ridefinizione della famiglia, mentre quasi il 74% ha respinto la rimozione della clausola dei «doveri domestici».
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«Penso che sia chiaro in questa fase che i referendum sull’emendamento sulla famiglia e sull’emendamento sull’assistenza sono stati sconfitti», ha detto sabato il primo ministro di origine indiana Leo Varadkar, il primo premier irlandese gay dichiarato, in una conferenza stampa a Dublino, ammettendo che le autorità non sono riuscite a convincere la maggioranza dell’opinione pubblica.
In precedenza aveva sostenuto che il voto per il «no» sarebbe stato «un passo indietro» per i diritti delle donne e aveva criticato «il linguaggio molto antiquato e molto sessista» della costituzione. Anche il vice primo ministro Micheal Martin ha espresso la sua frustrazione per i risultati, ma ha sottolineato che il governo li «rispetta pienamente».
Secondo i media irlandesi, la formulazione vaga degli emendamenti, i problemi di comunicazione e la campagna poco brillante sono stati tra i motivi per cui la gente ha votato «no».
Adottata nel 1937, la costituzione irlandese è stata fortemente influenzata dalla Chiesa cattolica e, secondo i critici, riflette posizioni conservatrici sulle questioni sociali.
Nell’ultimo decennio, tuttavia, il Paese ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso e ha abrogato il divieto quasi totale di aborto, dopo una campagna finanziata ampiamente da potentati economici internazionali interessati per qualche ragione a introdurre il figlicidio anche nella terra di San Patrizio.
Come riportato da Renovatio 21, ora il 95% delle donne irlandesi uccide il proprio figlio nel grembo materno se i test indicano che il bambino potrebbe avere la sindrome di Down.
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia
Famiglia
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